Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  aprile 05 Sabato calendario

ROMA – «Una casta? No, forse è più corretto parlare di corporazione, per i sindacati. Il vero problema però è un altro: sono diventati inutili, impotenti»: il giudizio netto quanto tagliente è di Carlo Dell’Aringa, professore di economia politica alla Cattolica di Milano

ROMA – «Una casta? No, forse è più corretto parlare di corporazione, per i sindacati. Il vero problema però è un altro: sono diventati inutili, impotenti»: il giudizio netto quanto tagliente è di Carlo Dell’Aringa, professore di economia politica alla Cattolica di Milano. E aggiunge: «I sindacati sono presi dall’ansia di sopravvivere in un mondo che li vede sempre più barricati nel tentativo inutile di difendere posizioni ormai indifendibili. E più gli atteggiamenti sono conservatori, più i sindacati diventano incapaci di agire». E difendono anche privilegi? «Può capitare che difendano privilegi che arrivano da lontano. Ma in realtà, fatte alcune eccezioni, i sindacalisti in quanto tali non godono di privilegi particolari. Gli stipendi che percepiscono non sono elevati nemmeno nelle posizioni di vertice. Semmai qualche privilegio può arrivare dopo...». A che cosa si riferisce? Ai sindacalisti che passano alla politica? «No. normale che un certo tipo di esperienza possa essere messa al servizio della politica. Penso piuttosto a chi, esaurito il mandato o decaduta la carica, assume incarichi in grandi società. E spesso sono gli stessi sindacati a piazzare i propri uomini in questi ruoli chiave, è un modo per garantire la sopravvivenza delle organizzazioni». I sindacati smuovono anche ingenti cifre, almeno secondo la ricostruzione di Stefano Livadiotti... «Non credo che in realtà si tratti di cifre clamorose». Ma c’è un deficit di trasparenza? «Forse su alcuniaspetti». Quali? «Sui conti, per esempio, ma nonostante qualche opacità non credo che vengano commessi chissà quali imbrogli. Trovo molto più preoccupante l’involuzione che i sindacati hanno subìto negli ultimi anni». Cioè? «I sindacati ormai non riescono più a individuare e realizzare obiettivi collettivi. Ciascuna sigla opera per la propria sopravvivenza o al massimo per rappresentare gli interessi dei propri iscritti. La vertenza Alitalia è emblematica. I sindacati non pensano all’interesse collettivo, ma sono arroccati nella difesa degli interessi di singole categorie. In questo senso ritengo che siano diventati corporazioni. Ma senza godere dei privilegi delle caste». Pa.Fo.