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 2007  febbraio 07 Mercoledì calendario

«......La diplomazia anglosassone si confonde. Prende alla lettera quel che dicono i comunisti. Non capisce perché il rifinanziamento della missione debba dipendere da un «segnale di discontinuità», quasi che il problema sia salvare l´immagine della sinistra radicale, non l´Afghanistan

«......La diplomazia anglosassone si confonde. Prende alla lettera quel che dicono i comunisti. Non capisce perché il rifinanziamento della missione debba dipendere da un «segnale di discontinuità», quasi che il problema sia salvare l´immagine della sinistra radicale, non l´Afghanistan. Possibili "segnali di discontinuità" sarebbero l´impegno ad una conferenza internazionale (ma le conferenze internazionali s´indicono solo quando vi sono le condizioni perché riescano, altrimenti risultano perfino dannose); oppure l´acquisto dell´oppio afgano per destinarlo all´industria farmaceutica (ma dove i soldati britannici comprarono il raccolto di papavero, l´anno seguente le coltivazioni illegali s´erano estese). Che interventi dall´esito così incerto diventino condizioni alla permanenza italiana in Afghanistan è bizzarro ma politicamente utile, se questo permettesse all´ala sobria di Rifondazione di convincere il resto della sinistra radicale a rifinanziare la missione. E poiché quel risultato sembra possibile, probabilmente resteremo in Afghanistan, sia pure nella retrovia, così come altri contingenti. In sostanza i soldati italiani lascerebbero ad altri l´onere di combattere i Taliban e di rischiare la pelle. Inevitabilmente avrebbero scarsa influenza sulla strategia della Nato e alcuna sulla conduzione dello scontro militare. Ma l´Italia continuerebbe a dare un contributo alla missione. E la maggioranza sarebbe salva. Questo nella teoria. Nella realtà le cose potrebbero andare diversamente. Se in primavera i Taliban mettessero in difficoltà la prima linea della Nato, eventualità da non escludere, il comando delll´Alleanza atlantica avrebbe diritto a impiegare in battaglia qualsiasi contingente, sia pure in extremis, così come prevede l´accordo del dicembre scorso. Roma potrebbe opporre i cosiddetti caveat, cioè le particolari regole d´ingaggio decise da alcuni governi per sottrarre i propri soldati al rischio d´essere coinvolti nei combattimenti. Ma non è immaginabile che gli italiani, chiamati in extremis a soccorrere un altro contingente, si sottraggano a un dovere elementare. Il loro intervento forse verrebbe taciuto all´opinione pubblica, così come le venne taciuto che i piloti italiani partecipavano agli attacchi della Nato sulle postazioni serbe in Kosovo. Ma se qualcosa trapelasse, il governo Prodi rischierebbe una crisi...» (Guido Rampoldi)