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 2008  gennaio 30 Mercoledì calendario

Come si eleggono i parlamentari con il Porcellum Fine. ItaliaOggi 30 gennaio 2008. Ecco come si vota con il Porcellum, il sistema elettorale messo a punto da Roberto Calderoli

Come si eleggono i parlamentari con il Porcellum Fine. ItaliaOggi 30 gennaio 2008. Ecco come si vota con il Porcellum, il sistema elettorale messo a punto da Roberto Calderoli. Nel seggio l’elettore riceve una scheda di colore rosa per la Camera e, se compiuti i 25 anni, anche quella di colore giallo per il Senato. Sulla scheda (40 centimetri per 22) i simboli dei partiti sono accorpati su righe orizzontali a seconda della coalizione cui appartengono. Per votare basta fare un segno (croce o barra) con l’apposita matita consegnata dagli scrutatori su uno (uno solo, pena nullità) dei simboli. Non si esprimono preferenze. Chi lo facesse vedrebbe annullato il suo voto. VOTO ALL’ESTERO Gli italiani residenti all’estero votano per eleggere 12 deputati e 6 senatori. Gli italiani che hanno scelto di votare in una delle quattro circoscrizioni estere (America Merdionale, America Settentrionale e Centrale, Europa, Asia-Africa-Oceania e Antartide) hanno ricevuto schede e buste dal consolato di riferimento. I loro voti (sono gli unici che possono votare usando la penna invece della matita copiativa che viene consegnata nei seggi) devono pervenire agli stessi consolati. I nostri concittadini che risiedono lontano dalla patria sono anche gli unici che possono esprimere preferenze: due o una a seconda dei parlamentari da eleggere. Gli italiani all’estero. Per la prima volta votano, su liste e candidati propri, gli italiani all’estero. Gli elettori, suddivisi in 4 circoscrizioni dovranno eleggere 6 senatori: Europa (2 senatori); America meridionale (2); America settentrionale e centrale (1) ; Africa, Asia, Oceania e Antartide (1). COME SI ELEGGE IL PARLAMENTO La nuova legge elettorale di impianto proporzionale cambia anche i criteri di elezione dei membri del senato della Repubblica. Anche in questo caso, come per la camera, spariscono i collegi uninominali e i relativi candidati, per dare spazio a liste di partiti e liste «bloccate». L’elezione avviene su base regionale: le 20 circoscrizioni corrispondono esattamente alle 20 regioni. Cambiano però, rispetto alle regole previste per l’elezione dei deputati, le soglie «di sbarramento». E, soprattutto, diversa è la modalità di ripartizione dei seggi. L’assemblea di palazzo Madama sarà eletta, come quella di Montecitorio, in modo proporzionale: più voti prende un partito, più senatori elegge. Ma, a differenza di quanto accade alla Camera, dove la ripartizione tiene conto di quanti voti ha preso un determinato partito in tutta Italia, la ripartizione dei seggi avverrà su base regionale. Vale a dire che ogni regione, proporzionalmente a quanti voti presi dai singoli partiti, eleggerà un certo numero di parlamentari. Anche le soglie (che alla camera vengono calcolate su base nazionale) sono calcolate su base regionale. In altre parole, se la media nazionale di un partito supera la soglia prevista, quel partito potrebbe non raggiungerla in una certa regione. E ciò significa che in quella regione i suoi voti non serviranno ad eleggere alcun senatore. Per l’elezione dei senatori le soglie sono diverse da quelle fissate per la camera. In ogni regione restano fuori: le coalizioni che non arrivano a prendere il 20% voti; i partiti non coalizzati che non raggiungono l’8% dei voti; i partiti coalizzati che restano sotto allo sbarramento del 3% dei voti. Anche il premio di maggioranza, che per la camera viene assegnato tenendo conto dei seggi ottenuti su base nazionale, al senato viene assegnato su base regionale. Ciò vuol dire che se una coalizione vince in Sicilia, e un’altra vince in Emilia Romagna, entrambe, ciascuno nella propria regione, otterranno un «bonus» di seggi pari a far loro raggiungere (sempre in quella regione) il 55% dei consensi. Anche per il senato, come per la camera, non è possibile definire prima quanti saranno i seggi che, in ciascuna regione, rappresentano il premio di maggioranza. Il dato, infatti, dipende da quanto la coalizione vincente si avvicina alla quota del 55% dei seggi spettanti in quella regione. Solo in Valle d’Aosta (un senatore) e in Trentino (6 senatori) è stato mantenuto il sistema uninominale.