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 2008  gennaio 29 Martedì calendario

Chi vincerà alla fine? Chiedetelo ai futures. Il Sole 24 Ore 29 gennaio 2008. Chi vincerà le primarie per le elezioni presidenziali Usa? Lo strumento tradizionalmente usato per prevedere l’esito di una competizione elettorale è dato dai sondaggi di opinione, in cui gli intervistati dichiarano la propria intenzione di voto

Chi vincerà alla fine? Chiedetelo ai futures. Il Sole 24 Ore 29 gennaio 2008. Chi vincerà le primarie per le elezioni presidenziali Usa? Lo strumento tradizionalmente usato per prevedere l’esito di una competizione elettorale è dato dai sondaggi di opinione, in cui gli intervistati dichiarano la propria intenzione di voto. Ebbene, tutti i sondaggi effettuati in New Hampshire suggerivano una netta vittoria di Obama, che prontamente non si è realizzata. Non è un fenomeno isolato: negli ultimi anni lo scetticismo nei confronti dei sondaggi è stato nutrito da una lunga serie di previsioni sbagliate, ad esempio sulla sfida tra Bush e Kerry nel 2004 e sulle elezioni italiane del 2006. Al calo della fiducia nei sondaggi fa da contraltare il crescente interesse - almeno negli Usa - per meccanismi di previsione alternativi, come i cosiddetti "mercati predittivi" (prediction markets). Un ibrido tra un sistema di scommesse e un mercato finanziario vero e proprio: su questi mercati (come sugli Iowa Electronic Markets, Iem) vengono scambiati titoli future che pagano un importo fisso di un dollaro se un evento si realizza, e nulla in caso contrario. Ad esempio sugli Iem è quotato il titolo "primarie democratiche vinte dalla Clinton", e vi sono titoli simili per tutti i candidati democratici e repubblicani in lizza. Al pari di un mercato finanziario il prezzo di ciascun titolo oscilla in base all’andamento di domanda e offerta: il prezzo del titolo dovrebbe rispecchiare la probabilità che il mercato attribuisce all’evento sottostante. Chi ritenga che il prezzo di un dato titolo sia troppo basso rispetto alla probabilità che attribuisce al verificarsi dell’evento ha tutto l’interesse ad acquistare quel titolo, contribuendo così al rialzo della quotazione. In questo modo l’informazione verrebbe incorporata nel prezzo del titolo. Ciò non esclude la possibilità di movimenti speculativi nel breve termine. Che cosa ci rivela l’andamento dei mercati predittivi sull’esito delle primarie? Non esistono mercati relativi all’andamento del singolo candidato nelle primarie del singolo stato, ma è interessante seguire le oscillazioni dei titoli relativi all’esito finale. Il 1° gennaio il prezzo del titolo "primarie vinte dalla Clinton" era pari a 62,7 centesimi di dollaro, mentre quello del titolo "Obama" era attorno ai 26 centesimi: il mercato sembrava attribuire una probabilità più che doppia a una vittoria finale della Clinton rispetto ad Obama. Dopo le primarie dell’Iowa del 3 gennaio vinte a sorpresa da Obama le parti si sono invertite: il prezzo del titolo Clinton è crollato fino a 23 centesimi, mentre il titolo Obama è schizzato sopra i 66 centesimi (7 gennaio). Le montagne russe non sono finite lì: l’8 gennaio la Clinton ha conquistato il New Hampshire e il prezzo del suo titolo è risalito sopra i 55 centesimi, mentre quello di Obama ha ripiegato attorno ai 40. Al 27 gennaio la quotazione del titolo Clinton è a quota 60 centesimi, mentre quella di Obama è intorno a 38. Difficile capire se la Clinton sia riuscita a costruire un effetto di trascinamento a suo vantaggio, ma il fatto che le sue quotazioni non abbiano risentito molto della sconfitta in South Carolina avvalora quest’ipotesi. Dato il concentrarsi di primarie in 24 stati nel Super Tuesday del 5 febbraio, sarà interessante seguire il prezzo dei due titoli fino alla vigilia: il giorno dopo non è improbabile che i giochi siano fatti e che le quotazioni dei due titoli divergano vicino allo zero e all’uno. Le primarie repubblicane sono un affare ancora più complicato, ma l’andamento dei titoli correlati mostra chiaramente il rafforzarsi delle chances di McCain e Romney, e il progressivo affievolirsi (ma non annullarsi) di quelle di Giuliani. Il vantaggio dei mercati predittivi rispetto ai sondaggi sta nell’immediatezza: il prezzo del titolo dovrebbe rispecchiare la probabilità attribuita all’evento. Al contrario, i sondaggi di opinione possono fornire un’informazione più puntuale, in quanto vengono effettuati nei singoli Stati in cui si svolgono le primarie. Ma nel momento in cui si voglia prevedere l’esito finale delle primarie diventa difficile tradurre l’esito di un sondaggio nazionale in una probabilità di vittoria. Rispetto ai mercati finanziari, i mercati predittivi sono caratterizzati da un limite all’importo che il singolo può investire: ciò restringe la possibilità di scommettere pesantemente sulla base di informazioni privilegiate di cui si abbia conoscenza (e dunque di incorporare tale informazione nel prezzo), ma rende più difficili gli abusi di mercato. In assenza di tali restrizioni, sarebbe infatti assai preoccupante se mani amiche e profonde avessero la possibilità di gonfiare artificialmente le quotazioni di un candidato e affossare quelle degli avversari. Riccardo Puglisi