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 2004  novembre 11 Giovedì calendario

I cattolici giocano ai fratelli coltelli, ma il clima europeo è preoccupante, Avvenire, 11/11/2004 «I cattolici in Italia, come in Europa, hanno dimostrato fedeltà alle leggi e alla Costituzione, per 50 anni sono stati elemento fondamentale della nostra democrazia

I cattolici giocano ai fratelli coltelli, ma il clima europeo è preoccupante, Avvenire, 11/11/2004 «I cattolici in Italia, come in Europa, hanno dimostrato fedeltà alle leggi e alla Costituzione, per 50 anni sono stati elemento fondamentale della nostra democrazia. Nessuno, in buona fede, può metterlo in dubbio, insinuando sospetti o rispolverando pregiudizi anticattolici di sapore strumentale». Per Giorgio Rumi sbaglia chi sottovaluta i segnali poco rassicuranti che vengono da Strasburgo, a partire dalle censurate radici cristiane, e sbaglia anche qualche intellettuale cattolico, che sembra oggettivamente prestarsi al gioco di certo laicismo intollerante. Rumi, infatti, non concorda con l’analisi di Pietro Scoppola. Da storico sente odore di un déja-vu: ricorda i Test Act anti-cattolici in Inghilterra e - più di recente e più vicini a noi - i dossier sui cattolici, «circolati, in Italia, fino al 1926». E non sta in piedi l’analogia che Scoppola traccia con l’Action Française per bollare chi, nel dibattito in atto nel mondo cattolico, segnala questo rischio. Meglio farebbero i cattolici, a difendere insieme certi valori, «invece che fare i fratelli coltelli», è l’«amara riflessione» di Rumi. Ed ecco questa ennesima divisione italiana, fra chi vede pericoli per la libertà di pensiero in Europa e chi dice che tutto è a posto. «Sulla vicenda Buttiglione si è voluto mettere insieme, come in una maionese impazzita, il suo ruolo di commissario europeo, di ministro, l’alleanza con Berlusconi». Poi si è aggiunta vecchia ruggine fra i cattolici in politica, nel nostro Paese. «Anche questo è chiarissimo ed è molto spiacevole. Ma quel che non si può accettare è che si sia voluto indagare sul sistema valoriale del commissario designato, col risultato che ne è venuto fuori una sorta di nuovo Test Act, il provvedimento con cui nel ’600, e fino all’800, si introdusse un’interdizione cattolica dai pubblici uffici». Qualcosa di simile si registrò anche nell’Italia post-unitaria di fine ’8 00... «Anche se in in Italia i liberali non erano giacobini, non si può negare, però, che i cattolici furono sorvegliati, considerati ”sovversivi”, c’erano dei dossier persino su cattolici ministri del re, come Filippo Meda». A fare scandalo è stata soprattutto la parola «peccato», evocata però da ripetute domande fatte in commissione al commissario designato. «Ma nessuno può essere escluso da un ufficio pubblico per un’opinione. Buttiglione non ha fatto altro che ribadire le sue convinzioni, e a mio avviso ha fatto bene. C’è in Europa, dopo la bocciatura delle radici cristiane, un clima per niente simpatico. In Inghilterra si pensa di cambiare il nome a una Chiesa intitolata a Maria Maddalena perché potrebbe scandalizzare qualcuno, a Milano alcune maestre non vogliono festeggiare il Natale perché disturberebbe i non cristiani. Qui sta il problema: in questo clima, la simpatia o meno per Berlusconi non c’entra, anzi sarebbe stato cavalleresco da parte di esponenti dell’opposizione difendere un rappresentante dello schieramento opposto. Ma la classe politica italiana non arriva a tanto...». Nemmeno i cattolici. «Ancor meno, ahimè. Mi viene in mente un vecchio modo di dire lombardo, fradei curtei, evidentemente non sono state ancora metabolizzate vecchie tensioni, soprattutto nella classe politica, che non impara mai niente e non supera mai niente». In questo clima l’assenza delle radici cristiane nel preambolo, ritenuta marginale nell’analisi di alcuni intellettuali, è ancor più preoccupante. «Alle parole del Papa, vere ed equilibrate sostanzialmente non si è data risposta». Quasi fosse una difesa d’ufficio. «Sì, come sulla guerra, si è minimizzato: ”Il Papa è per la pace, non certo può volere la guerra...”. Il Papa viene enfatizzato o silenziato a seconda della convenienza di parte. Trovo invece che tutti dovrebbero essere preoccupati di un’alleanza in corso fra laicisti e illuministi in Europa, in chiave anti-romana più che anti-cattolica, mi preoccupa molto ad esempio la linea che sta prendendo Zapatero». Scoppola, invece, ritiene che la questione Zapatero sia un fenomeno marginale, al massimo locale. «Stimo e rispetto Scoppola, ma non è l’unica cosa su cui non concordo: ad esempio non vedo possibili analogie con l’Action Française, non rintraccio correnti monarchiche o reazionarie, o antisemite, non c’è quella spaccatura nel clero che si registrava all’epoca in Francia». Su Bush c’è chi sottolinea le sue posizioni sulla morale familiare, chi quelle sulla guerra. Possibile che i cattolici debbano sempre amputare una parte della dottrina sociale per essere politicamente corretti? « un dibattito molto drogato, non è detto che quanto accade in America debba ripetersi da noi». Ora si parla di teo-con. Un po’ come la dicotomia fra cattolico-liberali e cattolico-democratici: c’è sempre bisogno di un aggettivo, cattolici non basta? «Certo, in Italia ci sono stati questi due filoni nel cattolicesimo politico, ma il punto dolente scatta quando l’aggettivo prevale sul cattolico. C’è un iper-politicismo strumentale, come se tutto il problema fosse stare con Berlusconi o meno. Così su Bush, si deve sperare che corregga alcuni punti della sua politica, non si può essere favorevoli o contrari a priori». Scoppola non vede il rischio di un pregiudizio anticattolico in Europa. «Io invece lo vedo: ripeto, anti-cattolico e anti-romano. Vedo il rischio di una saldatura fra certo illuminismo e certe correnti protestanti e anglicane». La strumentalità del dibattito è comunque dimostrata dal fatto che si discute di temi su cui non decide l’Europa ma i singoli Stati. « un dibattito viziato da strabismi politico-partitici. Come un tempo ci si interrogava sul Kennedy cattolico, per chiedersi se avrebbe obbedito al Papa o alla Costituzione».  quanto chiedeva - nelle tribune p olitiche anni ’60 - un giovane Scalfari al presidente del consiglio Moro. «Infatti. Sono sospetti che a volte ritornano, sul versante laico, ma - ripeto - non hanno fondamento nella storia della presenza sociale e politica dei cattolici». Angelo Picariello