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 2008  gennaio 29 Martedì calendario

Se il Pd va da solo rischia anche nell’Italia «rossa». Il Sole 24 Ore 29 gennaio 2008. ROMA. Premio di maggioranza regionale solo in Toscana, testa a testa perfino in Emilia Romagna

Se il Pd va da solo rischia anche nell’Italia «rossa». Il Sole 24 Ore 29 gennaio 2008. ROMA. Premio di maggioranza regionale solo in Toscana, testa a testa perfino in Emilia Romagna. Se il Pd avesse corso da solo rinunciando a coalizzarsi alle politiche del 2006, pur in un clima allora favorevole al centro-sinistra, il quadro per l’Unione in Senato sarebbe stato devastante. La somma di Ds e Margherita supera o eguaglia quella della Cdl nel suo complesso solo nelle due regioni più rosse: in Toscana 41% circa contro il 38,7% raccolto dalla Cdl, in Emilia Romagna il 39,9% contro il 40,6% della Cdl. In tutte le altre regioni il divario è ben più alto (si veda la tabella in basso). Solo in due regioni è contenuto entro una forchetta del 5 per cento: in Umbria (Ds-Dl al 37,5 contro la Cdl al 42,8) e in Basilicata (Ds-Dl al 35,3 contro Cdl al 39). Anche in una regione di solida tradizione per il centro-sinistra come le Marche il divario supera il 10% (34,3 contro il 45,6 della Cdl). E proprio il 10% è il surplus ottimisticamente calcolato nell’entourage di Walter Veltroni in caso di corsa solitaria e di scelta chiara di fronte agli elettori. Stefano Ceccanti, costituzionalista del Pd vicino al leader, non ha dubbi: la scelta di correre da soli sarà premiata, né si possono fare previsioni che non tengano conto della mobilità dell’elettorato, soprattutto moderato, e del bisogno di semplificazione del quadro politico sentito da gran parte dell’opinione pubblica. «La partita è apertissima – sostiene – anche e soprattutto al Senato». Dello stesso parere Beppe Calderisi, ex radicale esperto di sistemi elettorali ora vicino a Fi. «Bisogna tenere in conto che per i partiti che non si coalizzano la soglia di sbarramento in Senato è molto alta, l’8% – fa notare ”. E questo non può che penalizzare le sinistre a vantaggio del Pd. A mio avviso la partita è aperta, e proprio al Senato». Il "gioco" di trasferire ad oggi i risultati del 2006 vale quello che vale, ma certo indica che la strada intrapresa da Veltroni è quantomeno tutta in salita. E i possibili escamotage sono vietati dalla legge elettorale attuale. Impossibile, ad esempio, presentarsi da soli in alcune regioni e in coalizione in altre: il collegamento tra partiti è dichiarato a livello nazionale e opera automaticamente in tutte le circoscrizioni (il riferimento normativo è l’articolo 14-bis, comma 1 e 2, del d.P.R. 361/1957 come modificato dalla legge 270/2005). Impossibile inoltre presentarsi da soli in alcune regioni e con un simbolo leggermente diverso (ad esempio "Democratici per Veltroni") in altre per correre assieme al Prc: dal momento che la coalizione è legata all’indicazione del capo della coalizione e alla presentazione di un programma, occorrerebbe indicare un diverso capo della coalizione e un diverso programma! «Contestualmente al deposito del contrassegno – si legge nelle Istruzioni per la presentazione e l’ammissione delle candidature del Viminale – i partiti o gruppi politici che si candidano a governare depositano, presso il ministero dell’Interno, il programma elettorale nel quale dichiarano il nome e il cognome della persona da loro indicata come capo della forza politica»). L’unica possibile soluzione resta la vecchia desistenza. Pd da solo ovunque e in alcune regioni il Prc (o la Sinistra arcobaleno) che rinuncia a presentarsi. In nome dell’antiberlusconismo? In cambio di qualche concessione nel programma di governo? O in cambio di qualche candidato ben piazzato in lista? «La desistenza la chiederemo sì, ma direttamente agli elettori», precisa Ceccanti. Ad ogni modo una sfida difficilissima per Veltroni, e la via è stretta e senza uscite. Con il rischio di "consegnare" a Berlusconi un Senato blindato, ben al di là del vantaggio di 11-35 senatori delineato sul «Sole-24 Ore» da Roberto D’Alimonte. Emilia Patta