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 2007  febbraio 07 Mercoledì calendario

Densità spaziale critica. Termine astronomico per indicare la quantità critica di detriti in orbita nello spazio

Densità spaziale critica. Termine astronomico per indicare la quantità critica di detriti in orbita nello spazio. Raggiunto questo valore diventa irreversibile il rischio di urto di un detrito orbitante ad alta velocità con una navetta spaziale, che disintegrata in centinaia di pezzi, innescherebbe una reazione a catena, cioè una cascata di collisioni infinita con conseguente caos nella volta celeste. Secondo la National Academy of Sciences il punto critico è stato raggiunto già nel 1995, con ottomila unità in orbita rilevabili (larghe più di dieci centimetri). Nel censimento eseguito all’inizio di quest’anno ne sono state rilevate diecimila (compresi satelliti non più in funzione, stadi di razzi esplosi, una telecamera, un attrezzo da lavoro e una quantità di rottami rotanti, residuo di esplosioni casuali e di test distruttivi). Secondo gli esperti l’innescamento della reazione a catena è imminente (da oggi in poi, entro dieci anni al massimo). Causa: il test effettuato lo scorso 11 gennaio dalla Cina con un missile antisatellite che ha disintegrato un satellite meteorologico in disuso, frantumandolo in 800 -1000 frammenti (secondo stime di esperti federali americani e di centri di ricerca privati). Conseguenza prevista: distruzione di satelliti avanzati per un valore di miliardi di dollari e impossibilità di svolgere alcuna attività umana nello spazio. Nicholas L. Johnson (National Aeronautics and Space Administration): " inevitabile. Un grosso frammento di quei detriti andrà a collidere con la struttura di un missile in disuso e questo creerà altri detriti. una brutta situazione". Test a rischio sono condotti nello spazio dai tempi della guerra fredda: dal 1968 al 1986, ignorando il pericolo, Mosca e Washington hanno usato missili antisatellite che creavano nuvole di rottami acuminati (per lo più ad altitudini basse, consentendo ai detriti di precipitare verso la Terra). Il primo episodio grave risale al 1987, quando esplose il serbatoio di un missile americano abbandonato, frantumandolo il veicolo in 713 oggetti rilevabili (fino ad oggi, un record). Il secondo, il 17 gennaio 2005, quando un frammento di rottami proveniente da un missile cinese è entrato in collisione con il relitto di un razzo americano lanciato nello spazio 31 anni prima. Dopo l’ultimo test cinese il direttore del programma Nasa Nicholas L. Johnson ha pubblicato un articolo sulla rivista ”Science”, formulando l’unica soluzione possibile per impedire la reazione a catena: rimuovere dall’orbita gli oggetti più grandi, a mezzo di robot (per installare dei razzi che spingano i veicoli spaziali abbandonati a precipitare nell’atmosfera), o di laser (per distruggere i detriti). In caso di inerzia, secondo Johnson, scoppierebbe la crisi orbitale, nota come Sindrome di Kessler, dal nome dello studioso della Nasa: lo spazio attorno alla Terra diventerebbe talmente ingombro di rifiuti da impedire nuovi lanci (un veicolo in entrata nello spazio sarebbe rapidamente distrutto). Ipotesi finora ritenuta meramente teorica dallo stesso Kessler.