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 2005  aprile 28 Giovedì calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 16 LUGLIO 2007

Oscar Pistorius è nato a Pretoria (Sudafrica) il 22 novembre 1986 con una grave malformazione: non aveva perone, in nessuna delle gambe. Ivo Romano: «Di lì, il tragico dilemma per mamma Sheila e papà Heinke: fargliele amputare o rassegnarsi a vederlo su una sedia a rotelle vita natural durante. Scelta obbligata. E fu così che, in una sala operatoria, gli recisero parte della sua giovinezza, prima di restituirgliela con due protesi. Il bimbo cresceva, le protesi cambiavano. Il bimbo diventava un adolescente, cambiavano pure i suoi interessi. Lo sport, innanzitutto. Nel water polo era una promessa. Perfino nel rugby riusciva a emergere. Ma la malasorte gli si mise di traverso: un infortunio al ginocchio, a 14 anni, gli chiuse per sempre la porta di qualunque sport di contatto. Scelse l’atletica». Venerdì è arrivato secondo nei 400 piani nella finale B del Golden Gala di Roma. [1] Prossimi obiettivi: partecipare alle Olimpiadi di Pechino 2008 (se non addirittura ai prossimi mondiali di Osaka), vincere quelle di Londra 2012. [2]

Pistorius è oggi «la cosa più veloce senza gambe». Dice: «Non sono disabile, è solo che non ho due gambe. Non c’è nulla che io non possa fare: ho solo avuto bisogno di gambe differenti». [1] E poi: «Quando la gente mi chiede: cosa provi ad avere le gambe artificiali?, io rispondo: non lo so, tu cosa provi ad avere due gambe reali?». [3] Romano: «Straccia record e miete successi, dalle Paralimpiadi di Atene del 2004 (vinse nei 200 metri) ai Mondiali 2006 (oro nei 100, 200 e 400), senza contare che nella sua categoria detiene i primati iridati di 100, 200 e 400 metri. Un grande in pista, un personaggio fuori. Biondo, bello e simpatico, un sex-symbol, con molte fans. E poi ha alle spalle sponsor che se ne disputano il perfetto volto e la storia a suon di quattrini». [1] Maurizio Porro: «Corre veloce come quel Forrest Gump che abbiamo conosciuto e amato teneramente al cinema. Corre per lasciarsi battere dal vento, per lasciarsi andare alla felicità di qualcosa che sa fare bene, per superare gli altri, quelli normali, per omologarsi. Corre per liberarsi dal pensiero dell’handicap». [4]

All’Olimpico Pistorius ha corso in ottava corsia. All’inizio faticava a trovare la cadenza adatta, dopo 150 metri le speranze di fare bella figura sembravano svanite, ma all’entrata in curva ha cambiato marcia. Gianni Merlo: «Gli avversari hanno cominciato ad avvertire l’affanno, lui ha iniziato invece a macinare con metodo la pista dell’Olimpico. Dall’ingresso del rettilineo d’arrivo in poi ha recuperato metri su metri, ha scavalcato i giovani asfissiati dall’acido lattico. arrivato ad insidiare anche Braciola, l’unico che aveva accumulato un vantaggio sufficiente a resistergli in fondo. Ha chiuso al secondo posto in 46”90, lontano dal primato personale, ma probabilmente ha pagato la tensione della vigilia. già stavo bravo a non affondare, anzi. Ci ha fatto piacere vedere poi che gli avversari sono andati ad abbracciarlo. Non era una spot da libro Cuore, ma semplice umano rispetto». [5]

La presenza di Pistorius a fianco degli atleti normodotati è una grande conquista per il mondo della disabilità. Arsenio Veicsteinas, direttore dell’Istituto di esercizio fisico, salute e attività sportiva dell’Università di Milano: «Ma se mi si chiede una valutazione funzionale e biomeccanica devo dire che la sua situazione motoria e quella dei suoi avversari non è paragonabile. vero che per questo ragazzo la partenza e l’accelerazione sono più complesse per la mancanza dei gruppi muscolari della parte inferiore della gamba, ma le protesi che utilizza permettono un recupero di energia elastica che assolutamente non è paragonabile a quella del complesso muscolo-tendine di un atleta normodotato». [6] All’inizio Pistorius correva usando al posto dei piedi «le pale degli elicotteri dell’aviazione sudafricana». Adesso è rifornito dalla ditta islandese Ossür (che vende quelle protesi a circa 25.000 euro). [7] Gennaro Bozza: «Una volta, un giornalista lo irritò con una domanda inverosimile. Le lamine che Oscar usa per correre sono chiamate Cheetahs. E gli fu chiesto: ”Prendono il nome da cheat?”. In inglese ”cheat” significa ”imbroglio” e ha lo stesso suono di ”cheet”. L’accusa è che le lamine siano troppo lunghe e che favoriscano una falcata più ampia». [8]

Le protesi di Pistorius sono «armi tecnologiche, costruite per esaltarsi sulle piste sintetiche». Emanuela Audisio: «Non è un caso che il suo soprannome sia Blade Runner». [9] Alex Zanardi (il pilota che continua a correre nonostante un incidente in pista gli abbia fatto perdere le gambe): «Si chiama: protesi elastica ad alta restituzione di energia. Se la restituisce, prima gliela devi mettere. Mica te la regala. E pensiamo alla partenza: per lui è come scattare sulla sabbia. Provate. Lì contano i polpacci e le caviglie. E lui non le ha. E pensiamo anche all’equilibrio». [10] Pietro Mennea (ex primatista mondiale dei 200 metri, medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Mosca ”80): «Oscar è svantaggiato rispetto ai normodotati. Guardatelo sui blocchi di partenza, non ha i piedi e non ha le gambe, partire è più difficile. E poi in curva non è facile correre con le protesi». [11]

L’energia elastica superiore alla norma permette a Pistorius, quando ha raggiunto una buona velocità, di avere un’ampiezza della falcata decisamente superiore alla norma e questo, si dice, svantaggia gli atleti normodotati. Veicsteinas: «Per volgarizzare posso fare un esempio semplice: saltare in alto e con l’asta. Nel primo caso si utilizziamo muscoli e tecnica, nel secondo si è aiutati pure da un attrezzo. Ecco, le protesi di Pistorius sono un vero e proprio attrezzo. Forse potrebbe gareggiare con i normodotati, ma solo dopo una seria valutazione in un centro funzionale specializzato che determini esattamente handicap e vantaggi». [6] Zanardi: «E se anche, e sottolineo il se, trovassero che ha qualche aiuto? ingiusto negargli per questo la competizione. Potremmo dire: ok, aggiusti la falcata, ma fatelo partire 10 metri avanti perché in partenza è svantaggiato. Va bene così? Non scherziamo, occorre valutare tutto. E poi, gli altri che usano le sue stesse protesi vanno così forte?». [10]

’Athletics Weekly” ha pubblicato un sondaggio: il 68 per certo degli intervistati, tra cui dei diversamente abili, pensa che non sia giusto che Pistorius possa andare alle Olimpiadi. [12] Quella di Pistorius è un’incredibile rivoluzione culturale: da venerdì ci sono normodotati che invidiano e temono un atleta disabile. Luca Valdiserri: «Non lo dicono ancora apertamente, perché non è politically correct, ma lo diranno presto. Quando magari li batterà all’Olimpiade e porterà loro via sponsor e premi». Il limite per partecipare ai Mondiali di Osaka, il prossimo agosto, è 45”95. Il suo miglior tempo (a meno che non abbia fatto di meglio ieri a Sheffield) è 46”34 (ipse dixit) o 46”56 (Federatletica sudafricana). [13] Claudio Arrigoni: «Vuole arrivare ai Giochi, ma forse non sarà così. A Roma c’erano telecamere solo per lui, per osservare la sua corsa, per capire se quelle protesi lo avvantaggiano. La Iaaf, la Federazione internazionale di atletica, studierà anche le immagini di Roma e quelle di Sheffield. Il 23 agosto prenderà un decisione, dirà se Oscar può correre o no con atleti normodotati». [10] Pistorius: «Il comportamento della federazione mondiale di atletica non è professionale, ma solo discriminatorio nei miei confronti. Non mi hanno mai chiamato per farmi spiegare tutto quello che riguarda le mie protesi». [5]


Pistorius potrebbe avere problemi anche a correre con i disabili. Le polemiche cominciarono quando ad Atene, nel 2002, vinse i 200 metri alle Paraolimpiadi: era l’unico in finale a essere un amputato bilaterale, cioè a entrambe le gambe. «Io ho una gamba sana, Oscar ha due protesi che danno grande spinta, specie sui 200 e 400 metri, non è giusto corra con gli amputati a una sola gamba», si lamentò Marlon Shirley. [14] Roberto La Barbera, amputato a una gamba sotto il ginocchio, medaglia d’argento nel salto in lungo alla Paralimpiade di Atene, uno dei più grandi atleti amputati del mondo: «Ha vantaggi per quelle protesi superreattive, che lo alzano più di quello che deve essere. Corre forte come me o come Marlon Shirley, ma arriva 50 metri prima». [15]

Per chi ha una sola gamba, le lamine non possono essere troppo reattive, perché danneggerebbero il gesto tecnico della gamba senza protesi. La Barbera: «Pistorius può averne due molto reattive. Inoltre, non è rispettata la proporzione anca-ginocchio e ginocchio-piede: le lamine sono troppo lunghe e questo porta Pistorius ad avere una falcata, secondo me, di 3 metri e oltre. Quella di Asafa Powell è 2.80. Quindi, c’è bisogno di definire bene le regole». [8] Molti parlano di ”doping tecnologico”. Luca Pancalli, vicepresidente del Coni e presidente del comitato italiano paralimpico: «La ricerca sui materiali è ormai parte integrante nello sport. C’è nella vela, c’è in Formula Uno. E poi le innovazioni sviluppate in quei campi diventano utili per l’intera società. Nel caso delle protesi per i disabili, questo ragionamento vale doppio. Con questo non voglio sostenere il doping tecnologico, che comunque resta migliore di tante altre forme di doping. Dico solo: poniamo delle regole precise e rigide e poi sviluppiamo materiali e tecnologie nel rispetto di queste regole». [16]

Quella di Pistorius è una pretesa eccessiva? Audisio: « troppo bravo per gli handicap, non lo è abbastanza per i normodotati. Magari i regolamenti non prevedono la sua eccezione. Ma quello che è sbagliato è che l’atletica che corre i cento metri in 9”77 ci metta un secolo a dargli una riposta». [9] Pancalli: «Le immagini di Pistorius sono finite su tutti i network nazionali. Avete idea di cosa voglia dire per un ragazzo che è rimasto vittima di un incidente e che magari in queste ore sta affrontando un dramma accendere la tv e vedere una cosa del genere? Penso che solo questo valga una medaglia». [16] Zanardi: «La verità è che Oscar ha due ”maroni” che, anche se gli togliessero le protesi, potrebbe correre e vincere su quelli». [10]