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 2008  aprile 04 Venerdì calendario

LUISOTTI Nicola

LUISOTTI Nicola Viareggio (Lucca) 26 novembre 1961. Direttore d’orchestra. Dal 2009 direttore dell’Opera House di San Francisco • «Quando lo definiscono il “nuovo Muti” della musica italiana, Nicola Luisotti gela subito le aspettative citando von Karajan, secondo cui direttori di orchestra si diventa solo a cinquant’anni: “Io ne ho 46 e ce ne metterò altri dieci a diventarlo”, scherza. Naturalmente è un vezzo: negli ultimi anni Luisotti ha diretto le orchestre più importanti del mondo e le sue quotazioni sono esplose da quando è stato chiamato a dirigere l’Opera di San Francisco, il secondo tempio della lirica americana, con l’esplicito mandato di rinnovare l’offerta musicale del teatro californiano. Luisotti è un toscano estroverso, un grande affabulatore che parla della propria passione per la musica con il tono del mistico gaudente che cerca di spiegare la propria fede usando metafore prosaiche: “La bellezza della musica? È un mistero come la religione, o come la bellezza di Monica Bellucci: la vedi, la riconosci, ma non sai spiegarla”. [...] rivela di avere avvertito i primi istinti a sei anni: “Sentivo che la musica mi chiamava e non sapevo come rispondere: avvertivo un tremendo bisogno di musica, come quando in un sogno vuoi gridare ma non ti esce la voce dalla bocca”. Luisotti racconta che da piccolo riusciva a dare forma alla musica visualizzando immagini sulle tastiere: “Credo sia come il talento con i numeri, c’è chi riesce a fare i conti senza sforzo: è il cervello che incasella tutto per conto suo”. Fu suo padre, che suonava il clarinetto nella banda del paese, a dargli i primi rudimenti. Il paese era Bargecchia, qualche centinaio di anime in Garfagnana, provincia di Lucca. Fu lì che Nicola cominciò a suonare l’armonium pur senza saper leggere la musica: imparò osservando i movimenti delle mani di un prete che suonava l’organo in chiesa. Era l’organo suonato molto tempo prima da Puccini, che si recava spesso a Bargecchia e andava a caccia con don Guido Luisotti, un suo prozio, ricorda Luisotti con il tono di chi vede nelle pieghe della storia i segni del destino. Ripensando ai suoi maestri Luisotti mette in cima alla lista Riccardo Muti, con cui ha lavorato alla Scala come “maestro collaboratore e pianista” alla fine degli anni Ottanta: “Muti mi ha insegnato il rigore, mi ha instillato l’idea che, prima di me, è il compositore a dover essere onorato”. L’ordine mentale invece glielo insegnò la moglie Rita, che conobbe alle scuole medie e che lo indusse a trasferirsi a Corsanico, provincia di Lucca, dove ancora vive. La svolta nella carriera di Luisotti arriva nel 2004: “Stavo dirigendo il Mefistofele di Arrigo Boito a Messina: il direttore artistico di Stoccarda, che era venuto ad ascoltarmi, rimase folgorato e mi invitò subito a dirigere l’Otello di Verdi”. Luisotti reagì freddamente: ignorava che il teatro di Stoccarda era stato più volte premiato come il miglior teatro lirico della Germania: “Alla fine accettai, ignaro che quello sarebbe stato il trampolino di lancio della mia vita: a Stoccarda venne a vedermi Pamela Rosenberg, che era sovrintendente a San Francisco. Fu lei a invitarmi a dirigere La forza del destino in California’”. La Rosenberg è un personaggio influente e nel 2005, quando segnalò Luisotti come “il conduttore italiano più dotato della sua generazione”, fu come se un notaio certificasse l’ingresso di Luisotti nel circuito internazionale dei grandi direttori. Ora il direttore filosofeggia: “La vita è una serie di coincidenze, c’è una sorta di karma a cui siamo destinati. Ma non è vero che è tutto scritto prima: siamo noi a scriverlo nel momento in cui accade”. Certo, nel 2005 il karma di Luisotti ha un’impennata imprevedibile e in pochi mesi il musicista di Bergecchia firma contratti con il Suntory Hall di Tokyo, con il Teatro de la Maestranza di Siviglia, con il San Carlo di Napoli. Poi va a dirigere le orchestre dell’Opera di Los Angeles, del Metropolitan di New York, del Covent Garden di Londra, e poi a Vienna e a Madrid. E naturalmente a San Francisco, dove è stato chiamato a dirigere il Teatro dell’Opera dal 2009 al 2014. Qui racconta di voler mettere in scena Verdi, Strauss, Mozart, Ciaikovskij, Puccini e molto altro: vorrebbe diventare più eclettico, dominare ogni tipo di repertorio: “Farò del mio meglio: nei teatri non si insegna, si impara”. [...] “Ognuno ha il suo percorso personale, e deve onorarlo. I compositori appartengono alla storia mentre i direttori di orchestra appartengono al presente. I compositori creano mentre noi siamo servi”. Gli chiediamo di precisare il concetto e Luisotti acconsente volentieri, quasi sentisse il bisogno di mettere a fuoco con precisione la propria identità culturale e la propria missione: “Il compositore fa un percorso dentro se stesso e trasmette alla storia la propria esperienza. Al contrario il direttore di orchestra usa le esperienze di altri per scavare dentro se stesso ma tutto ciò alla fin fine avrà un esito sterile, perché finisce con la sua vita. Invece la vita delle persone che creano dura in eterno, come quella di Puccini”. Ma anche se sterile, quella del direttore d’orchestra è un’esperienza senza fine, dice Luisotti, e il traguardo dell’eccellenza che von Karajan fissa a cinquant’anni sembra invece sempre più lontano: “Un direttore d’orchestra non raggiunge mai il suo scopo. Ogni giorno hai a che fare con la bellezza, ma questa ti sfugge continuamente dalle mani. Non riesci ad acchiapparla, si allontana continuamente dal tuo sguardo ogni volta che ti avvicini. La bellezza della musica è timida e non vuole essere trovata: noi la inseguiamo per la vita. Dieci anni fa pensavo che l’avrei capita mentre oggi penso che forse non la capirò mai. Per questo la cerco”» (Enrico Pedemonte, “L’espresso” 10/4/2008).