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 2008  aprile 04 Venerdì calendario

Anzola, il paese dell’urna impazzita. il Giornale, venerdì 4 aprile Le cose sarebbero andate più o meno così

Anzola, il paese dell’urna impazzita. il Giornale, venerdì 4 aprile Le cose sarebbero andate più o meno così. Domenica 9 aprile 2006 il signor Mario Rossi esce dalla sua casa di Anzola dell’Emilia per andare a votare. Raggiunge il seggio, uno dei 13 del comune, entra nella cabina, lascia in bianco la scheda del Senato mentre mette la croce su uno dei partiti in lizza per la Camera. Altri 18 suoi compaesani scelgono questa sorta di voto disgiunto piuttosto bizzarro: bianca per Palazzo Madama, preferenza per Montecitorio. E Anzola, paesotto industriale lungo la via Emilia tra Bolona e Modena, è la capitale italiana di questo stranissimo fenomeno. Due anni fa, 74 bianche nelle urne per il Senato e 56 in quelle dela Camera: dati del ministero dell’Interno, Direzione centrale dei servizi elettorali. Perché fai così, caro signor Rossi? Che cosa c’è ad Anzola che ti ha ispirato tutta questa originalità nel segreto della cabina elettorale? Il paese non è più bello o più brutto di tante altre località emiliane: i portici lungo la via Emilia, i mattoni rossi del municipio, la piazza principale dedicata a Papa Giovanni con tanto di monumento ai caduti e mercato settimanale (il sabato), distese di case anonime, call center e take away cinesi, qualche bandiera arcobaleno stinta. Nella zona industriale, i capannoni della Carpigiani (macchine per fare i gelati) e della mitica Amarema Fabbri. L’aria non è particolarmente frizzantina, le pendici dell’Appennino sono a una ventina di chilometri. Forse che la molla del voto dissociato fu qualche super-candidato strappa-preferenze alla Camera? Macché, due anni fa c’erano i soliti Prodi e Bersani, Franceschini e Castagnetti, Albonetti e La Forgia per l’Ulivo, e una sfilza di paracadutati da fuori regione per Forza Italia. Nessun anzolese in nessuna lista: da questa lontana periferia di Bologna negli anni è uscito al massimo qualche consigliere provinciale. Voto di protesta dei giovani? Se così fosse le schede bianche della Camera (per la quale votano anche i 18-25 anni) avrebbero dovuto essere più numerose. Invece no. La differenza è di 18 schede, il 24 per cento, record italiano assoluto: in media, una e mezzo per ogni seggio. Se il fenomeno si ripetesse uguale in ogni angolo del Belpaese, avremmo un nuovo partito. L’altro primato di cui Anzola dell’Emilia può andare fiera è di essere il paese più rosso del Bolognese. Nel primo dopoguerra il Pci arrivò a sfiorare l’80 per cento dei voti. Due anni fa Romano Prodi ha toccato il 71,7: nel resto della provincia si è attestato al 63 per cento. Percentuale bulgara anche nell’affluenza alle urne, che superò il 93 per cento (circa novemila elettori). Altra curiosità: voti contestati, zero. Ordine, precisione e disciplina regnano indisturbate in questa roccaforte della sinistra. Sarà un caso che il record delle anomalie tra le schede bianche sia coinciso con il record delle preferenze per Prodi? perfino troppo scontato citare l’andreottiano «A pensar male si fa peccato ma molto spesso ci si azzecca». «Vorrà dire che raddoppieremo il numero dei nostri rappresentanti di lista», allarga le braccia Francesco Roncaglia, coordinatore cittadino di Forza Italia, «ma che io ricordi le discussioni ai seggi sono sempre state pochine». Qualche sospetto invece la leghista Carla Rusticelli, consigliere comunale nella vicina San Giovanni in Persiceto: «Nel 2006 con altri quattro o cinque leghisti chiedemmo di fare un controllo in prefettura, verifiche a campione su seggi di tutta la regione. Erano presenti anche due magistrati. In qualche verbale trovammo differenze tra le schede registrate e quelle votate. Ballavano degli zeri, fatalità tutte a danno del centrodestra. Dopo due giorni ci dissero basta, perché a Roma avevano fretta di ricevere i pacchi. E la cosa finì lì». Stefano Filippi