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 2008  aprile 04 Venerdì calendario

La burocrazia frena Eon. Il Sole 24 ore 4 aprile 2008 Se le autorità italiane dovessero tirare ancora per le lunghe con i tempi interminabili della nostra burocrazia titubante, se i comitati d’opposizione dovessero costringere a ritardi eccessivi, un colosso come l’Eon non impiega molto a cambiare rotta dal rigassificatore dell’Endesa in costruzione al largo di Livorno, o dal progetto di rigassificatore di fronte a Monfalcone (Gorizia)

La burocrazia frena Eon. Il Sole 24 ore 4 aprile 2008 Se le autorità italiane dovessero tirare ancora per le lunghe con i tempi interminabili della nostra burocrazia titubante, se i comitati d’opposizione dovessero costringere a ritardi eccessivi, un colosso come l’Eon non impiega molto a cambiare rotta dal rigassificatore dell’Endesa in costruzione al largo di Livorno, o dal progetto di rigassificatore di fronte a Monfalcone (Gorizia). Basta guardare pochi chilometri più in là da Monfalcone, verso l’isola dalmata di Veglia (Krk in croato), dove sta per nascere un rigassificatore targato Eon che servirà Austria, Baviera, Ungheria e Croazia. Sono sufficienti due ritocchi, e gli investimenti previsti per l’Italia andranno all’estero – verso quel rigassificatore tra Cherso e Fiume che potrà sostituirsi al progetto di Monfalcone – per importare metano anche verso il Veneto. «Ma è ancora troppo presto per avere un quadro chiaro», si confida Wulf Hinrich Bernotat, avvocato nato a Gottinga nel settembre ’48, già dirigente della Shell, oggi presidente e amministratore delegato della Eon, il colosso tedesco dell’energia nato sette anni fa dalla fusione tra Veba e Viag. Bernotat è a Tineo, un paese di montanari sulle Asturie (Spagna del Nord), dove è venuto a visitare gli impianti eolici della Eon Climate & Renewables nell’ambito di un programma di dimezzare entro il 2030 le emissioni di anidride carbonica. Se il quadro italiano è ancora in divenire, per Bernotat sono chiarissimi due fatti. Il primo, è il programma di entrare in forza in Italia. Diventare uno dei grandi del mercato energetico nazionale della corrente e del gas. Il secondo elemento già chiaro per Bernotat è il tempo. Serviranno due o tre mesi per avere il dettaglio di quali impianti italiani avrà il colosso di Düsseldorf; in autunno il passaggio delle centrali alla società tedesca. Il nodo sta nell’accordo sulla spagnola Endesa. Acquistata dall’Enel (ma aveva tentato di comprarla anche Bernotat con un’Opa subito bocciata dal Governo spagnolo), l’Endesa in Italia produce corrente elettrica con centrali per più di 7mila megawatt e i rigassificatori (non ancora costruiti) di Livorno e Monfalcone. L’Endesa Italia è partecipata al 20% dall’Asm Brescia (A2A). L’Antitrust ha detto che no, l’Enel non può tenere l’Endesa Italia sennò avrebbe un peso imbararazzante sul mercato nazionale. La settimana scorsa è stato formalizzato l’accordo tra l’Enel e l’E.On: la società tedesca rileverà l’Endesa Italia. In mezzo c’è quel 20% che spetta ad A2A. L’utility lombarda potrà farlo valere come partecipazione azionaria, e diventare socia di Eon, oppure potrà riscattare centrali. L’accordo prevede che A2A, qualora preferisse tenere l’acciaio delle centrali invece del virtuale della finanza, potrebbe chiedere impianti fino a un valore pari al 25% dell’Endesa Italia. In questo caso però l’A2A dovrebbe saldare "cash" la differenza aggiuntiva. «Dobbiamo scegliere se nella trattativa dovremo negoziare direttamente oppure se sarà meglio scegliere una posizione defilata, per evitare l’impatto emotivo che avrebbe l’intervento diretto di un’azienda straniera su una questione percepita come nazionale», confida Bernotat. Ma lui preferirebbe che ne sortisse un’intesa finanziaria, un accordo che consenta di mantenere quanto più salda possibile la struttura impiantistica. Oggi l’Eon in Italia è soprattutto un’azienda di vendita di elettricità e (con la Thüga) di distribuzione di metano. Ha appena avviato nel Vercellese la sua prima centrale italiana. L’arrivo degli impianti dell’Endesa Italia la trasformerà in uno dei grandi del mercato nazionale. Il progetto italiano dell’Eon si chiama per ora Italia.On. il nome aziendale interno per gestire la futura integrazione. «Non c’è ancora una strategia definita, se più mirata agli impianti o se invece tarata sul mercato. Non è ancora possibile – aggiunge Bernitat – finché il quadro non è ben delineato e finché il processo di integrazione fra l’Endesa Italia e l’Eon non sarà completato». Non sarà Düsseldorf a dettare la strategia alla futura Eon Italia (o Italia.On) bensì sarà un processo dal basso in cui la società operativa italiana, sentite le esigenze del mercato nazionale che ben conosce, proporrà a Düsseldorf una strategia. Jacopo Giliberto