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 2008  aprile 05 Sabato calendario

ROMA – «I

sindacati una casta? Solo se per casta intendiamo un sistema di rappresentanza incardinato su interessi particolari. Se invece pensiamo a un sistema di privilegi, non ci siamo: da questo punto di vista i sindacati non sono una casta, assolutamente»: Giuseppe Berta, storico dell’industria, docente alla Bocconi e in passato responsabile dell’archivio storico della Fiat, difende le organizzazioni dei lavoratori. «Se la concertazione mette a un tavolo 20 sigle diverse conferendogli potere di veto su questioni importanti, il sistema di rappresentanza può diventare viziato. naturale che in queste condizioni qualcuno possa interpretare male il ruolo del sindacalista ».
Ma secondo lei ci sono aree di privilegio?
« possibile, ma sono fenomeni marginali. I sindacalisti, a differenza di quanto avviene adesso con i parlamentari, non vengono eletti con voti di lista bloccati. Sono scelti dalla base. E rispondono di quello che fanno. Il grande consenso che hanno fra i lavoratori indica che non sono visti come privilegiati».
Zone di ombra? I bilanci – secondo molti – non sono sempre leggibili e chiari...
«Sui conti potrebbe esserci più trasparenza. E uno sforzo maggiore sarebbe apprezzabile anche per la gestione dei patronati e delle attività formative, dietro le quali in alcuni casi si muovono interessi poco chiari. Nel complesso però ritengo che i limiti dei sindacati siano altri».
Quali?
«L’eccesso di conservatorismo e la scarsa capacità di assumere decisioni in tempi rapidi».
Pensa alla vicenda Alitalia?
«È l’esempio più attuale e forse più clamoroso. Quello che sta accadendo dimostra come i sindacati, anche di fronte a situazioni drammatiche, abbiano assunto una tendenza a difendere posizioni consolidate, senza tenere conto delle conseguenze».
E da che cosa dipende l’eccesso di conservatorismo?
«Il discorso è complesso, le ragioni sono molteplici. Certamente pesa l’eccessiva frammentazione della rappresentanza ».
Pesa anche l’eccesso di concertazione?
«In certi casi, sì. Però il mio giudizio sul ruolo dei sindacati resta positivo».
Paolo Foschi