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 2008  aprile 04 Venerdì calendario

DeLuca Francesco

• Napoli 31 maggio 1961. Avvocato. Politico. Nel 2006 eletto alla Camera con Forza Italia. «Per salvare parte del proprio patrimonio dalle confische di una inchiesta del 1999/2001 del pm Ilda Boccassini, il clan di camorra di Vincenzo Guida (condannato per associazione mafiosa e indagato per due omicidi) avrebbe fittiziamente intestato terreni e immobili a Milano (ora sotto sequestro ”per un valore approssimativo di 20 milioni di euro”) in pancia a una società rispettabile come la milanese «Diodoro Costruzioni srl”: una sigla che nel proprio curriculum può vantare di aver costruito la residenza alberghiera dell’ospedale San Raffaele (260 stanze per i parenti dei degenti, appalto da 14 milioni di euro) e di stare gettando le fondamenta dell’ospedale di Olbia (10 milioni), o di progettare l’edificazione ”con contributi pubblici” di un hotel sull’appetita area dismessa ex Varesine. Una società che tra i propri soci ha avuto un politico (fino al 26 settembre 2006 quando cede il suo 50%), prima di An e poi dell’Udc, due volte consigliere comunale a Milano nel 1997-2006, ex presidente della Commissione Urbanistica di Palazzo Marino, già vicepresidente della società del Comune (Sogemi) che gestisce l’Ortomercato, primo dei non eletti in Senato nel 2006: Emilio Santomauro, ferito alle gambe il 25 gennaio 2000 in un misterioso attentato attribuito all’epoca a «terroristi», e che oggi invece la Dia collega a controversi rapporti con una parente del boss. Ma quando il clan è angosciato da un processo in Cassazione per un terzo omicidio (poi assoluzione) e per associazione mafiosa (poi condanna), tramite la propria avvocato cerca (e al telefono pare trovare) l’interessamento di un altro politico. Un deputato. Che ora la Procura indaga per l’ipotesi di tentata corruzione in atti giudiziari, e di cui chiede alla Camera l’autorizzazione ad acquisire i tabulati telefonici: l’avvocato Francesco De Luca, eletto per Forza Italia nel 2006, passato poi alla Dc per le Autonomie di Rotondi, e oggi candidato (sicuro eletto con il prezioso numero 6) nelle liste del Popolo delle Libertà in Veneto 1. il quadro che emerge dagli atti depositati in due sedi. Nella Giunta per le Autorizzazioni della Camera, che sulla richiesta dei pm ha infine deciso di non decidere, concordando ”all’unanimità un rinvio dell’esame” dopo che De Luca, assicurando di ”non aver mai telefonato a un giudice di Cassazione”, ha ”osservato la coincidenza con la campagna elettorale”. [...] La vicenda di De Luca affiora [...] da telefonate intercettate nell’autunno 2006 tra la legale dei Guida (pure indagata), un intermediario, e ”un Franco” con il quale i ”contatti”, scrive la Dia, sono ”finalizzati alla risoluzione di un ricorso alla V sezione della Cassazione relativo ad esponenti del gruppo Guida, e per il quale l’avvocatessa mira a un’opera di intermediazione di esponenti politici di importanza nazionale”. Chi? Lo si identifica solo l’8 novembre, perché la legale riceve il numero sul quale ”Franco”, appunto De Luca, vuole essere chiamato con urgenza. Le dice: ”Ti ricordi che mi scrivesti quell’appunto la prima volta che venni da te? E io l’ho dato a quella persona. Quella persona l’ha passato a un’altra persona. Mo’ quella persona sta per andar via (...) chi lo sostituisce è amico. Me lo dovresti rimandare, eh! Mo’ ti do il numero, mo’ vado in Commissione alla Camera”. Ma ”prima fammi un colpo, perché non voglio che lo guardino troppe persone”. La Dia: ” un fax del Senato”. Ma appena ha la certezza che sia un parlamentare, la Procura ottempera alla legge in vigore a fine 2006 e interrompe le intercettazioni sulle utenze del deputato. Solo [...] a inchiesta chiusa sul clan, l’ufficio del procuratore Minale ha chiesto alla Camera l’ok a disporre dei tabulati dei tre telefonini emersi in uso a De Luca: uno suo, due intestati ad altri. Tra le carte inviate per l’esame, anche tre elementi evidenziati dalla Dia circa l’interessamento al ricorso in Cassazione. ”L’onorevole, pur essendo avvocato, non è patrocinante in Cassazione. L’interessamento richiesto non appare legato neppure all’attività specifica (ancorché non esclusiva) in Parlamento”, visto che «è membro della Commissione Attività Produttive». E ”anche laddove l’interessamento non dovesse avere gli effetti sperati, rimane il sospetto del coinvolgimento di un uomo dello Stato per la soluzione, volente o nolente, di affari di mafia”» (Luigi Ferrarella, ”Corriere della Sera” 4/4/2008).