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 2007  febbraio 07 Mercoledì calendario

La questione è straordinariamente delicata, tocca un nodo cruciale e quanto mai doloroso nei rapporti tra ebraismo e cristianesimo

La questione è straordinariamente delicata, tocca un nodo cruciale e quanto mai doloroso nei rapporti tra ebraismo e cristianesimo. Tanto che i rabbini d’Italia si sono sentiti in dovere d’intervenire con un documento ufficiale. Ieri il «Corriere della Sera» ha recensito, con un articolo di Sergio Luzzatto, un libro di Ariel Toaff dal contenuto sconvolgente. Secondo l’autore di Pasque di sangue (edito dal Mulino), la gravissima accusa di omicidio rituale rivolta per lunghi secoli agli ebrei, che avrebbero ucciso bambini cristiani per usare il loro sangue nelle celebrazioni pasquali, non sarebbe del tutto priva di fondamento. Toaff, docente di Storia del Medioevo e del Rinascimento presso la Bar-Ilan University in Israele, sostiene che tra il XII e il XV secolo alcuni ambienti integralisti del giudaismo ashkenazita avrebbero effettivamente praticato riti del genere. Il che getterebbe nuova luce su molti terribili episodi, che videro ebrei incarcerati, torturati e uccisi sulla base di accuse che fino ad ora si ritenevano soltanto frutto di allucinazioni antisemite. Contro la tesi di Toaff è giunta ieri una presa di posizione molto netta degli esponenti religiosi israeliti: «Non è mai esistita nella tradizione ebraica – si legge nel comunicato – alcuna prescrizione né alcuna consuetudine che consenta di utilizzare sangue umano ritualmente. Questo uso è anzi considerato con orrore». Parole sottoscritte da firme della massima autorevolezza: il presidente dell’Assemblea dei rabbini d’Italia, Giuseppe Laras, il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, e tutti i rabbini capi, come Riccardo Di Segni (Roma), Alfonso Arbib (Milano), Alberto Somekh (Torino), Alberto Sermoneta (Bologna) Giuseppe Momigliano (Genova), Joseph Levi (Firenze), Elia Richetti (Venezia). Aspro il giudizio sulla ricerca di Toaff, al quale si è associato anche il padre dello studioso, Elio Toaff, che è il rabbino emerito di Roma: « assolutamente improprio – afferma il comunicato – usare delle dichiarazioni estorte sotto tortura secoli fa per costruire tesi storiche tanto originali quanto aberranti. L’unico sangue versato in queste storie è quello di tanti innocenti ebrei massacrati per accuse ingiuste e infamanti». Il riferimento è a processi come quello tenuto a Trento dopo il ritrovamento di un bambino morto, Simonino, nel 1475. Quindici ebrei furono condannati a morte con l’accusa di aver ucciso il piccolo per motivi rituali. E Simonino venne beatificato. Solo in seguito al Concilio Vaticano II, nel 1965, il culto fu soppresso, anche in segno di rispetto verso il mondo ebraico. Il caso sembrava chiuso. Ora il libro di Toaff, che alla vicenda di Trento dedica molto spazio, riapre in qualche modo la ferita, sia pure solo all’interno del mondo ebraico.