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 2007  febbraio 07 Mercoledì calendario

Dall’Asia arriva un grave allarme contro il bioetanolo, il carburante "verde" per eccellenza: i danni all’ambiente provocati per produrre il sostituto agricolo della benzina possono superare i benefici dato che le foreste vergini e le pianure umide delle regioni tropicali subiscono una nuova aggressione per soddisfare la domanda di etanolo dei paesi industrializzati

Dall’Asia arriva un grave allarme contro il bioetanolo, il carburante "verde" per eccellenza: i danni all’ambiente provocati per produrre il sostituto agricolo della benzina possono superare i benefici dato che le foreste vergini e le pianure umide delle regioni tropicali subiscono una nuova aggressione per soddisfare la domanda di etanolo dei paesi industrializzati. I biocarburanti infatti si ricavano dai cereali come grano e granoturco, o dalla soia. Così i prezzi del mais in Cina sono schizzati al rialzo del 19,5% nel 2006, quelli del grano del 15%, sospinti dal forte aumento della domanda dovuto ai nuovi utilizzi energetici. Più ancora del rincaro alimentare preoccupano le conseguenze sull’ambiente. L’agricoltura cinese è già oggi una delle più inquinate del pianeta. Il 58% dei fiumi cinesi è altamente tossico. Inoltre le terre arabili sono in forte diminuzione, contese dalle fabbriche e dall’edilizia, impoverite dalla desertificazione che avanza in vaste regioni del paese. Esemplare ciò che sta accadendo sull’isola di Borneo (Kalimantan), perseguitata da luglio a novembre dalle ”nebbie carboniche”. I densi strati di fumo hanno ricoperto la regione allargandosi a tutta l’Indonesia e poi dilagando in gran parte del sud-est asiatico. Aeroporti chiusi, città immerse nel buio e malattie cardiorespiratorie sono diventate un incubo per mesi. All’origine c’è la coltivazione della palma da olio, una delle materie prime del biodiesel. Le quotazioni mondiali dell’olio di palma sono cresciute del 35% in dieci mesi. Il risultato è stato immediato: gli agricoltori del Borneo hanno aumentato a dismisura gli incendi boschivi per conquistare nuove terre arabili e allargare le piantagioni di palma da olio. Sono i loro incendi a creare l’apocalittica cappa di fumo che imperversa sull’area. La sola distruzione di torbiere in Indonesia rilascia 600 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno, gli incendi boschivi con le loro nubi di fumo aggiungono altri 1.400 milioni di tonnellate di gas carbonici. Risultato: l´Indonesia è balzata al terzo posto mondiale come produttore di emissioni carboniche da effetto serra, dietro America e Cina. Secondo l’organizzazione ambientalista Friends of the Earth, in tutta l’Indonesia la superficie dedicata alla coltivazione della palma da olio è aumentata del 118%. Nella vicina Malesia l’87% della deforestazione nel corso di cinque anni è stata causata dall’invasione della palma da olio.