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 2006  maggio 23 Martedì calendario

antonella clerici. Da ragazza studiavo in cucina: gli anni del liceo e dell’università li ho passati lì, praticamente mi sono laureata in cucina

antonella clerici. Da ragazza studiavo in cucina: gli anni del liceo e dell’università li ho passati lì, praticamente mi sono laureata in cucina. Quella della casa dove sono cresciuta, a Legnano, era grande e abitabile. Fino al primo pomeriggio studiavo in camera e all’ora della merenda andavo in cucina, dove poi arrivava mia madre per preparare la cena. Amavo ripetere la lezione a voce alta, e almeno avevo l’illusione di un ascoltatore! Mi piace talmente questo ambiente, che a casa mia a Milano, su 40 metri quadri, 20 sono di cucina. Il pesce, che impressione! Il mio piatto forte è senz’altro il risotto. Sono molto attenta alla materia prima, uso il burro buono, il riso giusto... E lo faccio con passione: la cipolla che rosola lentamente nel burro spumeggiante, lo zafferano in stimmi, tanto, perché mi piace il riso molto giallo. Poi, contraria alla teoria di abbandonarlo a se stesso, lo mescolo: e come mi piace mescolarlo! Diventa così cremoso... anzi all’onda! Il più grande successo l’ho ottenuto la prima volta che ho fatto il risotto a Roma, anche se mi sono dovuta opporre strenuamente all’uso dell’olio: il mio risotto si fa col burro! E mantecato, con tanto parmigiano. Quella sera tutti hanno fatto almeno il bis e da allora, a grande richiesta, lo faccio ogni volta che posso. Per me è meraviglioso, e un po’ taumaturgico... Anche ora, quando ho l’influenza mi preparo il riso giallo, che mi consola e mi coccola. Il più grande insuccesso? Certamente il pesce. Non amo cucinarlo e non mi piace vederlo con la testa: mi fa impressione. Una volta ho provato a fare l’orata al sale, era immangiabile. Forse ho messo poco sale, insomma, ho buttato via l’orata ed è stato seccante perché avevo ospiti: quella sera, spaghettata! Da allora mai più pesce: pulirlo, toccarlo... per carità! Ma è stato l’unico insuccesso, grandi disastri non li ho mai combinati, anche perché in genere sperimento su me stessa. Finché non mi ritengo soddisfatta. se fossi un piatto Se fossi un piatto? Vorrei essere una polenta al taleggio, una roba unta, bella carica, da mangiare con gusto... Certo non un sushi e nemmeno un’insalata. Un pesce? E no! (testo raccolto da Marina Baumgartner)