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 2008  aprile 05 Sabato calendario

MILANO

Un po’ attore, discretamente cantante, goloso mai pentito, scrittore a strappi, orgogliosamente vanitoso. La domanda maliziosa che il conte si aspettava sempre nelle interviste era una: «Che cosa fa esattamente nella vita?».
E lui cominciava sempre con un vago: «In realtà sarei anch’io avvocato... ». Per poi perdersi, con spirito da gran signore, nei tanti rivoli d’una vita brillante e non particolarmente sacrificata, che ne hanno fatto il prototipo dell’autentico bon vivant.
Spirito che non lo ha abbandonato nemmeno ieri mattina, poco prima di morire, per problemi respiratori, in una casa di cura ad Abano Terme.
Giovanni Nuvoletti, secondo marito di Clara Agnelli, una delle sorelle dell’Avvocato (con cui lui ebbe rapporti non facili), aveva 95 anni: quasi tutti ben trascorsi, come gli piaceva osservare. I funerali si terranno lunedì, proprio il giorno in cui Clara compirà 88 anni, nella chiesa di Marocco di Mogliano Veneto, vicino alla grande villa con parco, antico regalo del senatore Giovanni Agnelli.
Nella raffinata e sempre più scarna antologia dei gentlemen contemporanei il conte, diventato tale curiosamente in periodo repubblicano, avrà comunque un posto indelebile. Sbaglia chi lo ha definito un
dandy: nel dandismo c’è sempre una nota un po’ maledetta e inappetente che a don Giovanni era del tutto estranea. Se non altro per come magnificava, lui mantovano di Gazzuolo, le godurie della tavola, a cominciare dai tortelli di zucca della sua zona.
Figlio d’un ingegnere e di una donna bellissima, appassionata di arte e musica, Nuvoletti sceglie le vie di una formazione diversificata che lo accompagnano «verso una serie di lauree in scienze abbastanza inutili». Fa la guerra, diventa capo partigiano, viene condannato a morte ma anche in quelle circostanze poco glamour se la cava sempre con stile. Si sposa, ha una figlia (che diventerà moglie dell’attuale presidente Rai Claudio Petruccioli), ma la svolta della vita arriva, negli anni ’50, con l’amour fou per Clara Agnelli, sposata al principe Tassilo Von Furstenberg e mamma di Ira, Egon e Sebastian. Amore folle, fedifrago (sono stati vicini all’arresto), contrastato, però vincente nonostante Gianni Agnelli disapprovi. «Ma anche quando eravamo in rotta – ha più volte raccontato il conte – mio cognato non ha mai perso un pizzico della sua grande classe».
Colto, affabulatore, con il baffo che conquista («...non definitemi però tombeur de femmes, il numero uccide la qualità»), Nuvoletti si impone soprattutto per l’eleganza nei modi e nel vestire: giacche sapientemente usate, cravatte londinesi, camicie impeccabili, il tutto inquadrato da una sapiente regia: la sua. «Una cravatta – era il suo
refrain – la può imbroccare chiunque, ma il vero gentiluomo si riconosce dalle scarpe: mai troppo nuove, mai accostate con sciatteria».
Scrive sui giornali, insegna bon ton in tv e firma libri con titoli che sono il suo specchio: Gardenie e caviale, Un matrimonio mantovano, Un adulterio mantovano, Elogio della cravatta, Signori le scarpe!, Vestire una bambina e Istruzioni per un matrimonio. Al cinema si segnala per curiose comparsate come quella, nei panni d’un barone della medicina, ne «Il Prof. Dott. Guido Tersilli...» ( sequel de «Il medico della mutua»), a fianco di Alberto Sordi.
Uomo del gran mondo, però sempre nostalgico d’un Paese più semplice e meno cafone d’un tempo. Presidente-rifondatore dell’Accademia Italiana della Cucina, ma mai paludato nei menù sofisticati. Agli esteti dice «m’interessa l’ostrica, non la conchiglia» e non si vergogna affatto per le fughe in cucina a grattare il risotto arrostito sul fondo della pentola. Un sano ritorno alle origini lombarde. Passione e cucina. Unite nel magnificare le doti culinarie della moglie Clara e ripiene del profumo d’un lungo amore mai diventato noioso. Rimasto anzi romanticamente appeso ai piccoli litigi da fidanzati. Con meno forza, ma fino all’ultimo.
Gian Luigi Paracchini

«Che brutta notizia, mi dispiace moltissimo, perdiamo un grande personaggio, un vero signore, un uomo molto generoso...». Al telefono da New York, la voce di Mario D’Urso (foto),
avvocato, ex senatore, da sempre vicino agli Agnelli, informato della scomparsa di Nuvoletti ha un leggero fremito. «Abbiamo sempre provato affetto reciproco e passato bei momenti insieme, soprattutto a Cortina. La sua conversazione era un dotto fiorire di battute e aneddoti. Come definirei il suo inconfondibile stile? Eccentrico-elegante, che è la cosa più difficile, perché ci vuole molto buon gusto. Certi capi che ricordo?
Un magnifico cappotto in casentino e alcune giacche sportive. Che classe».
G. L. Pa.