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 2008  aprile 04 Venerdì calendario

"Sono le banche creditrici che diranno no al fallimento". LiberoMercato 4 aprile 2008. "Il commissariamento? veramente l’ultima ratio per Alitalia per procedere al risanamento

"Sono le banche creditrici che diranno no al fallimento". LiberoMercato 4 aprile 2008. "Il commissariamento? veramente l’ultima ratio per Alitalia per procedere al risanamento. Ma non sarà un affare indolore. Bisognerebbe fare tagli all’organico, delle rotte e dei costi non indispensabili all’operatività. Il momento, invece, potrebbe essere quello giusto, politicamente parlando. Questo governo, che non è più un governo, potrebbe farlo subito. Invece difficilmente, se dovesse vincere Berlusconi, dopo aver promesso e sventolato il salvataggio tricolore, il centrodestra potrebbe avallarlo in maniera indolore". Luigi Farenga, professore di diritto commerciale all’Università di Perugia, di "guai grandi come Alitalia" ne ha visto uno molto da vicino. lui, infatti, uno dei tre commissari straordinari che hanno gestito per anni le conseguenze del famoso crac Cirio (1,25 miliardi di euro di buco). Dopo le dimissioni di Maurizio Prato i nomi più accreditati per provare a raddrizzare l’Alitalia sono quello dell’ex Ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio e di Enrico Bondi, gsalvatoreh della Parmalat. Professore, il commissariamento dell’ex compagnia di bandiera appare l’ipotesi più probabile. Ma tecnicamente cosa succederebbe? "Chiunque dovesse occuparsi di Alitalia dovrebbe ridurre le tratte non profittevoli, varare pesanti tagli agli esuberi, insomma, usare le forbici. Se non si attuano questi interventi la compagnia non può tornare in una situazione ottimale". Però grazie all’eventuale commissariamento - ed è l’aspetto positivo della vicenda - si congelerebbe il debito... "Infatti". Per intervenire in Italia esistono due strumenti: la cosiddetta legge Marzano e quella Prodi. Quale dei due interventi legislativi sarebbe meglio adoperare? "Sarebbe meglio utilizzare la legge Marzano, che prevede gli interventi di amministrazione straordinaria per le imprese quotate in borsa". Però, attuando il commissariamento anche le azioni, e chi le possiede, finirebbero "congelate"? "Però si potrebbe seguire la strada battuta con Parmalat. Il debito verrebbe trasformato in azioni della società e i creditori diventerebbero, volenti o nolenti, azionisti. Si potrebbe poi trovare una soluzione soddisfacente ipotizzando che il Tesoro acquisti le azioni ad un prezzo minimo. Insomma, una specie di Opa per proteggere almeno in parte gli azionisti che altrimenti si ritroverebbero, come al solito, con il classico cerino in mano". Ma se si dovesse seguire questa strada il passo successivo sarebbe la cancellazione dal listino azionario... "Se si dovesse seguire questa strada ci sarebbe il delisting, proprio come è successo per Parmalat". Proprio quello: il caso Parmalat, con il risanamento messo a segno in tempi brevi da Enrico Bondi, dovrebbe insegnare qualcosa... Alitalia potrebbe salvarsi secondo lei? "Non regge il paragone. Parmalat era un’azienda sana. Alitalia, invece, è una società malata. Non sarebbe così "facile" rimetterla in sesto". Però un bravo commissario potrebbe contare su maggiori poteri rispetto anche ad un amministratore delegato pur sostenuto da un’ampia maggioranza politica? "Proprio così. E questo potrebbe essere il momento migliore per farlo. Partendo dal principio che questo governo, ormai, non è più un governo, la prima cosa da fare sarebbe nominare un commissario. Senza dimenticare che difficilmente un nuovo esecutivo, subito dopo il voto e a inizio legislatura, potrebbe fare altrettanto senza subire contraccolpi. Sicuramente non un ipotetico governo Berlusconi dopo le promesse di una cordata tricolore per salvare la compagnia sarebbe un po’ bizzarro chiedere pesanti tagli all’organico e ridimensionamenti dell’azienda". Facciamo un ragionamento insieme: le banche, al momento, rappresentano i maggiori creditori di Alitalia (1,3 miliardi di euro di crediti). Se si dovesse procedere al fallimento, e portare i libri in tribunale, le banche difficilmente potrebbero rientrare dei propri quattrini prestati ai manager della magliana. Sicuramente non di questa entità. "Infatti non credo che si voglia arrivare al fallimento". Però, con il commissariamento tutti i creditori, e quindi soprattutto il sistema bancario che è fortemente esposto, sarebbe costretto giocoforza ad avallare il piano di risanamento che verrà allestito dal commissario. E quindi da creditori diventerebbero forzatamente azionisti della nuova compagnia aerea? "Solitamente le banche tendono a mantenere un profilo abbastanza basso in queste cose. Probabilmente sì, resterebbero azioniste della società in ristrutturazione". Sarà anche perché la gente non le ama particolarmente... "C’è anche questo, bisogna ammetterlo". E soprattutto perché la responsabilità della messa in liquidazione - nel caso non volessero sostenere il piano - ricadrebbe sulle loro spalle. " proprio così". Antonio Castro