Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  aprile 04 Venerdì calendario

Cipro, si sbriciola il muro dell’odio. La Stampa 4 aprile 2008 La strada è stata riaperta, ma gli edifici segnati da colpi d’arma da fuoco ci ricordano che il cammino da intraprendere è ancora lungo»

Cipro, si sbriciola il muro dell’odio. La Stampa 4 aprile 2008 La strada è stata riaperta, ma gli edifici segnati da colpi d’arma da fuoco ci ricordano che il cammino da intraprendere è ancora lungo». Visibilmente commossa, il sindaco greco di Nicosia, Eleni Mavrou, alza gli occhi dal suo discorso ufficiale e dirige il suo sguardo ai palazzi intorno a lei. La strada è ancora lunga, non c’è dubbio. Circa dodici ore dopo l’apertura, le autorità greco-cipriote hanno richiuso per tre ore il check-point. Una protesta per la presenza nella zona cuscinetto controllata dall’Onu dei poliziotti turco-ciprioti, non prevista dagli accordi. Da oggi, si spera, la via dovrebbe restare sempre aperta. I palazzi che costeggiano i 6 metri per 70 del varco, «terra di nessuno» tra la parte greca e quella turca di Ledra Street, sono stati coperti da grandi teli colorati. Sono ora in fase di demolizione, ma in una giornata storica come quella di ieri, fatta di gesti e di segni di grande valore, diventano soprattutto un simbolo nel simbolo. Abbandonati a un lento degrado per 45 anni, portano su di sé tutti i segni dei violenti scontri che negli Anni Sessanta e Settanta hanno bagnato di sangue le strade di Cipro. I teli che li ricoprono servono a garantire che detriti non cadano sui passanti, greci e turchi, che ora possono tornare a camminare per tutta la principale via del commercio di Nicosia, mostrando la carta di identità o il passaporto prima di passare nel versante opposto. Ma nel giorno in cui cade l’ultimo muro di Europa quei teli sembrano soprattutto suggerire la voglia di seppellire il passato e di guardare, con cauta fiducia, al futuro. In questo fazzoletto di terra, circondato da favolose mura costruite dai veneziani nel Medioevo, oltre quarant’anni fa i greco ciprioti (maggioritari nell’isola) si dicevano pronti a morire per l’enosis, l’annessione alla Grecia. I turchi, relegati a cittadini di serie B, rispondevano inneggiando alla Taxim, la divisione. Una separazione che poi è diventata realtà nel 1974, quando l’esercito turco, in risposta a un tentativo di colpo di Stato che mirava ad annettere l’isola alla Grecia della dittatura dei Colonnelli, invase Cipro e diede vita a quella Repubblica del Nord che a tutt’oggi è riconosciuta sul piano politico dalla sola Ankara. In questo stesso lembo di terra ieri mattina, durante i discorsi ufficiali, i turchi ciprioti presenti alla cerimonia hanno esibito un grande striscione con scritto «Sì alla pace» e hanno accompagnato il disperdersi di palloncini colorati nell’aria con grida come «la pace non può essere fermata». In quegli stessi momenti, dall’altro lato del valico partiva già la gara a chi sarebbe riuscito ad attraversare per primo questa nuova porta, entrando così, per qualche istante, a far parte della Storia. Dopo decenni, i posti di guardia dell’esercito turco (presente sull’isola con 30 mila uomini) hanno qui lasciato spazio alla popolazione civile; i caschi blu, testimoni di questa fase così delicata, si sono mescolati alla folla. L’unica traccia che rimane del loro lungo ruolo di «guardiani» sono semplici cataste di pneumatici verniciati col colore dell’Onu. Ledra Street, infatti, è tagliata in due da quella «linea verde» che ancora divide l’isola. Qui dove in passato si è costruito per dividere, nelle ultime settimane si è lavorato giorno e notte per rimuovere detriti e pavimentare la strada. L’inizio dei lavori ha seguito di pochi giorni il primo incontro ufficiale tra il neoeletto presidente greco-cipriota Dimitris Christofias e il leader turco-cipriota Mehmet Ali Talat. Proprio l’elezione di Christofias ha determinato una rottura rispetto al recente passato e un netto cambiamento di rotta nei confronti della politica del suo predecessore, Tassos Papadopoulos. Quest’ultimo è considerato il principale responsabile del fallimento del referendum del 2004 che, con l’approvazione di un piano di pace delle Nazioni Unite, avrebbe potuto portare a una riunificazione dell’isola. In quell’occasione i turchi-ciprioti si espressero a larga maggioranza per il sì, ma i greco-ciprioti furono sopraffatti da paure e sospetti. In quello stesso anno la Repubblica di Cipro entrò a far parte dell’Unione Europea, rendendo ancora più bizzarra la situazione dell’isola. Anche ora che le trattative hanno ripreso vigore e che i due leader politici sembrano più che mai determinati a trovare una soluzione definitiva entro il 2008, il percorso appare però accidentato. «Tutti noi sappiamo che la riapertura di Ledra Street non significa che il problema di Cipro è risolto», ha ammonito Elizabeth Spehar, capo missione delle Nazioni Unite. «C’è ancora molto duro lavoro da compiere, ma questa apertura ci fornisce un barlume di quanto è possibile», ha aggiunto. «L’apertura di Ledra Street - le ha fatto eco il consigliere personale di Talat, Ozdil Nami - dimostra che quando greci e turchi ciprioti riescono a vincere le loro paure, sono anche in grado di superare dispute di lungo periodo». Alla fine Ledra Street, la Lokmaci kapisi dei turchi, riuscirà forse anche a scrollarsi di dosso quell’odioso nomignolo affibbiatole negli anni dell’odio. Da ieri, comunque, non è più solo «il Miglio degli Omicidi». Tiziana Prezzo