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 2008  aprile 04 Venerdì calendario

Lettere. CON KANT HO CONVINTO LA MIA CLASSE A PULIRE. La Repubblica 4 aprile 2008 Caro Augias, tempo fa in una quinta classe ebbi una supplenza di storia e filosofia

Lettere. CON KANT HO CONVINTO LA MIA CLASSE A PULIRE. La Repubblica 4 aprile 2008 Caro Augias, tempo fa in una quinta classe ebbi una supplenza di storia e filosofia. Era la prima ora, trovai l’aula come una stalla. La cattedra piena di bottiglie, bicchieri semivuoti, piatti di plastica, uvette spiaccicate. Chiesi agli studenti, risposero che il sabato avevano fatto festa e il loro professore aveva detto di non pulire "lo Stato paga i bidelli per queste cose!". Chiamai il bidello che rispose: "Professore io non sono uno stalliere e qui non pulisco!". Lo pregai di portarmi scopa e sacchi di plastica. Poi mi rivolsi ai ragazzi dicendo: "Mi sembra che il nostro impiegato abbia ragione". Dissi: "Ragazzi, diamoci da fare". "No!" obiettò la ragazza che avevo di fronte. "Il professore di Lettere, ci ha detto che non dovevamo pulire noi, ma il bidello". "Cari ragazzi" ho replicato "i miei alunni sanno che devono lasciare le aule pulite poiché la loro "libertà finisce dove inizia quella degli altri" e ogni professore ha diritto a trovare un’aula decente. Il bidello deve togliere la polvere, pulire i pavimenti, sistemare i banchi". Ho aggiunto: "Ricordatevi di trattare l’umanità che è in voi, così come negli altri, sempre come fine e mai solo come mezzo". "Prof, non sono d’accordo", ribatté la studentessa. "Veramente", dissi, "sei in disaccordo non con me, ma con Kant". "Che c’entra Kant?". "Ho solo ripetuto la seconda massima dell’imperativo categorico". E approfittai per spiegare chi era Kant e perché secondo lui l’uomo è ’cittadino di due mondi’ per cui rispettare l’uomo e l’ambiente dove si lavora, significa umanizzare gli altri e noi stessi. Insomma tutto sommato finì bene. Romolo Vitelli vitelliannen@alice. it Kant poteva essere solo tedesco, questo è sicuro. A un uomo mediterraneo l’idea di un ’imperativo categorico’ non sarebbe mai venuta. Allargo il tema citando un episodio che mi è stato riferito. Un pullman di turisti italiani si ferma in una stazione di servizio in Svizzera. Alcuni scendono per un caffè, quelli rimasti a bordo cominciano a mangiare i loro panini e gettano le carte dai finestrini. Si materializza come per magia un gendarme che dice all’autista: questo pullman non si muove da qui fino a quando tutte le carte non saranno state raccolte. Gli sventurati mugugnando scendono, tirano su le loro cartacce, fine della storia. Domanda: ci voleva un poliziotto per capire che non si fa? Il nostro rapporto con i rifiuti, che trova a Napoli la sua espressione massima, è arduo dovunque. Più in generale è difficile il rapporto con gli altri, capire dov’è il limite della libertà di ognuno. Parcheggio in seconda fila e chiudo a chiave. Quello arriva e comincia a suonare il claxon. Sia l’uno sia l’altro pensano solo a se stessi. Vedo le strisce e non accenno nemmeno a rallentare. Mi ha scritto Marco Sabatini: «a Roma, proposta Codacons, le strisce bisognerebbe cancellarle. I turisti stranieri venendo da paesi più civili non concepiscono neppure che un automobilista non si fermi per farli passare». Infatti talvolta ci restano secchi. CORRADO AUGIAS