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 2008  aprile 04 Venerdì calendario

Tecnosport. La Repubblica 4 aprile 2008 L´intreccio di tecnologia e sport è antico come lo stesso sport: i saltatori in lungo dell´antica Grecia si aiutavano impugnando dei pesi di metallo o di pietra, nella convinzione che la spinta cinetica della rincorsa, trasmessa ai pesi, avrebbe aiutato ad arrivare più lontano

Tecnosport. La Repubblica 4 aprile 2008 L´intreccio di tecnologia e sport è antico come lo stesso sport: i saltatori in lungo dell´antica Grecia si aiutavano impugnando dei pesi di metallo o di pietra, nella convinzione che la spinta cinetica della rincorsa, trasmessa ai pesi, avrebbe aiutato ad arrivare più lontano. E´ da disputare se davvero ne ricavassero un beneficio, ma ancora Dorando Pietri, a inizio del secolo, correva stringendo in mano delle molle, secondo i fisiologi di allora avrebbe favorito il rilassamento muscolare. La tecnologia è ovunque, dallo sport di base alle gare di vertice: il ragazzo che inizia i suoi primi salti con l´asta sta usando un attrezzo giunto alla fine di una lunga evoluzione. Le aste prima erano in bambù, poi in metallo, alla fine in materiali plastici: ma soprattutto, prima erano rigide e poi divennero flessibili. La Speedo ha inventato il costume che, pare tiene a galla. Ma già sul finire degli anni ´50 i saltatori in alto russi usavano una scarpa per il piede di stacco con una suola di 4 cm che doveva favorire l´elevazione: si parlò allora di ”record ortopedici´. I tennisti hanno cominciato con le racchette di legno: ora sono di carbonio e permettono di sparare palle a oltre 200km all´ora. I progressi dell´allenamento corrono insieme ai progressi della tecnologia, questa al servizio di quelli. Nel rugby Springboks e All Blacks filmano gli allenamenti, per rivedere la realizzazione degli schemi e le tendenze dei giocatori. Sono stati usati anche dei trasponder, una microspia, nei tacchetti delle scarpe, per censire i movimenti in campo di un trequarti. Jonny Wilkinson si autofilma nelle sue sessioni di calci per studiare come migliorarsi. Il bisogno di avere in tempo reale le performance degli atleti spinse lo staff della nazionale di pallavolo a elaborare delle percentuali istantanee sui giocatori in campo. Fu una delle chiavi dei successi italiani negli anni ´90, esportata poi in tutto il mondo. Ci sono tecnologie sotto gli occhi di tutti e comuni, altre dissimulate, ma lo scopo è uno solo: avere un vantaggio sugli avversari. Flo Griffith ai Mondiali di Roma dell´87 introdusse il body con cappuccio, con il quale vinse a Seul e poi stabilì record di velocità sui 100 e 200 che durano ancora. Merito dell´aerodinamicità della tuta? Probabile che usufruisse di altra tecnologia, quella dei laboratori che le avrebbero fornito aiuti chimici, così come è poi accaduto (ma lei è stata scoperta) a Marion Jones. Ma una tutina fu esibita anche da Cathy Freeman nelle Olimpiadi di Sydney: vinse i 400, avrebbe vinto dovunque e senza costume, aveva dietro un paese che la sosteneva. E in più era molto più elegante. Nel ciclismo ci fu una rivoluzione, quella delle ruote lenticolari che sostituiva i raggi con dei dischi. Francesco Moser si esaltò con queste ruote. Vinse un Giro d´Italia con una cronometro all´ultima tappa a Verona nell´84, e poi quello stesso anno stabilì il mondiale dell´ora a Città del Messico correndo 51,151 chilometri. Fu un´operazione sportiva e di marketing, che enfatizzava un atleta ai limiti del bionico, tanto più che il record arrivò quando Moser aveva 33 anni. Il vantaggio fu allora quantificato in 3" al chilometro: tanto. In seguito la Federazione internazionale depennò i record ottenuti con le lenticolari, qualcosa del genere dovrebbero fare i dirigenti del nuoto con i record ottenuti con il supercostume, così diverso dai precedenti. Ogni competizione è la gara tra avversari che nascondono le proprie tecnologie. Nel 1977, nate da un´intuizione di Colin Chapman, fecero la loro comparsa sulla Lotus di F1 le minigonne. Erano bande di materiale rigido che coprivano le fiancate: l´aria non poteva uscire dai lati e defluiva dietro. Ne derivavano vantaggi aerodinamici enormi e nel ´78 Andretti vinse il titolo Mondiale della F1. Poi furono adottate da tutti gli altri. Gli studi per le minigonne erano stati fatti naturalmente nella galleria del vento, strumento indispensabile per chiunque cerchi la velocità, su aereo, auto, moto, bicicletta e a piedi. Ma la tecnologia a volte si allea con la fortuna per aiutare gli sconosciuti. Ai Mondiali del ´93, nella discesa libera, vinse lo sconosciuto svizzero Lehmann. Aveva indovinato la sciolina nelle condizioni di tempo giapponese che variavano dal freddo, all´umido e al caldo, trasformando la neve in una superficie indecifrabile. Lo ski-man può decidere la carriera di sciatori e fondisti, quello italiano aiutò Fauner nel ´98 a prendersi un bronzo alle Olimpiadi Nagano nella 30 km a tecnica classica. Sempre la solita neve giapponese imperscrutabile. La scienza è al servizio dello spettacolo dello sport. Le piste di atletica erano in carbonella, poi in terra battuta, finche a Città del Messico, nel ´68, arrivò il tartan, che veniva colato sulla pista. Gli atleti faticavano ad adattarsi ai salti che il nuovo materiale favoriva. Poi negli anni ´80 arrivò lo Sportflex, un materiale che tra i suoi molti meriti ha quello di avere favorito i record di Michael Johnson ad Atlanta nel ´96. Peccato su quella pista non abbia potuto correre nessun altro, fu smantellata finiti i Giochi. E´ lo show che chiede superfici sempre più ”adiuvanti´ per avere più record, performance ai limiti. La tecnologia serve anche, sempre più spesso, a capire cosa è successo e chi ha vinto. Il fotofinish stabilì la vittoria di Ondina Valla nella finale degli 80 ostacoli a Berlino ´36: solo quattro anni prima era stato introdotto il cronometraggio elettrico. Nel rugby il Television Match Officier analizza, su richiesta dell´arbitro, un´azione controversa nell´area di meta e prende una decisione. Moviole istantanee si hanno nella pallavolo, nel tennis, nel basket, nella scherma. La tecnologia è connaturata a ogni disciplina, insieme al talento individuale e ai muscoli. Bisognerebbe spiegarlo ai parrucconi che combattono Pistorius e le sue protesi. CORRADO SANNUCCI