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 2006  luglio 27 Giovedì calendario

Le «stanze segrete» dell’Hezbollah. Corriere della Sera 27 luglio 2006. Pochi giorni fa l’ex capo di stato maggiore Moshe Ya’alon ha raccontato che gli Hezbollah hanno costruito dozzine di «case segrete» nel Libano del Sud

Le «stanze segrete» dell’Hezbollah. Corriere della Sera 27 luglio 2006. Pochi giorni fa l’ex capo di stato maggiore Moshe Ya’alon ha raccontato che gli Hezbollah hanno costruito dozzine di «case segrete» nel Libano del Sud. Mimetizzate nei centri abitati, sono state adibite a depositi di razzi o a postazioni. «Loro non sapevano che noi sapevamo e li abbiamo sorpresi», ha affermato il generale esaltando l’intelligence. Ma i duri combattimenti di queste ore presentano un quadro tattico diverso, sollevando dubbi sull’efficienza della stessa intelligence. Primo. La rete di cunicoli alla vietcong, i «nidi di vespe» creati all’interno dei villaggi o lungo le colline, rappresentano un osso duro. Preparati con cura, sono difficili da scoprire e una volta individuati non basta chiamare «la cavalleria», gli elicotteri Apaches o i caccia con bombe di precisione. Le truppe israeliane rivivono i rovesci patiti in almeno tre occasioni durante l’intifada quando pattuglie sono cadute in agguati nella casbah di Jenin o a posti di blocco. Gli Hezbollah combattono con la stessa tenacia dei giapponesi lasciati a difendere gli arcipelaghi orientali. Ogni villaggio è come un isolotto fortificato. Per stanarli devi mettere in conto perdite tra i civili libanesi e soldati, i tempi della guerra si allungano, l’opinione pubblica diventa meno compatta. L’opposto dello schieramento nemico. Cinicamente il portavoce Hezbollah afferma alla Cnn: «Voi piangete i morti, noi li esaltiamo». Secondo. E’ la gabbia di fuoco. I militanti usano una tecnica Mimetizzate nei centri abitati, sono state adibite a depositi di razzi e a postazioni militari sperimentata durante l’occupazione israeliana nel Sud del Libano. Lasciano passare i tank, quindi fanno detonare cariche devastanti, letali anche per i giganteschi Merkava. Quando arrivano i reparti di soccorso, gli Hezbollah fanno scattare la seconda fase della trappola. Esplodono cariche, piovono razzi tirati da punti nascosti, sparano con i mortai. Il cacciatore si trasforma in preda. E il reparto è distolto dal suo obiettivo, la priorità diventa salvare i feriti. Terzo. Gerusalemme vuole creare una fascia di sicurezza controllata a distanza, con artiglieria e aviazione per impedire all’Hezbollah di avvicinarsi. Ma per ora i raid aerei hanno avuto un impatto ridotto sul lancio di razzi: la media è di 80-100 al giorno. Un dato che conferma che l’arsenale dei militanti è ampio e in grado di operare anche se sotto attacco. Sorprendente (ma non troppo) per una formazione di guerriglieri che combatte come un esercito. Guido Olimpio