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 2006  luglio 26 Mercoledì calendario

La strada di mezzo della giustizia. Corriere della Sera 26 luglio 2006. Dal punto di vista del calcio, forse l’unico che da oggi conterà, le nuove sentenze sono di piccola crudeltà e discreta raffinatezza

La strada di mezzo della giustizia. Corriere della Sera 26 luglio 2006. Dal punto di vista del calcio, forse l’unico che da oggi conterà, le nuove sentenze sono di piccola crudeltà e discreta raffinatezza. Confermando la serie B alla Juventus, la Corte federale ha ribadito la discontinuità con la storia del calcio e reso omaggio all’inevitabilità di condannare il sistema Moggi. Ma ha ridotto da 30 a 17 i punti di penalizzazione, restituendo un senso tecnico al campionato in B della Juventus. Per l’ultimo play off servono circa 65-68 punti. Questo significa che la Juve dovrà fare almeno 82-85 punti in 42 partite. Tanti, ma non impossibili. Aver sostituito penalizzazioni pesanti alle retrocessioni di Lazio e Fiorentina ha permesso poi alla Corte federale di realizzare alcuni scopi vitali. Primo, ha lasciato forza alla serie A, forza tecnica, quindi televisiva ed economica. In A restano tutte le squadre migliori tranne la Juventus, il valore del campionato è diminuito ma non è un tracollo. Tutt’altro. Avremo un campionato curioso, reso isterico dalle penalizzazioni. Secondo, si è salvato il valore della stessa serie B. Un campionato con Lazio, Fiorentina e Juventus sarebbe stato un campionato chiuso. Terzo risultato importante: salvando la categoria, ha risparmiato punizioni eccessive ai giocatori. Ognuno resta nella serie in cui aveva previsto di giocare. Quarto, le retrocessioni mancate riducono le possibilità dei puniti di rivolgersi al Tar perché manca il danno vero, cioè il salto di categoria. Quinto e ultimo, i cattivi sono stati comunque buttati fuori dal tempio. Molte squalifiche si sono ridotte, ci sono stati casi di sconti importanti come quello di Carraro. Ma nella sostanza è evidente che gli ex protagonisti navigheranno ai margini del calcio, non vi entreranno più. Nel frattempo queste sentenze di mezza via, senza collocazione logica (gli illeciti ci sono stati o no?) ma di buon senso pratico, portano il calcio oltre la vecchia pagina su cui da troppo tempo era rimasto a invecchiare. Forse in Italia ci siamo persi qualcosa per strada storditi dai trionfi del mondiale e dall’emozione dei processi, ma siamo quasi ad agosto, in tutto il nord Europa i campionati stanno cominciando, tutte le nostre squadre sono da tempo in ritiro. E’ tornato il calcio e si è da solo preso in contropiede. Dovunque gli abbonamenti stanno andando a rilento, su livelli senza precedenti. Il mercato è fermo al punto che la polverizzazione della Juventus ha favorito per ora solo i grandi avversari delle squadre italiane, Real Madrid e Barcellona. Gli sponsor sono spaventati, mentre le tv, piccola voce da cui dipende l’80% degli introiti di qualunque club, sono nel buio profondo su chi possa maneggiare per esempio i diritti della Juventus o dell’intera serie B. Queste sentenze chiudono un periodo di codici per aprirne un altro decisamente più sportivo e consono alla materia. La certezza del destino dei ricchi rilancerà il mercato. Il Milan è stato immobilizzato dalla mancanza di Champions, per questo ha perduto Zambrotta e stava ancora rischiando di perdere Kakà. Ora potrà tornare a dedicarsi con calma alla sostituzione di Shevchenko e alla rifinitura della squadra. L’Inter deve costruire un attacco, la Fiorentina sostituire Toni, la Roma deve finalmente riavere una punta, il Torino forse anche. Ballano una ventina di giocatori importanti, praticamente un nuovo inizio. L’Inter avrà il suo legittimo scudetto, meritato dalla squadra, prima arrivata tra i non puniti, meno da chi ha fatto troppi distinguo su un successo a posteriori che andava proprio per questo meglio accolto. E che adesso andrebbe anche festeggiato per rispetto a chi lo ha giocato e vinto. Ma in generale abbiamo tutti imparato una cosa completamente nuova: il rispetto per il nemico. Abbiamo capito che noi e le nostre fedi calcistiche esistiamo perché esiste un avversario. Quando il grande avversario ci viene sottratto, smettiamo di esistere assieme a lui. Mario Sconcerti