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 2002  marzo 20 Mercoledì calendario

Le donne in guerra creano solo grane, La Stampa, mercoledì 20 marzo 2002 Gerusalemme. Un insolito miscuglio di attestati militari e libri sulle donne distingue il piccolo studio quadrato di Martin van Creveld, 56 anni, olandese di nascita ed israeliano per scelta da oltre trent’anni

Le donne in guerra creano solo grane, La Stampa, mercoledì 20 marzo 2002 Gerusalemme. Un insolito miscuglio di attestati militari e libri sulle donne distingue il piccolo studio quadrato di Martin van Creveld, 56 anni, olandese di nascita ed israeliano per scelta da oltre trent’anni. Docente di Storia militare all’Università di Gerusalemme ed esperto di strategia di fama internazionale van Creveld, dalla sua casa di Mevasseret Zion, guida una solitaria battaglia contro il suo nemico giurato: le donne. è uno dei pochi temi che in queste settimane riesce a distogliere Israele assediata dal terrorismo dei kamikaze palestinesi. Con alle spalle i diplomi ricevuti a Quantico, in Virginia, dalla Scuola del Corpo dei Marines e sulla scrivania una bandiera del Sol Levante dipinta a mano, van Creveld svela i motivi della sua crociata contro le donne illustrando il contenuto del prossimo libro (uscirà in francese) dal titolo chiaro e provocatorio: Il Sesso Privilegiato. Professore come si sente ad essere definito il nemico pubblico del sesso femminile? «Sono il più grande maschilista di Israele. Le mie tesi danno fastidio perché sfidano tabù radicati in tutto l’Occidente. Hanno provato ad accusarmi di molestie sessuali, a spiarmi con microfoni durante le mie lezioni. Ma non hanno trovato niente, solo le mie idee». Perché un esperto di strategia militare come lei ha dichiarato guerra alle donne? «Sono uno studioso di Storia militare dall’inizio degli anni Settanta. è una materia che ha poco a che fare con le donne: Clausewitz nelle 863 pagine della sua ”bibbia” non le menziona mai. Dieci anni fa iniziai a interrogarmi su questo. Mi chiesi come era possibile discutere della guerra senza tener presente metà dell’umanità». Che rapporto c’è fra le donne e la guerra? «Le donne non hanno mai avuto un ruolo nelle guerre: dopo secoli di assenza dagli eserciti, negli ultimi decenni le italiane o le americane hanno cominciato ad arruolarsi. Solo quando si passa dalla guerra convenzionale alla guerriglia, sia nel caso della Seconda Guerra Mondiale che delle kamikaze palestinesi, il loro numero cresce sensibilmente. Per la guerra le donne non esistono. Nessuno nella tradizione militare si è mai posto tali domande, io l’ho fatto. Ho iniziato a studiare, fare ricerche, ho scritto Uomini e Donne in Guerra. La risposta all’assenza delle donne dalla guerra mi è venuta dallo studio del rapporto fra sessi, di cui parlerà il mio libro, Il sesso privilegiato». Perché considera le donne il sesso privilegiato? «Le donne sono più deboli nel fisico e nella capacità di competere e, al contrario di quanto afferma la propaganda femminista, l’intero meccanismo della nostra società è un tentativo di compensarle per la loro debolezza: se dovessero cimentarsi con gli uomini infatti soccomberebbero e l’umanità avrebbe fine». Teoria a parte, può fare degli esempi concreti di privilegi femminili nella società? «Gli esempi sono infiniti. Tanto per cominciare dalle donne si esige meno che dagli uomini. Lo stesso comportamento che porta alla punizione per un bimbo, diventa abbraccio di consolazione per una bambina. Il matrimonio è una forma di protezione per le donne perché geneticamente una lei può avere solo un numero limitato di figli mentre lui può avere molti figli da più donne. Sul lavoro la musica non cambia: dall’inizio della Storia l’uomo ha lavorato più duramente e intensamente delle donne per il motivo che se si richiedono a una donna i ritmi di un uomo va incontro ad un collasso. Poiché le donne non lavorano quanto gli uomini, l’intera società può essere letta come un sistema di trasferimento di risorse dagli uomini alle donne. Il novanta per cento di quanto accumulato dagli uomini viene speso dalle donne, basta guardarsi in casa per averne la prova. Altro esempio, la beneficenza: se guardiamo la Storia di Paesi come l’Italia e la Francia ci accorgiamo che è sempre stato più facile per le donne anziché per gli uomini ricevere della beneficenza. Specialmente se chiedono le elemosina con i figli. Lo stesso è vero per lo Stato Sociale dei nostri tempi: gli uomini pagano le tasse, le donne ricevono i benefici. Per natura le donne sono il sesso debole dunque l’intera storia dell’umanità è un tentativo di compensarle. Le donne hanno sempre ricevuto più aiuti economici degli uomini perché altrimenti sarebbero morte di fame e l’umanità sarebbe scomparsa. Le donne sono trattare con favore anche dalla giustizia: per un reato simile l’uomo riceve una pena maggiore della donna, ad ogni stadio del processo giudiziario gli uomini sono penalizzati. Il numero delle donne in prigione è inferiore a quello degli uomini non perché commettono meno reati ma perché ricevono pene più lievi». Torniamo al rapporto con la guerra. Perché Clausewitz ignorò le donne? «Clausewitz riteneva la guerra un’arte razionale e dunque non c’è spazio per le donne, che sono emotive ed intuitive». Ma madri, figlie e mogli pagano comunque un prezzo alto quando si entra in guerra... «Una singola donna che aspetta a casa il marito, o che bada ai suoi figli è più importante in guerra di mille segretarie in uniforme. Le donne sono molto importanti nelle guerre ma non combatteranno mai come gli uomini». Se fosse una donna non si sentirebbe umiliato dalle sue teorie? «Sì ma non sono una donna, dunque la questione non mi tocca. In guerra gli uomini muoiono per far vivere le donne. A volte mi piacerebbe avvenisse il contrario. Se fossero andate in Afghanistan sarebbero morte tutte. L’unico Paese nella Storia che ha imposto la coscrizione per le donne è Israele ma neanche qui combattono, creano solo grane». A questo punto non resta che chiederle perché le donne vivono più a lungo... «I medici dicono che è a causa degli estrogeni ma fino a due secoli fa gli uomini vivevano di più. Non sono gli estrogeni ma la civilizzazione ad aver modificato l’equilibrio. Il cambiamento è iniziato con la rivoluzione industriale quando gli uomini hanno cominciato a fare i lavori pesanti all’aperto. è stato un fenomeno progressivo. In Europa l’ultimo Paese dove la vita delle donne ha superato quella degli uomini è stato l’Irlanda, nel 1850, in Paesi come India ed Egitto il sorpasso è avvenuto negli ultimi 50 anni. Oggi restano dieci Paesi dove gli uomini vivono ancora di più e si tratta di posti molto poveri come il Bangladesh». Il fatto che le donne siano il sesso privilegiato è una cosa buona? «Sono un uomo dunque credo sia una cosa buona, se fosse al contrario mi sentirei colpevole, mi vergognerei davvero molto». L’intervista è finita, il professore più maschilista d’Israele non fa a tempo ad alzarsi che arriva la sua seconda moglie a dargli manforte, ha una rivista della mutua in mano: «Vedete mettono in copertina la salute della donna, non certo i problemi della prostata...». Maurizio Molinari