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 2008  aprile 04 Venerdì calendario

Il body Speedo è fuori legge. La Gazzetta dello sport 4 aprile 2008 Livorno La guerra dei costumi, appassionante e controversa, si arricchisce di uno sfondo italiano

Il body Speedo è fuori legge. La Gazzetta dello sport 4 aprile 2008 Livorno La guerra dei costumi, appassionante e controversa, si arricchisce di uno sfondo italiano. Un giallo che sfiora lo spionaggio industriale. Protagonisti: il colosso inglese Speedo e l’azienda di famiglia Diana, l’interpretazione permissiva per l’una e restrittiva per l’altra. E una federazione mondiale travolta dagli eventi - 18 record mondiali con l’Lzr della casa di Nottingham - costretta a una verifica tecnica l’8 aprile a Manchester che senza decisioni forti (bloccare o no il supercostume, liberalizzare tutto o creare una moratoria per l’Olimpiade?) potrebbe portare le altre case dritte in tribunale (civile o sportivo). Brevetto  il 1974 quando la Diana di Merate deposita un brevetto industriale per un costume «con un tessuto elastico accoppiato con un film di materiale plastico». Ma la famiglia Bechis si vede bocciare il brevetto e respingere, sempre dalla Fina, ogni possibilità di realizzare un costume utilizzando neoprene (invece consentito per l’Lzr nella cerniera interna posta nella parte posteriore del body) e poliuretano (nella parte del body con colore grigio). Cuciture o meno, la federazione internazionale ha sempre negato l’utilizzo di tecnologie tali da migliorare le prestazioni permettendo solo il tessuto come materiale (né il neoprene né il poliuretano sono omologabili come tessuto): ma con una certa celerità approva lo stesso quel body studiato persino dalla Nasa. Stesso fornitore Cosa avrebbe fatto la casa di Nottingham? Ha sostituito il materiale di base del body (la famosa pelle di squalo) con un materiale del tutto simile allo «slick», acquistato casualmente dallo stesso fornitore di Diana, quella Mectex di Erba cui s’è rivolta proprio la Speedo. Questo tessuto, dopo anni di ricerche e test è finito alla concorrenza: ora la Diana ha nuovi produttori. Non rassegnata, ha chiesto alla Fina di poter introdurre gli stessi materiali ricevendo un secco «attendere prego». Divieti e approvazioni Nella riunione del novembre 200 a Losanna, la Fina provò a mettere ordine sulla vicenda della veloce evoluzione dei body ribadendo che non sono possibili sovrapposizioni di materiali (tessuti). «Decisiva deve rimanere la prestazione e non la tecnologia del costume». Perciò ha negato l’immissione delle «scaglie», qualsiasi altra cosa che aumenti la superficie, come appunto contestano tutti i concorrenti di Speedo, la cui difesa è che «queste applicazioni non modificano lo spessore del tessuto né la forma del corpo del nuotatore». Il body al laser, come dimostrano le foto, presenta sovrapposizioni di 3 millimetri sul tessuto di base con la pellicola di poliuretano oltre «a una anomala protezione» che dà maggior galleggiabilità favorendo progressi dai 4 decimi in su. Perché a una multinazionale, uno dei principali sponsor della Fina, è stato concesso e alle altre marche no? La Diana chiede soltanto di poter utilizzare il risultato di queste ricerche. Più uniformità, in breve. E adesso? Stefano Arcobelli