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 2008  gennaio 29 Martedì calendario

"Censurato il brano sui licenziati". La Repubblica 29 gennaio 2008. ROMA. Questa è la storia vera di un insolito "rubacuori», protagonista di una canzone proposta e accettata al prossimo festival della canzone a Sanremo, ma a quanto sembra poco amata dai discografici

"Censurato il brano sui licenziati". La Repubblica 29 gennaio 2008. ROMA. Questa è la storia vera di un insolito "rubacuori», protagonista di una canzone proposta e accettata al prossimo festival della canzone a Sanremo, ma a quanto sembra poco amata dai discografici. La canzone è di Federico Zampaglione, alias Tiromancino, s´intitola Il rubacuori e tratta un tema delicato, molto sentito, ovvero quello dei licenziamenti di massa, un tema che, è cronaca di questi giorni, coinvolge pesantemente anche il settore discografico. «Un giorno», racconta Zampaglione, «di fronte a questa drammaticissima situazione di licenziamenti di massa, e avendo per di più un amico rimasto da un giorno all´altro senza lavoro, disperato e senza prospettive, ho sentito la necessità di parlare di questo argomento in una canzone, anche per essere solidale con quelli che si trovavano in questa condizione. Mi è venuta di getto, e il pezzo ne parla in modo molto specifico». La canzone, che abbiamo ascoltato, è tutt´altro che un attacco violento: la storia è narrata in prima persona da un "rubacuori" che altro non è se non un tagliatore di teste, uno di quelli chiamati dalle aziende per fare bruschi ripulisti di personale. un rubacuori nel senso che strappa il cuore alle persone, ne annulla l´esistenza professionale, ma l´atmosfera è trasognata: il "rubacuori" si confessa, ma con una certa amarezza e perfino un fondo di malinconia. Poi cosa è successo? «Con la mia casa discografica, la Emi, stavamo definendo le ultime modalità per l´uscita di un disco live, e eravamo arrivati nella fase finale di contrattazione. Loro hanno voluto sentire il pezzo di Sanremo, sapevano che io avevo voglia di andare al festival, ed erano completamente d´accordo, ci avrebbero sostenuto in pieno. Dopo aver ascoltato la canzone, però, lo scenario è bruscamente cambiato. Pensavo che avrebbero capito che la canzone affrontava un problema generale del paese. E invece il giorno dopo c´è stata un improvviso cambio di rotta: si sono rifiutati d´iscrivere il pezzo a Sanremo e hanno addirittura revocato l´uscita del disco». Forse alla Emi avevano i nervi scoperti perché proprio loro stessi hanno annunciato un taglio di 2000 dipendenti. Ma il pezzo è regolarmente in lista nella gara del festival... «Sì, perché a quel punto abbiamo deciso di iscriverci comunque, come indipendenti, e del resto Baudo appena l´ha ascoltato mi ha dato il massimo sostegno, suo e della commissione selezionatrice. Baudo dice addirittura di essersi commosso quando l´ha ascoltato la prima volta. Per poter cantare questa canzone al festival sono stato costretto a rompere il contratto con la Emi, non c´era altra possibilità». Ma i Tiromancino sono una sigla appetibile per una casa discografica. Non si sono fatte vive altre etichette? «Sì, subito. Altre major si sono dichiarate interessate al disco. All´inizio c´è stato parecchio interesse. Presi gli accordi verbali, dopo l´ascolto del brano si è creato il deserto. Sono spariti tutti. C´è stata una sorta di censura: per la prima volta nella storia di Sanremo non sarà neanche nelle due compilation del festival, gestite dalle quattro major, che di solito contengono tutte le canzoni in gara». Che ne sarà della canzone? «Stiamo decidendo come muoverci, se e come far uscire il disco. L´indignazione non è tanto per il mio caso personale, piuttosto per la volontà di non dare visibilità a persone che in questo momento sono messe male. Negargli anche il conforto che può venire da una canzone. Certo non si risolvono così i problemi, ma almeno cerchiamo di comunicare un po´ di vicinanza. Sono rimasto malissimo, non mi aspettavo una cosa del genere: il pezzo non è offensivo, pensavo ci fosse libertà di espressione, cercavo solo di capire con quale atteggiamento si gestiscono questi tagli. Per un musicista che ha raggiunto una certa visibilità è doveroso mettersi al servizio anche di chi non ha voce, altrimenti si confezionano solo canzoni per un mercato che non tiene conto dei problemi del paese». A quanto pare i discografici l´hanno preso come un attacco diretto... «Non so che dire, di sicuro questa è l´amara storia del "rubacuori": volevo solo mettermi nei panni di chi viene licenziato e mi sono trovato totalmente isolato. Credo che tutto ciò mi causerà un sacco di guai nei rapporti con l´industria, ma ci sono cose più importanti, non si può girare sempre la testa, bisogna mettersi nei panni di chi è in difficoltà. Ho l´impressione che i discografici non si rendano ben conto di quello che succede intorno a loro: pensano solo ai conti». Ma avranno pure dato una spiegazione ufficiale? «Sì l´hanno messa per iscritto: il rifiuto di iscrivere la canzone al festival era dovuto al fatto che non potevano pubblicare il disco, per motivi economici, anche se io ho precisato che ero disposto a tutto, avrei rinunciato al disco, per ora, rinunciavo anche ai soldi, pur di portare la canzone al festival, ma non c´è stato niente da fare, come se, ironia della sorte, fosse necessario licenziare qualcuno per pubblicare il mio disco. Ma se è così non si capisce più qual è il loro lavoro. Ero da otto anni con la Emi, ho venduto molti dischi, non sono uno sconosciuto, con me hanno sempre guadagnato, di certo non c´erano problemi commerciali». Con che stato d´animo andrà al festival? «Tranquillo. Questa storia mi ha indignato e sorpreso, ma quello che m´interessa è continuare a suonare, senza polemica, era solo un piccolo momento di riflessione. Mi interessa proporre una canzone: esprimermi, senza offendere nessuno». GINO CASTALDO