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 2008  febbraio 05 Martedì calendario

I professori anti Papa si radunano alla Sapienza. Corriere della Sera 5 febbraio 2008. ROMA – Parole d’ordine: «laicità» e «diritto al dissenso»

I professori anti Papa si radunano alla Sapienza. Corriere della Sera 5 febbraio 2008. ROMA – Parole d’ordine: «laicità» e «diritto al dissenso». Con in dote 1.479 nuove firme raccolte fino a ieri tra docenti, ricercatori e dottorandi di tutti gli atenei italiani. Molti i firmatari celebri: dalla grecista Eva Cantarella al «premio Strega» Alessandro Barbero (storico medievale oltre che narratore), dal filosofo Gianni Vattimo al matematico autore di bestseller Pierluigi Odifreddi, da Luigi Bobbio (figlio di Norberto) fino alla storico Nicola Tranfaglia, dal sociologo Luciano Gallino al giurista Ugo Rescigno. A diciannove giorni di distanza dai clamori suscitati per la mancata visita di Benedetto XVI all’università La Sapienza, ecco che si ricompatta (e cresce) il fronte contrario all’intervento del Pontefice per l’inaugurazione di un anno accademico, inizialmente previsto per il 17 gennaio scorso. «Anche noi cattivi maestri. Appello di solidarietà con colleghi (e studenti) della Sapienza di Roma», si legge in testa al documento di cui primi firmatari sono i docenti Angelo d’Orsi (Storia del pensiero politico) e Lucia Delogu (Diritto privato), entrambi dell’università di Torino. E d’Orsi domani alle 11 interverrà nell’aula Calasso della facoltà di Giurisprudenza della Sapienza per una tavola rotonda intitolata «Diritto al dissenso! », promossa da «Sinistra critica » e alla quale partecipano anche le due anime della protesta anti-Ratzinger di inizio gennaio: gli studenti dei collettivi (il loro portavoce Giorgio Sestili modera l’incontro) e almeno uno dei 67 scienziati di Fisica firmatari dell’ormai celebre lettera al rettore Renato Guarini, Carlo Cosmelli, che in merito all’appellativo «cattivi maestri», affibbiato dal rettore ai docenti della protesta, disse subito: «Spero che il rettore ritiri questa espressione. Forse non ricorda l’uso che se ne faceva negli anni di piombo». Ed è proprio intorno a questo slogan che ancora oggi si stanno raccogliendo gli oltre mille e quattrocento docenti di università e istituti di eccellenza, firmatari del nuovo documento: «I sottoscritti – si legge nell’appello – esprimono la più ferma e convinta solidarietà ai colleghi sottoposti a un linciaggio morale, intellettuale e persino politico senza precedenti ». «Noi firmatari – prosegue il testo – affermiamo che ci saremmo comportati come i 67 in nome della libertà della ricerca e della scienza. Se essi sono cattivi maestri, ebbene lo siamo anche noi». Sul tema e sull’opportunità di quell’espressione ieri non è voluto tornare il rettore Guarini, che in una nota del primo febbraio ha già fatto una parziale marcia indietro, sostenendo che «era legittimo il diritto di critica da parte dei docenti, così come di alcuni gruppi di studenti». Una lettera del rettore giunta in concomitanza con un documento in cui 41 professori di Matematica gli chiedevano dare solidarietà ai 67 docenti, e all’indomani di un’altra mozione in difesa della laicità approvata con 233 voti dal consiglio di facoltà di Ingegneria, dove si chiedeva a Guarini di «esprimere pubblicamente » solidarietà ai 67 «per le ignobili accuse di intolleranza» ricevute «per la semplice espressione delle loro opinioni ». Polemizza a distanza Franco Cardini, professore di storia medioevale a Firenze: «Ancora firme dopo la pessima figura fatta? E’ evidente che un personaggio come il Papa che visita l’Università non ha nulla a che vedere con la possibilità di inficiare la libertà scientifica». Edoardo Sassi