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 2008  aprile 04 Venerdì calendario

Racchette insanguinate il tennis che fa impazzire. La Repubblica 4 aprile 2008 Nel match che stava giocando contro lo spagnolo Almagro, il russo Youzhny ha sbagliato un punto elementare (mi informa Tommasi che l´ha visto in tv)

Racchette insanguinate il tennis che fa impazzire. La Repubblica 4 aprile 2008 Nel match che stava giocando contro lo spagnolo Almagro, il russo Youzhny ha sbagliato un punto elementare (mi informa Tommasi che l´ha visto in tv). Furibondo, si è dato una racchettata alla fronte, e si è fatto un tale taglio da perdere un bel po´ di sangue. Ha vinto comunque il match, l´hanno poi dovuto ricucire con quattro punti. Il noto telecronista ha così commentato. «Niente di più comune. E´ accaduto addirittura a me, nel corso di una partita di Coppa Croce, a Genova». Era, la Coppa Croce, l´equivalente dell´attuale Campionato di Serie B. Quel che sorprende, conoscendo benino Tommasi, è immaginarlo abbandonato ai meno attendibili istinti autopunitivi, come un tennista qualsiasi. Tennista, va detto, particolarmente sensibile, creativo, a volte bizzarro, qual è Youzhny. Gli esempi che fanno della racchetta un´arma contundente non mancano, in un gioco in cui, disse lo stesso Carl Gustav Jung «ci si cimenta con se stessi, ancor prima che con l´avversario». Per iniziare dagli Anni Venti, c´è un altro tipo che usava colpirsi con la racchetta, ma non solo. Dopo essersi autopunito, il conte Ludi Salm usava trasferire alla racchetta stessa la colpevolezza di un facile colpo mancato. Nel corso del torneo di Cannes, ai suoi tempi importante, arrivò, durante un cambio di campo, a bruciare le corde, e infuriato perché il legno del telaio non prendeva fuoco, lo buttò oltre la cinta, nell´ambito di una vicina falegnameria, gridando: «Segate anche questa maledetta!». Per avvicinarci alla contemporaneità, giova ricordare un altro bel tipo, lo svizzero Marc Rosset, che nel corso di una Hopman Cup, a Perth, ebbe a colpire con la mano chiusa sul manico la recinzione, e a fratturarsi: sotto gli occhi terrorizzati della partner, Martina Hingis. Non manca nemmeno, in questo piccolo elenco di incidenti di uno sport che è tutto fuorché cruento, una presenza italiana. In Australia, durante un torneo di preparazione allo Open di Melbourne, il nostro Pescosolido lanciò la racchetta, che rimbalzò sino a colpire una giovane spettatrice, a bordo campo, e a ferirla, seppure non gravemente. Seguirono ovvie accuse di sciagurataggine, le scuse, il penalty point dell´arbitro. Ma Pesco, per solito gentilissimo, non venne nemmeno squalificato. Né subì , e non era certo il caso, nessuna censura quel gentleman di Stefan Edberg , il cui tiro giunse a causare addirittura la morte di un povero giudice di linea. La drammatica vicenda si verificò nel corso di un U.S. Open juniores, a Flushing Meadows, sul Centralino. Edberg era impegnato nella semifinale del singolare junior, contro Patrick McEnroe, il fratello buono del Bauscia John. Una sua violenta battuta venne deviata dal paletto, e andò a colpire un povero giudice di linea la cui seggiolina era piazzata sopra una base rettangolare in legno. L´infelice cadde all´indietro, batté la nuca e non si rialzò mai più. Citando McEnroe vien subito da pensare ad una qualche prodezza negativa, che ammetta nella categoria sovradescritta quel principe dei casinisti di John. E´ stato infatti, Mac, un lanciatore di racchette straordinario, ancor più di quel suo concorrente matto di Nastase. Per sua grande fortuna, gli atterraggi delle Dunlop son stati sempre fortunati, anche se va ricordata qualche sua intimidazione accompagnatoria. Alla consorte del Presidente del nobile Queen´s Club di Baron´s Court, lo sciagurato Bauscia ebbe a suggerire pubblicamente, mostrando il manico della racchetta: «Lo sa Madame cos´è questo? Le piacerebbe che lo spingessi a fondo, dal retro, dentro di lei?». Mac non mise mai più piede nel Club della Regina. Gianni Clerici