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 2007  febbraio 07 Mercoledì calendario

Risolto il rebus del tfr fantasma. Panorama 7 febbraio 2007. Alla fine sarà una complicazione burocratica in più per 11 milioni di lavoratori e oltre 4 milioni di aziende

Risolto il rebus del tfr fantasma. Panorama 7 febbraio 2007. Alla fine sarà una complicazione burocratica in più per 11 milioni di lavoratori e oltre 4 milioni di aziende. Così si risolverà il mistero buffo dei nuovi moduli per il tfr (trattamento di fine rapporto) che da quest’anno può essere destinato alla previdenza integrativa. Il nuovo modulo ufficiale è quello previsto dai decreti attuativi della riforma, con firma congiunta dei ministri del Lavoro e dell’Economia. Ma il ritardo nella pubblicazione dei decreti attuativi aveva fatto temere che non fossero considerate valide le scelte già effettuate a gennaio per il trasferimento del tfr nei fondi pensione. Tutto sbagliato, tutto da rifare? No, in pratica, entro 30 giorni dalla pubblicazione dei decreti sulla Gazzetta ufficiale, i lavoratori dovranno confermare la scelta già fatta con i moduli fai-da-te. Ma, come spiegano al ministero del Lavoro, «vale la data dell’opzione già esercitata, il lavoratore dovrà ricompilare il modulo, però è solo un atto formale che va soprattutto a salvaguardia delle aziende rispetto ai controlli degli ispettori dell’Inps». Per Sergio Corbello, presidente dell’Assoprevidenza (l’associazione che opera come centro tecnico del risparmio previdenziale), è una vittoria: «Noi abbiamo sempre sostenuto che i moduli ufficiali debbano essere considerati solo il completamento formale di manifestazioni di volontà già comunque valide». Dal punto di vista sostanziale, il ministero del Lavoro conferma a Panorama che la tesi dell’Assoprevidenza è valida: «Non c’è alcun problema per chi ha già fatto la scelta. L’importante è che si scelgano i fondi». Infatti l’obiettivo del ministro del Lavoro, il diessino Cesare Damiano, è arrivare al 40 per cento di lavoratori che scelgono di destinare il tfr ai fondi pensione partendo dal 13 per cento di aderenti a fine 2006. Ma, risolto il rebus dei moduli, rischiano di essere incompatibili gli obiettivi di due ministri: Damiano vuole favorire la previdenza integrativa, invece Tommaso Padoa-Schioppa, titolare dell’Economia, deve cercare di portare i soldi del tfr (per le aziende con almeno 50 dipendenti) nel nuovo fondo di tesoreria presso l’Inps, pensato con l’obiettivo ufficiale di realizzare opere pubbliche. E ora la posta in gioco diventa raggiungere i 6 miliardi di euro stimati dalla Ragioneria dello Stato per il fondo di tesoreria nel 2007. Nelle 25 mila aziende italiane con almeno 50 dipendenti lavorano oltre 5,3 milioni di addetti: il tfr di questi lavoratori vale per quest’anno oltre 9 miliardi di euro. Davvero due terzi dei lavoratori decideranno di lasciare la liquidazione in azienda, che a sua volta dovrà versare i soldi nel fondo di tesoreria presso l’Inps? Al ministero del Lavoro spiegano: «Le aziende con almeno 50 dipendenti devono trasferire al fondo di tesoreria tutto il tfr che non va alla previdenza complementare. Se un lavoratore fa questa scelta entro i primi sei mesi del 2007, l’azienda dovrà versare anche retroattivamente a partire dal 1° gennaio. Nei decreti viene anche specificato che il tfr su cui non è stata fatta l’opzione rimane in azienda fino al 30 giugno, e lo stesso avverrà in futuro nei primi sei mesi dall’assunzione per i nuovi dipendenti». Insomma, all’azienda con almeno 50 dipendenti conviene il cosiddetto silenzio-assenso: per sei mesi la vecchia liquidazione rimane nelle casse aziendali, dopo di che il tfr va automaticamente ai fondi pensione. E invece come funzionerà il trasferimento del tfr alla previdenza integrativa? Spiegano al ministero del Lavoro: «In questo caso vale invece il principio del pro rata. Per esempio: chi deciderà il prossimo 28 aprile per la previdenza integrativa, avrà il tfr nel fondo a partire da maggio, e i primi quattro mesi dell’anno resteranno in azienda». Ma quando verrà effettivamente versato il tfr nei fondi? Per ogni fondo pensione varranno le periodicità previste dai negoziati tra le parti sociali: per esempio i metalmeccanici versano ogni tre mesi, i lavoratori del commercio ogni mese. Edmondo Rho