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 2004  novembre 11 Giovedì calendario

”L’immaginaria offensiva” anticattolica è un conflitto in atto, Avvenire, 11/11/2004 «Del tutto irrealistica, priva di ogni fondamento, l’idea di un’offensiva anticattolica»

”L’immaginaria offensiva” anticattolica è un conflitto in atto, Avvenire, 11/11/2004 «Del tutto irrealistica, priva di ogni fondamento, l’idea di un’offensiva anticattolica». Dalle radici cristiane d’Europa taciute all’offensiva di Zapatero al caso Buttiglione, parola di Pietro Scoppola su ”Repubblica”, è stata tutta un’immaginazione. Abbiamo solo fatto un brutto sogno. Ma Pietro De Marco, docente di Sociologia della religione all’università di Firenze, contraddice il grande vecchio della storiografia cattolica: «Invitare i cattolici a distogliere gli occhi da un conflitto che li riguarda in termini decisivi e suggerire loro come remedium una sana consuetudine col ”dubbio”, è chiedere a una parte costitutiva dell’Occidente la cecità». Immaginazione, dunque, la reazione anticattolica? Affatto. De Marco: «Io sono convinto - la questione del Preambolo ne è stata sintomatica - dell’esistenza di un blocco di secolarizzazione attiva all’interno dell’apparato intellettuale responsabile degli atti della produzione legislativa europea. La ripresa della visibilità e rilevanza della Chiesa romana a partire dall’attuale pontificato ha risvegliato coordinate anticlericali antiche in Europa, nel tentativo di fare fronte a questa nuova acquisita autorità. La percezione di convergenze fra taluni governi e Chiese nazionali - penso a Aznar e a Berlusconi - con conseguenti ricadute sulla politica europea sono state dall’Europa laica diagnosticate con attenzione, generando un effetto di argine e di risposta contraria: questa mi pare un’ipotesi assolutamente ragionevole. La ripresa del fenomeno religioso, la questione islamica avanzante, sono altre parti di un quadro che per la cultura europea laico-secolare è elemento di allarme e mobilitazione. Che Scoppola ritenga che questo quadro conflittuale non esista, oppure sia riconducibile alla fisiologia dei rapporti tra laici e cristiani, tutto ciò mi pare ingenuità». E la Spagna di Zapatero? Davvero è un isolato «fatto a sè»? «Che la Spagna sia un sommovimento profondamente inserito nella scacchiera europea mi pare incontestabile. I vescovi, certo, ”non esasperano gli animi”, ma chiamano anche i fedeli alla difesa della concezione cristiana dell’uomo. facile insomma sottolineare la sottovalutazione delle potenzialità di conflitto in atto, in Europa come a Madrid, nel pezzo di Scoppola». Perché questa sottovalutazione? Perché Scoppola non vede? «Perché ammettere i conflitti sarebbe un legittimare sia pure in parte le ragioni di chi si arma. Il prendere le armi comporta sempre dei rischi. Scoppola, credo, teme per il valore per lui fondamentale: l’equilibrio tra fede e laicità». Non è però che la fede cristiana sia in ottima salute, dopo decenni di sudditanza alla laicità. E anche la cultura cattolica appare quasi schiacciata. «Per Scoppola questa analisi non sarebbe condivisibile: forma della cultura cattolica, nella sua cifra, è animazione della realtà terrena, senza la costruzione di alcun fronte. E il massimo valore da tutelare, la convivenza della Chiesa con la laicità e la democrazia». Lo storico arriva a paragonare «l’iniziativa di alcuni esponenti laici, con inevitabili risonanze in campo cattolico, volta a servirsi del cristianesimo, del cattolicesimo e della Chiesa in campo politico» col precedente storico dell’Action Française, movimento della destra cattolica condannato da Pio XI nel 1926. Aggiunge: «La tendenza a valersi, per fini politici, di un cattolicesimo non cristiano o dichiaratamente ateo attraversa il secolo scorso; a quanto pare sta debordando sul nuovo secolo in un contesto diverso ma non meno inquietante». Sembra un paragone sbalorditivo, e anche offensivo per quei cattolici interessati a un processo come quello di Giuliano Ferrara, che si ritrovano «scomunicati». « il maggiore difetto di questa analisi. Scoppola sembra trascurare la componente credente dell’operazione in atto oggi, oppure volerla squalificare a pura manovalanza strumentalizzata e strumentalizzante il cristianesimo in un progetto ateo. Non riesce a vedere che questi cattolici hanno maturato autonomamente una nuova soggettività culturale, che si è incontrata a sua volta con una nuova sensibilità laica». Anche il paragone con un movimento ufficialmente condannato dalla Chiesa è pesante. «Direi di sì. un colpo basso assimilare questa vicenda passata in giudicato, che legava la fede cattolica e la lotta politica di destra, con un evento dei nostri giorni. Il citare l’Action Française era poi, nei dibattiti cattolici degli anni ’60, un ”topos” abituale per evocare un cristianesimo strumentalizzato dalla reazione. Dire Action Française e dire fascismo, fra intellettuali cattolici, era la stessa cosa». Insomma, non esattamente un complimento. Ma ce n’è per tutti. Certi non credenti, invece, dice il professore, orfani delle ideologie cadute adesso si appellano alla religione. «Questo può essere vero, ma non è certo disonorevole. Tutti possiamo ritrovarci poveri. Ho amici recenti che, da una giovinezza in Lotta continua, attraverso il socialismo, ora guardano con autentica attenzione alla tradizione cattolica. Non li giudicherei perciò con spregio liquidatorio». Non manca la lezione di laicità dello Stato. E benché il professore assicuri che l’ondata anticattolica è del tutto immaginaria, il Parlamento europeo non ha accettato un Commissario che aveva dichiarato la sua identità cattolica, pur separando rigorosamente morale e diritto. davvero laica questa Unione? «Strasburgo non ha potuto tollerare non l’essere cattolico di Buttiglione, ma il suo affermarlo visibilmente. Le parole di Buttiglione hanno occupato uno spazio pubblico - questo ha creato il problema. Direi che la Ue ha declinato la laicità alla francese: un’ideologia di Stato». Una fede che non dubita è una fede morta, dice Unamuno, citato da Scoppola. Ma non abbiamo, da tanto tempo, troppi dubbi, e troppe poche certezze? «Nella logica di Scoppola le certezze un cristiano se le tiene nella sua coscienza. Pubblicamente esibisce i dubbi, il che gli facilita il dialogo coi laici e con le altre confessioni». Poi però si rischia che cristiano non rimanga nessuno. «Già , questa logica valeva finché si era nell’alveo di una tradizione cristiana. Scoppola non vede che non è più così». Marina Corradi