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 2008  aprile 04 Venerdì calendario

La Caporetto dei confederali. La Repubblica 4 aprile 2008 La marcia indietro dei sindacati è cominciata

La Caporetto dei confederali. La Repubblica 4 aprile 2008 La marcia indietro dei sindacati è cominciata. Repentina e goffa. Da ieri chiedono di riprendere al più presto il confronto con Jean-Cyril Spinetta, il duro negoziatore di Air France. Solo a denti stretti ammettono che stanno rischiano una nuova "eroica sconfitta". Come quella alla Fiat nell´80, dopo lo shock della marcia dei quarantamila colletti bianchi organizzati da Cesare Romiti. Ora sperano di non fallire, insieme all´Alitalia. Ora lottano anche contro se stessi. Perché sanno di aver commesso un errore ad alzare il prezzo nella trattativa con i francesi. E provano a fare retromarcia. Quella di ieri è una giornata che può segnare una svolta per il sindacato. «La loro terribile Caporetto», come ha detto Pietro Ichino. Epifani e Bonanni (visto che Angeletti si era già tirato fuori dalla mischia) non si aspettavano la reazione del numero uno di Air France. Abituati, come tutti le altre sei organizzazioni sindacali di categoria, a ben altre controparti avevano preparato la loro proposta cercando la sponda della politica. Come sempre si è fatto all´Alitalia. Altrimenti non si spiegherebbero i quindici miliardi di debito accumulati in quindici anni. Sostengono, i sindacati, anche di aver trovato la "non ostilità" del premier Romano Prodi. Tanto che l´ex presidente della Magliana, Maurizio Prato, si era detto d´accordo a usare la carta Fintecna per provare a uscire dall´impasse. Ma da Palazzo Chigi si nega che sia mai arrivato un via libera. Perché la risposta spettava al compratore. La risposta è stata no: perché mantenere l´attività di manutenzione dentro l´Alitalia sarebbe stato incompatibile con l´obiettivo del risanamento. Invece per Cgil e Cisl significava conservare un potere decisivo: nella manutenzione hanno le loro roccaforti. Da lì si può bloccare il trasporto aereo, pur avendo una manciata di iscritti tra i piloti. Questione di potere, insomma. Come se nulla fosse cambiato, come se l´Alitalia potesse ancora essere salvata con i soldi pubblici. «I sindacati, anche le confederazioni - sostiene Tiziano Treu, giuslavorista, già ministro del Lavoro e dei Trasporti, e ora candidato del Pd - hanno pensato di fare la trattativa con Air France come se fosse una situazione normale. E invece no: i francesi ci trattano così perché non ci sono margini. Questa è un´azienda che sta fallendo e i nostri sindacati non hanno mai visto una grande impresa che porta i libri in tribunale. Da Spinetta ci si può aspettare al massimo qualche aggiustamento. irrealistico pensare ancora di buttarla in politica». Da ieri l´hanno capito i sindacati, abbandonati anche dalla politica. «Siamo stati lasciati nudi dal governo», diceva Bonanni. E a due passi da Montecitorio, al cinema Capranichetta, nella conferenza stampa della retromarcia, tutte le otto sigle sindacali spiegavano che la loro controproposta intendeva stare all´interno del piano di ristrutturazione di Air France. Da ieri Spinetta è ancora più forte. La sua appare sempre più una "ritirata strategica". Allora - se tornerà - sarà lui ad alzare il prezzo. uno spartito europeo che i sindacati italiani già conoscono: inverno 2005, vertenza ThyssenKrupp di Terni. I sindacati dicono no ai tedeschi che si alzano e se ne vanno. Poi tornano e si firma. Alle loro condizioni, però. Ma di errori Epifani e Bonanni ne hanno fatti anche altri. Per esempio non hanno accettato di incontrare Spinetta quando venne a Roma. Loro volevano parlare solo con il governo. Al quale ora - stretti nell´angolo - chiedono una mano per riprendere il negoziato. Il sottosegretario Enrico Letta è stato incaricato di riallacciare il dialogo. Ma si muove con cautela perché il premier Romano Prodi non ha cambiato idea: da Bucarest ha ribadito che considera la posizione dei sindacati «irresponsabile». Per cui prima di aprire un tavolo dovrà avere tante rassicurazioni. Il governo si è dato 48 ore, mentre Parigi, per ora, non dà segni di cedimento. L´obiettivo del governo non è quello di arrivare ad un accordo. Troppo difficile, ormai. L´obiettivo è minimo: fare in modo che riprenda il confronto per abbassare la temperatura della polemica elettorale. «Ma per un po´ - dicono a Palazzo Chigi - faremo cuocere i sindacati nel loro brodo». La prossima settimana il primo incontro. Fino a giugno i soldi in cassa alla Magliana potrebbe anche bastare per pagare i fornitori e gli stipendi. Ma non è detto perché le prenotazioni di biglietti sono già crollate del 40 per cento. I lavoratori sono preoccupati e depressi perché conoscono come sono andate le cose per i loro colleghi di Sabena e SwissAir dopo il fallimento. E allora cominciano a organizzarsi: c´è chi raccoglie le firme contro i sindacati, chi manifesta a sostegno di Air France. Certo, sono iniziative promosse dai dirigenti. Andò così anche a Torino nel 1980. La storia non si ripete, si sa. Ma anche questi sono i segnali di una nuova débâcle sindacale. ROBERTO MANIA