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 2008  febbraio 05 Martedì calendario

«Putin in love» diventa un film. Corriere della Sera 5 febbraio 2008. MOSCA – Manca solo che qualcuno proponga di farlo santo

«Putin in love» diventa un film. Corriere della Sera 5 febbraio 2008. MOSCA – Manca solo che qualcuno proponga di farlo santo. Per il resto il mito di Vladimir Putin ha ormai raggiunto livelli parossistici in Russia, proprio alla vigilia delle elezioni nelle quali lui passerà (almeno formalmente) il potere di presidente al delfino designato Dmitrij Medvedev. Ieri è stato annunciato che il 14 febbraio, giorno degli innamorati, uscirà un film sulla prima coppia di Russia: «Un bacio non per la stampa». La storia romantica di Vladimir e Lyudmila, anche se i personaggi hanno un altro nome. Non andrà nelle sale cinematografiche ma sarà distribuito in DVD, per raggiungere tutte le case del paese, anche nelle zone dove non esistono cinema. Un’operazione che fa tornare in mente il famoso «culto della personalità» ai tempi di Stalin. Del quale, per inciso, ci fu chi chieste la beatificazione al patriarca ortodosso. Il film su Putin e la moglie è stato prodotto da Anatolij Voropayev che è stato a lungo vice governatore delle regioni di Tula e poi di Stavropol. «Volevo fare un’opera su un uomo di Stato di alto rango, un personaggio astratto visto in famiglia, fuori dalle occasioni ufficiali», ha raccontato all’Ansa. Solo che per il protagonista ha scelto il cognome Platov, che era quello in codice che venne assegnato al giovane Putin quando questi frequentava l’accademia del KGB di Mosca. Platov nel film è un giovane di San Pietroburgo ambizioso, sportivo (amante del sambo, una sorta di judo), che parla bene tedesco. Di lui si innamora una giovane hostess, Tatyana. Si sposano, hanno due figlie, vivono per un certo periodo in Germania, poi tornano in patria. Lui fa carriera, fino a diventare presidente. Nella pellicola, musicata da un italiano che vive a Mosca, Luigi Tonet, si insiste molto sulle «difficoltà» che incontrano nella loro vita due personaggi così celebri. E sul disagio di lei, che non ama stare alla luce dei riflettori. Gli amici di Ludmyla hanno raccontato che nel 1999, quando il marito le comunicò che Boris Eltsin si era dimesso e che lui sarebbe diventato presidente scoppiò a piangere. Aveva capito che la loro vita privata era finita. Poco dopo anche le due figlie subirono gli effetti della carriera del padre. Furono costrette a lasciare la scuola tedesca che frequentavano e iniziarono a studiare privatamente a casa. In una scena del film i coniugi Platov sono in campagna con le figlie. E lui dice: «Finalmente soli». Poi l’inquadratura si apre e compaiono le guardie del corpo appostate dietro agli alberi. La vita di Putin è stata resa un pochino più drammatica, con l’inserimento di un fallito attentato e di un incidente alla moglie. Per il resto, ricorda molto i documentari che mostravano alle folle osannanti il Piccolo Padre con in braccio la figlia Svetlana; l’Uomo di ferro che incontrava i contadini; il Grande Statista che fumava pacificamente la pipa. Fabrizio Dragosei