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 2008  gennaio 29 Martedì calendario

ARTICOLI VARI SOCGEN

Il Messaggero 28/01/2008.
FRANCESCA PIERANTOZZI
SocGen, ”giallo” sulla truffa. PARIGI - Truffa contro truffa, è guerra aperta alla Société Générale. Jérôme Kerviel, accusato di essere responsabile di un imbroglio da 50 miliardi di euro che ha provocato perdite per quasi 5 miliardi, contrattacca: è tutta una montatura per mascherare le perdite della banca. Alla trentesima ora di stato di fermo e dopo un lungo interrogatorio nei locali della brigata finanziaria a Parigi, gli avvocati del trader accusato dell’imbroglio borsistico del secolo hanno assicurato che Kerviel «non ha commesso nulla di disonesto, non ha rubato e non ha approfittato in nessun modo dei beni della banca». Peggio, la vittima sarebbe lui. I legali Elisabeth Meyer e Christian Charrière-Bournaze hanno già una tesi precisa: la Société Générale ha voluto «alzare una cortina di fumo per distogliere l’attenzione del pubblico da perdite molto più sostanziali accumulate negli ultimi mesi, soprattutto nell’inverosimile follia dei subprime». «Fino al 31 dicembre Kerviel aveva procurato benefici alla banca. Dal primo gennaio, ha preso posizioni a rischio come fanno tutti i trader» hanno spiegato i legali.
Gli avvocati denunciano in particolare le «condizioni volontariamente precipitose e del tutto anormali» in cui la Banca ha liquidato le posizioni (di Kerviel) che avrebbero potuto recuperare punti con il tempo, procurandosi in questo modo perdite per circa 4 miliardi e mezzo di euro». Per i due avvocati non c’è nessun dubbio: siamo davanti al grande «scandalo della Société Générale». Dalla procura di Parigi si sono limitati a confermare che l’interrogatorio è stato «molto fruttuoso» e che Kerviel sarebbe tranquillo e disponibile a collaborare, tanto che il suo stato di fermo è stato prolungato per altre 24 ore. «Kerviel ha assicurato di stare bene fisicamente e psicologicamente» ha detto il capo della sezione finanziaria della Procura di Parigi Jean-Michel Aldebert precisando che il trader ha apportato «elementi molto interessanti» e che ne sapremo di più questa mattina. Particolari sono stati aggiunti anche alla versione ufficiale della Société Générale che ha fornito le prime cifre ufficiali del gigantesco imbroglio borsistico. Cifre inizialmente male interpretate in Italia da un’agenzia, e che hanno provocato un’ennesima crisi di panico. Il vicedirettore generale, Jean-Pierre Mustier ha infatti avanzato ieri la cifra record di cinquanta miliardi di euro che non rappresenta però l’ampiezza del buco nelle casse della banca, bensì il valore nominale complessivo delle posizioni illecite che Kerviel avrebbe accumulato, grazie ad operazioni fittizie, acquistando prodotti a termine indicizzati sulle borse europee. Scoperto l’imbroglio il 18 gennaio, la Société Générale ha in fretta e furia liquidato le posizioni di Kerviel tra il 21 e il 23 gennaio subendo una perdita di 4,9 miliardi di euro. Secondo Mustier, Kerviel avrebbe «mascherato» i suoi ordini d’acquisto, costruendo falsi portafogli azionari di «garanzia». Conformemente alla regolamentazione dei mercati - ha tenuto a precisare Mustier - SG ha deciso di rinviare qualsiasi comunicazione sulla scoperta della frode a liquidazione avvenuta». Fatti i conti, la mattina del 24 gennaio, la terza banca di Francia ha potuto annunciare di aver perso 4,9 miliardi di euro. «Fino ad oggi - ribadiscono ancora a SG cercando di spazzare via i dubbi sulla versione ufficiale - nulla permette di pensare che Kerviel possa aver beneficiato di complicità interne o esterne alla banca».


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LA REPUBBLICA 28/01/2008
ETTORE LIVINI
Il comunicato SocGen. PARIGI - La voragine di 4,9 miliardi aperta da una montagna di derivati (50 miliardi, è stato precisato ieri) nei conti della Société Générale resta ancora senza un colpevole. «Il nostro assistito non ha fatto niente di male, non ha rubato un centesimo e non ha approfittato dei beni di SocGen - hanno detto ieri gli avvocati di Jérome Kelvier, il trader accusato della frode - Anzi, è la banca che sta alzando una cortina di fumo per coprire le sue perdite sui subprime».
L´istituto invece - travolto da una valanga di critiche per i flop dei suoi sistemi di controllo e la scarsa trasparenza nella gestione del caso - si è autoassolto in un comunicato in cui ha spiegato per la prima volta nei dettagli il meccanismo del buco. «Le truffe più complesse si costruiscono spesso con gli strumenti più semplici - ha detto ieri Jean Pierre Mustier, numero uno della divisione trading - Un solo uomo, per quanto ne sappiamo, ha fatto il guaio così come è bastato un solo trader per chiudere in tre giorni tutte le posizioni a rischio».
La ricostruzione presentata ieri a Parigi ricalca nei meccanismi ciò che già si sapeva. Kerviel ha acquistato contratti che scommettevano sui rialzi delle Borse senza bilanciarli - come prevede la sua attività - con quelli al ribasso. Ma ha contabilizzato nel circuito telematico della banca questi paracadute in conti fittizi, aperti aggirando i controlli. Il trader 31enne, hanno spiegato ieri i magistrati parigini che hanno prolungato di altre 24 ore lo stato di fermo, «sta collaborando con la giustizia».
SocGen ha provato ieri soprattutto a respingere con la forza delle cifre l´accusa di aver causato il crollo dei mercati europei di lunedì 21 gennaio, il giorno in cui ha iniziato a liquidare gli strumenti a rischio, inducendo secondo alcuni la Fed (all´oscuro dei problemi francesi) a tagliare di 0,75 punti base il tasso di sconto. «Le Borse erano già scivolate venerdì e la seduta di quel giorno era iniziata con un pesante ribasso dei listini asiatici», sostiene Parigi. Non solo: «Il volume di vendite, contrariamente alle accuse che arrivano soprattutto dalla Germania, è stato perfettamente nella norma».
Nei tre indici interessati (l´Eurostoxx, il Dax e l´inglese Ftse) il picco è l´8,1% del totale degli scambi registrato sull´Eurostoxx il 21 gennaio. La banca ha alzato il velo sui suoi guai solo giovedì scorso, dopo aver chiuso le posizioni aperte da Kerviel suscitando forti mal di pancia nel resto del mondo del credito (tenuto all´oscuro fino ad allora) e tra i risparmiatori ignari. La liquidazioni dei derivati a rischio, ricordano nel quartier generale dell´istituto guidato da Daniel Bouton, sono state approvate sia dal cda che dalla Banca di Francia e dalla Borsa transalpina.
La valanga di perdite inizia però a far saltare qualche testa. Ieri Société Générale ha rimosso o trasferito quattro dirigenti dell´area investimenti. Resistono invece, malgrado le pressioni, sia Mustier che Bouton.

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IL GIORNALE 28/01/2008
Alberto Toscano
Société Générale denuncia: frode da 50 miliardi di euro. Parigi - «Lo scandalo più grande del XXI secolo in Francia», è la definizione che viene data dai media alla frode gigantesca, che vede in stato di fermo il trader Jérôme Kerviel, 31 anni, l’uomo nell’occhio del ciclone. Un uomo sulle cui motivazioni esistono parecchi dubbi.
Ieri è venuto a galla un sospetto sconvolgente: quello secondo cui il golden boy, che lavorava alla Société Générale (SocGen) dal 2000 e che in sala mercati si occupava dal 2005 di «contratti a termine», fosse in realtà un hacker, deciso a sabotare dall’interno il sistema informatico e finanziario di cui era lui stesso figlio. Una rotella impazzita di un meccanismo più grande di lui. Gli inquirenti non scartano alcuna ipotesi. SocGen è la seconda banca francese. Venne privatizzata nel 1987 per volontà dell’allora superministro neogollista dell’Economia Edouard Balladur e fu oggetto nel 1999 di un autentico assedio da parte del gruppo finanziario concorrente Bnp, la Banque nationale de Paris. In un anno decisivo per lo sviluppo del sistema bancario transalpino, appunto il 1999, Bnp riuscì a fagocitare con un’Opa ostile la banca Paribas (dando vita all’attuale gruppo Bnp-Paribas), ma fallì la scalata a SocGen a seguito di una discussa decisione della Banca di Francia.
Una volta preservata l’indipendenza, SocGen ha moltiplicato il proprio dinamismo planetario, un po’ come - in condizioni diverse - aveva fatto il Crédit Lyonnais nel periodo a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, quand’era ancora una banca pubblica. Il Lyonnais è stato salvato dal tracollo grazie ai quattrini dei contribuenti, con cui è stata ripianato un buco costato quanto il tunnel sotto la Manica: 15 miliardi di euro. Stavolta nessuno sa esattamente quale sia il costo del disastro di SocGen, ma i tempi sono cambiati e - concorrenza oblige - le casse dello Stato non possono più essere utilizzare per pompare linfa vitale in un gruppo bancario che ha sbagliato i propri conti e le proprie strategie. SocGen sta dunque rischiando una crisi dalle imprevedibili conseguenze.
Ieri le fonti di questa banca hanno rivelato che il golden boy Kerviel aveva spinto le proprie speculazioni sui mercati finanziari fino a prendere «posizioni» per 50 miliardi di euro, circostanza che ha costretto il presidente Daniel Bouton e il vertice del gruppo a liquidare tutto il liquidabile per evitare il peggio. SocGen dice che il comportamento fraudolento del suo giovane trader è stato scoperto il giorno 20 gennaio e che l’uscita dalle posizioni ad alto rischio si è conclusa la sera del 23 gennaio con la vendita di una montagna di «futures». Le fonti del gruppo ammettono d’aver perso in questa serie di operazioni la cifra di 4,9 miliardi di euro, ma nessuno può escludere un deficit superiore. Ben al di là della linea psicologica dei 5 miliardi di euro. I magistrati e gli ispettori del «polo finanziario» della giustizia francese vogliono capire se ci sia qualcuno dietro a Jérôme Kerviel. Sabato quest’ultimo si è presentato spontaneamente alla polizia e gli è stato notificato un provvedimento di fermo. Ieri sono continuati gli interrogatori e alle 13 il fermo è stato prorogato di 24 ore. Oggi potrebbe scattare un provvedimento più grave: incriminazione per truffa, con la custodia cautelare del sospetto.
Alla sede di SocGen c’è chi trema di fronte alle parole pronunciate dall’esponente della procura parigina Jean-Michel Aldebert: «Kerviel sta collaborando ed è pronto a fornire spiegazioni». Ci si chiede se il sospetto sia sul punto di fare i nomi di personaggi più potenti di lui nella gerarchia di SocGen. Sul tavolo dei magistrati ci sono la denuncia di un piccolo azionista e quella che proprio SocGen ha formulato nei confronti del suo ex dipendente. Ci sono anche i dossier rastrellati venerdì durante le perquisizioni effettuate alla casa del golden boy a Neuilly-sur-Seine, lussuosa località nei pressi di Parigi, e al suo ufficio nel palazzo che ospita la sede del gruppo.
Resta da capire se Kerviel sia stato un «sabotatore del sistema», un truffatore, uno strumento di mani misteriose o semplicemente uno squilibrato. Certo di danni ne ha fatti tanti.

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Corriere della Sera 28/01/2008
Corinna De Cesare
Un giro da 50 miliardi nella frode alla SocGen. MILANO – Si fa sempre più fitta la storia del trader francese trentunenne che, aggirando i controlli interni e il sistema informatico di Société Générale, la seconda banca francese, ha creato un buco di 4,9 miliardi di euro. Perché a una settimana esatta da quando la truffa di Jérôme Kerviel è stata scoperta le perplessità sul caso non diminuiscono.
Il quotidiano Le Monde
ha registrato ieri un dubbio ventilato da più parti: ovvero che il giovane trader non abbia agito da solo, per fini per ora non del tutto identificabili.
Ieri l’istituto francese ha diffuso un comunicato che ricostruisce l’intera vicenda, lasciata alla responsabilità del solo Kerviel. Dall’altra parte invece si sono schierati gli avvocati del trader trentunenne: «Jérôme Kerviel non ha approfittato in alcun modo dei beni della banca», hanno dichiarato Elisabeth Meyer e Christian Charrière-Bournazel.
Sul caso si farebbe «solo un po’ di fumo per distogliere l’attenzione dalle perdite più sostanziali che la banca ha accumulato negli ultimi mesi», quelle relative ai mutui subprime. Di fatto, ha puntualizzato ieri Jean-Pierre Mustier, responsabile dell’investment banking SocGen, rispondendo ai giornalisti, non è possibile «garantire al 100%» che la frode elaborata dal trader infedele sia tutta farina del suo sacco, anche se «al momento non vi è alcuna prova che il trader abbia ricevuto aiuto esterno».
Jérôme, il ragazzo «serio e riservato» con la passione per il judo che era a Société Générale da 7 anni, è comunque in stato di fermo ormai da due giorni. Prelevato sabato dalla «brigade financière», la Finanza francese, durante gli interrogatori di questi giorni ha collaborato con gli inquirenti. «Tutto sta andando bene – ha detto Jean Michel Aldebert, capo degli inquirenti della polizia di Parigi – l’uomo sta cooperando ed è pronto a spiegare quello che è successo ». A fine serata Aldebert ha poi aggiunto che l’interrogatorio è stato «estremamente fruttuoso». L’appartamentino del trader a Neuilly-sur-Seine, nei pressi della capitale francese, è stato perquisito.
Così come il suo ufficio alla Défense da dove sono stati prelevati diversi documenti. La procura di Parigi ha aperto un’inchiesta. Il fermo di Jérôme scade oggi alle 13 ed entro quell’ora le autorità francesi dovranno decidere se intentare un vero e proprio procedimento penale nei suoi confronti oppure rilasciarlo. I capi d’accusa, nel primo caso, potrebbero anche dare qualche indicazione sul risultato delle indagini e degli interrogatori.
Di fatto, Kerviel sarebbe riuscito a mascherare la montagna di posizioni illegali da 50 miliardi di euro aprendo, contestualmente alle scommesse sugli indici dei mercati, un egual numero di false coperture. Eppure i segnali d’allarme non sarebbero mancati. Pare che la banca francese abbia ricevuto informazioni sull’acquisto di 140.000 contratti sull’indice Dax. Nella sua ricostruzione SocGen sostiene che i primi sospetti che qualcosa non fosse in regola si sono materializzati venerdì 18 gennaio, ma che Kerviel abbia ammesso le sue irregolarità il giorno successivo. Identificate le posizioni finanziarie, il presidente Daniel Bouton avrebbe informato la Banca di Francia e la Consob francese (l’Amf) domenica 20. In tre giorni di fuoco (dal 21 al 23), con i mercati azionari del mondo a picco, i banchieri SocGen hanno venduto tutti i contratti aperti da Kerviel, operazione che alla fine ha prodotto 4,9 miliardi di euro di perdita. Scossa dalla frode miliardaria, e dagli altri due miliardi andati in fumo con i mutui subprime, SocGen procederà all’aumento di capitale di 5,5 miliardi di euro. E nel consorzio di garanzia potrebbero trovare posto con una piccola quota anche le italiane Mediobanca e Banca Imi del gruppo Intesa Sanpaolo.

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LA STAMPA 25/01/2008
FRANCESCO MANACORDA
I bancari manolesta: giovani e invisibili. MILANO. Segni particolari: nessuno. Modesti, discreti, apprezzati per le loro capacità e mai sotto i riflettori. I responsabili dei grandi buchi finanziari dell’ultimo ventennio hanno in comune un «low profile» contro il quale l’improvvisa e indesiderata notorietà detona sempre con clamore assordante.
Oggi tocca al trentunenne Jérôme Kerviel, faccia da ragazzino, retribuzione annua sotto i 100 mila euro: un paria nel mondo dei turbo-trader con Porsche d’ordinanza. Non era molto differente il suo predecessore, quel Nick Leeson che nel 1995 si conquistò fama planetaria con un buco da 1,4 miliardi di dollari in derivati sull’indice Nikkei inflitto alla Barings, e mise così fine ai 230 anni di storia della banca inglese. Impressionanti le affinità tra i due, come già ieri faceva notare il Financial Times: entrambi passati dal «back office», la parte amministrativa dove si impara a conoscere - e ad eludere - i controlli interni, alla contrattazione sugli strumenti finanziari, capaci di nascondere la vera entità del loro giro d’affari; e poi, anche se Leeson la Porsche ce l’aveva, all’allievo francese lo accomuna anche il fatto che tutti e due speculavano senza l’obiettivo di trarre un profitto personale dalle operazioni. La stessa molla forse spinse anche Yasuo Hamanaka, l’operatore sul mercato dei metalli della giapponese Sumitomo, prima di ammettere nel 1996 dieci anni di operazioni non autorizzate - e un buco da 2,6 miliardi di dollari in speculazioni sul rame - con tanto di firme false dei superiori. Kerviel, comunque, non si agiti. Il crimine finanziario forse non paga, ma di sicuro non costa. Non molto, almeno. Neanche quattro anni di galera per Leeson, che pure era stato condannato a sei anni da un tribunale di Singapore, un record di otto anni per il più perserverante Hamananka.
Poi ci sono strade alternative: chiedere ad esempio a Peter Young, che nel 1996 aprì un buco da 220 milioni di dollari nei fondi che gestiva per la Morgan Grenfell, poi si presentò al processo in gonna e calze a rete e fu giudicato non imputabile. O domandare, se mai si riuscirà a trovarlo, a Liu Qibing. I colleghi della Borsa metalli di Londra giurano che fosse un operatore della società pubblica cinese attiva nel settore. Le autorità di Pechino negano che sia mai esistito. Sta di fatto che il suo nome è apparso sui contratti fino al 2005. Poi, dopo aver puntato sul ribasso del rame e perso clamorosamente, è scomparso nel nulla. E dopo? Leeson, la vera star del sistema, ha scoperto Dio, divorziato dalla moglie, scritto una biografia intitolata proprio «Rogue trader», da cui è stato tratto un film con Ewan McGregor. Ora vive in Irlanda: a Singapore di lui è rimasto un cocktail servito all’Harry’s Bar locale. Il «Bank Breaker» - lo «spaccabanca» - una parte di liquore al melone Midori, una parte di whisky e due di soda: scende giù dolcemente ma poi tira un calcione nello stomaco all’incauto bevitore. Da ieri «Bank Breaker» per tutti, anche sulle sponde della Senna.

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IL SOLE 24 ORE 25/01/2008
Attilio Geroni
SocGen, truffa da 4,9 miliardi. Parigi. Un giovane trader spregiudicato, emulo di Nick Leeson, ha causato una perdita enorme, 4,9 miliardi di euro, ad una delle più blasonate istituzioni finanziarie europee, Société Générale, leader mondiale nei derivati azionari. Come sempre, la realtà è ben più inquietante e spettacolare della fantasia ed è proprio su questo prodotto, anzi nella sua categoria più semplice e primitiva, i futures sugli indici di Borsa chiamati in gergo «plain vanilla», che Jerome Kervel, 31 anni, aveva accumulato posizioni per almeno 50-60 miliardi di euro.
Scoperte sabato scorso, queste posizioni sono state liquidate dalla banca all’inizio della settimana, in coincidenza con il peggior periodo conosciuto dai mercati finanziari negli ultimi sette anni. Risultato: un buco di oltre 4,9 miliardi di euro, annunciato ieri mattina a titolo sospeso, cui si aggiungono svalutazioni per 2 miliardi di euro, ovviamente legate a perdite nei subprimes. Da ciò è conseguito un terzo annuncio, quello di una prossima ricapitalizzazione da 5,5 miliardi di euro per riportare il coefficiente patrimoniale Tier 1 a livelli di sicurezza. La banca registrerà un utile 2007 compreso tra i 600 e gli 800 milioni di euro rispetto agli oltre 5 dell’anno prima.
Daniel Bouton, presidente e direttore generale di Société Générale, ha presentato una lettera di dimissioni, subito respinta dal cda della banca e, assieme al vicedirettore generale Philippe Citerne, ha compiuto un gesto di contrizione rinunciando sia al bonus previsto per l’anno scorso sia ai primi sei mesi di remunerazione fissa per quest’anno. Oggi, sui giornali francesi si scuserà con i clienti spiegando in una lettera che cosa è accaduto.
Non sarà facile, come non è stato facile spiegarlo ieri in conferenza stampa. Imbarazzante raccontare come un «signor nessuno», un dipendente senza particolare esperienza o posizione dirigenziale abbia potuto eludere i sofisticati sistemi di controllo e di gestione del rischio che dovrebbero essere propri di un’istituzione come Société Générale. In realtà, ha spiegato una fonte finanziaria qualificata al Sole 24 Ore, proprio questo suo essere un perfetto sconosciuto, «con anni di esperienza nel back office e quindi con una conoscenza approfondita dei sistemi informatici» potrebbero averlo aiutato a fare ciò che ha fatto.
Il buco di Société Générale, ampliato dalla svalutazione legata ai subprime, mostra che anche il sistema bancario francese non è al riparo dalla crisi attuale e che vale la pena ricordare come nei giorni scorsi Crédit Agricole abbia dovuto vendere la sua partecipazione diretta in Suez per rafforzare il capitale, dopo aver annunciato in dicembre una svalutazione di 2,5 miliardi di euro. Ciò ha costretto Bnp Paribas a emettere un comunicato nel quale dice di non avere nulla nei propri conti che giustifichi un avvertimento ai mercati e dove si anticipa alla settimana prossima, «tenuto conto dell’inquietudine eccezionale che perturba i mercati», una stima sui risultati del 2007, in precedenza attesi per il 20 febbraio.
Nel fine settimana Bouton e i suoi collaboratori hanno lavorato di concerto con la Banca di Francia e con l’autorità di Borsa, l’Amf, per risolvere la crisi nel più breve tempo possibile. Sia la banca centrale sia la magistratura hanno avviato un’inchiesta, mentre l’istitituto di credito ha denunciato il dipendente per falsificazione fraudolenta di documentazione bancaria, per l’utilizzo di tale documentazione e per frode informatica.
La ricostruzione dei fatti non convince tutti. Elie Cohen, economista e docente a Sciences Po, ha detto all’Afp che «è difficile credere a questa spiegazione», soprattutto perché pare che il trader avesse aperto queste posizioni sui futures durante tutto il 2007. E riporta il sentimento generale colto nelle sale operative dove si pensa che la banca «abbia esagerato l’ampiezza della malversazione per nascondere altre operazioni di mercato andate male» e che non si arriva ad una simile cifra da soli, per giunta senza responsabilità dirigenziali. Il dubbio che si insinua è pesante, ma al momento non esistono elementi oggettivi di riscontro. Un’altra fonte finanziaria non lo ritiene invece possibile, proprio alla luce della precipitosa liquidazione delle posizioni in un momento estremamente critico per i mercati, segnale di una scoperta improvvisa e traumatica: «La divisione banca d’investimento a Société Générale è il fiore all’occhiello dell’istituto, la gallina dalle uova d’oro, e come tale ha sempre goduto di una certa autonomia, quasi fosse uno Stato nello Stato. dunque possibile che questo atteggiamento abbia portato ad un allentamento dei meccanismi di controllo».
Dopo la ripresa delle contrattazioni, il titolo ha chiuso con un ribasso del 4% a 75,81 euro, mentre dall’inizio dell’anno ha perso il 23%. L’attuale fase di debolezza della banca ha rilanciato le speculazioni su una sua possibile acquisizione da parte dei concorrenti.

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LA REPUBBLICA 25/01/2008 
GIAMPIERO MARTINOTTI
Svaniti nel nulla 5 miliardi a Parigi la truffa dei record. PARIGI - La speculazione può vestire i panni di un piccolo uomo, di un modesto funzionario di banca, capace di perdere cinque miliardi di euro senza che nessuno se ne accorga in una delle più grandi banche europee. Passerà alla storia come lo scandalo "plain vanilla", espressione gergale in cui la vaniglia non c´entra niente, ma che definisce solo operazioni semplici sul mercato dei "futures": in pratica, puntate sul rialzo o sul ribasso di merci, valute, azioni o quant´altro. Jérome Kerviel, trentuno anni, stipendio attorno ai 100 mila euro annui, ha giocato tutto sul rialzo delle Borse. Non per sé, ma per il suo istituto di credito.
Secondo la versione ufficiale, una certa genialità perversa gli ha consentito di operare in segreto, sfuggendo ai controlli dei suoi superiori. Sabato, quando le temerarie operazioni di Kerviel sono state scoperte, Daniel Bouton dev´essere impallidito: uno dei più rispettati banchieri europei, l´uomo che da più di dieci anni guida con competenza e abilità la Société Générale, si è accorto di essere stato truffato da un quadro di media importanza. Bouton ha offerto le proprie dimissioni al consiglio di amministrazione della banca, che le ha respinte, ma ha sudato e dovrà ancora sudare molto più delle proverbiali sette camicie per spiegare ai mercati come e perché un suo dipendente ha potuto bruciare da solo cinque miliardi di euro. E la Banca di Francia avrà il suo bel daffare per chiarire come sia possibile sfuggire a tutti i controlli.
Ieri mattina, gli operatori di Borsa non hanno creduto ai loro occhi leggendo il comunicato della Société Générale: la tredicesima banca europea per capitalizzazione annunciava quasi sette miliardi di perdite. Due dovuti alla crisi americana dei subprime, 4,9 provocati dalla più grande truffa finanziaria della storia. I precedenti, infatti, non reggono il confronto: tra il 1986 e il 1996 Yasuo Hamanaka ha fatto perdere alla Sumitomo una cifra equivalente a 1,8 miliardi in euro per le sue speculazioni sul rame. E nel 1995 la Barings è fallita a causa delle pazzie di Nick Leeson, che aveva accumulato un miliardo di euro di perdite scommettendo sulla borsa di Tokyo e i prezzi del greggio. In meno di un anno, Kerviel ha perso più dei suoi più spericolati predecessori. Senza mettersi un centesimo in tasca, ma forse solo per fare un colpo e diventare un "pezzo grosso" della finanza.
Sabato, i dirigenti della banca avrebbero scoperto le malefatte del loro quadro e avrebbero deciso di agire in tutta fretta, liquidando tutte le posizioni aperte da Kerviel sul mercato dei "futures". Data la situazione delle Borse, la vendita è avvenuta in uno dei momenti peggiori e ed è costata un´enormità. Kerviel è stato licenziato e denunciato, i suoi diretti superiori hanno dato le dimissioni, Bouton e il suo vice hanno rinunciato ai loro "premi" per il 2007 e allo stipendio dei primi sei mesi del 2008.
Per l´esercizio 2007, grazie all´ottima gestione passata, la banca presenterà, nonostante tutto, un utile compreso fra i 600 e gli 800 milioni contro i 5,2 miliardi dell´esercizio precedente. E per rimettersi la Société Générale farà nelle prossime settimane un aumento di capitale di 5,5 miliardi, praticamente già coperto.
Sospeso in mattinata, il titolo è calato del 4,14 per cento. Poco rispetto alla batosta subita, ma non bisogna dimenticare che negli ultimi sei mesi la Générale ha perso il 40 per cento del suo valore.
Ma com´è stata possibile una truffa di queste proporzioni?
Secondo Bouton, il trader conosceva perfettamente i sistemi di controllo, realizzava operazioni fittizie per nascondere quelle reali al momento delle verifiche. In un servizio in cui lavorano 2 mila 500 persone, nessuno se n´è accorto fino a quando non ha iscritto un´operazione che è apparsa ai controllori impossibile.
Kerviel lavorava su contratti a termine semplici, "plain vanilla", cioè limitati ad opzioni di acquisto o di vendita, che nel suo caso erano ancorati agli indici delle Borse europee.
Bouton ha cercato di rassicurare gli azionisti e i mercati: «Tutte le falle dei sistemi di controllo sono state corrette, grazie all´aumento di capitale la banca è più solida di prima».
Tutti lo hanno appoggiato: dal governatore della Banca di Francia, Christian Noyer («La Générale è solida, la sua situazione è sana. Si tratta di un incidente, di una truffa inaudita, inverosimile») al ministro delle Finanze, Catherine Lagarde («I suoi fondi propri sono sopra la media»). E da Davos, François Fillon ha cercato di calmare gli animi: «E´ un affare serio, ma non ha niente a che vedere con la crisi dei mercati finanziari». In privato, però, gli uomini del ministero delle Finanze sono furiosi: la storia appanna l´immagine della piazza parigina, spaventa i piccoli azionisti in un momento delicato, accresce lo scetticismo degli operatori economici.
Non pochi però avanzano dubbi sulla versione ufficiale. «E´ difficile credere a questa spiegazione - dice ad esempio Elie Cohen, uno dei più noti economisti francesi - nelle sale operative si ritiene che non sia possibile che una persona possa averlo fatto da solo. Si pensa invece che la banca abbia esagerato l´ampiezza della malversazione per nascondere varie operazioni di mercato andate male».
Fino a prova contraria però il responsabile di tutto questo resta un uomo di trentun anni, entrato alla Générale sette anni fa, considerato da alcuni un genio informatico, da altri una personalità vulnerabile. Secondo alcuni sindacalisti, i dirigenti della banca hanno parlato di un uomo con «un eccezionale talento di dissimulazione». Si parla anche di problemi familiari, di "suicidio professionale". Se così fosse, c´è poco da stare allegri: gli stati d´animo di un piccolo uomo avrebbero potuto far colare a picco una delle più grandi e credibili banche europee.


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