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 2004  novembre 11 Giovedì calendario

L’assoluto rispetto della coscienza individuale vale per tutti, Avvenire, 11/11/2004 Manca il richiamo alle radici cristiane nel preambolo della Costituzione europea? Per carità, il fatto «non implica alcuna ostilità anticristiana», anzi, se una simile menzione ci fosse stata, si sarebbe introdotto un disequilibrio tale da provocare «comprensibili reazioni»

L’assoluto rispetto della coscienza individuale vale per tutti, Avvenire, 11/11/2004 Manca il richiamo alle radici cristiane nel preambolo della Costituzione europea? Per carità, il fatto «non implica alcuna ostilità anticristiana», anzi, se una simile menzione ci fosse stata, si sarebbe introdotto un disequilibrio tale da provocare «comprensibili reazioni». E la situazione venutasi a creare in Spagna, grazie a Zapatero e ad «alcune» delle sue discutibili iniziative? Ma scherziamo, il caso spagnolo ha un «suo carattere proprio», e in nessun modo può essere ritenuto emblematico di un’allergia anticattolica in Europa. Quanto poi all’episodio Buttiglione? Siamo seri, il fatto si inquadra non certo in un revival anticlericale ma «in altre, ben più semplici categorie». Dove invece di «semplici» si potrebbe dire banali o rozze. Insomma, «sembra del tutto irrealistica, priva di ogni fondamento, l’idea di un’offensiva anticattolica», ed è solo una gigantesca strumentalizzazione mettere in giro una simile ipotesi. Altri sono piuttosto i problemi. Già, verissimo. C’è infatti da rimanere davvero colpiti dinnanzi all’assertività di questa teoria di giudizi, molto simile ad una intenzionale liquidazione di problemi, e ad un’assoluta repulsa a ragionare sui miasmi che si agitano nella complessa condizione culturale europea. Superficialità di parte, verrebbe da dire, se ad esprimere tali valutazioni non fosse uno degli storici cattolici giustamente più quotati, Pietro Scoppola, che questo e altro ha scritto sul fondo pubblicato ieri in prima pagina da ”Repubblica”. Un testo che lascia senza fiato. Innanzitutto per l’alibi che offre a quella parte della cultura laica che già di suo leggiadramente minimizza su quanto accade al di fuori dei propri schemi. E, tra le cose «imprevedibili» che stanno accadendo, ci sarebbe l’iniziativa di alcuni esponenti laici - i citati sono Marcello Pera e Giuliano Ferrara, ma ad altri ancora si allude - che darebbero corda all’ipotesi di una strategia antireligiosa in Europa. evidente, avverte Scoppola, che mentre le prove di un complotto anticattolico sono del tutto aleatorie e quindi ridicole, «chiaramente visibile» è invece l’azione di questi signori, «volta a servirsi del cristianesimo, del cattolicesimo e della Chiesa in campo politico come elemento di identità di fronte alla minaccia del terrorismo ispirato al fondamentalismo islamico». Tanto è obbrobrioso per Scoppola questo tentativo laico di avvicinamento alla Chiesa, che non teme di vederne un «precedente significativo» nell’Action Française di Charles Maurras. Addirittura. Dunque, il caso spagnolo deve essere pregiudizialmente ricondotto all’insuperabile specificità di quel Paese, nonostante i ripetuti richiami al modello Zapatero che sono venuti in questi mesi da una parte del ceto politico nostrano. Mentre l’ormai lontano movimento francese, col suo feroce antisemitismo, quello non va affatto letto nella irriproducibilità della situazione d’Oltralpe. Come spauracchio, lo si può benissimo esportare, e non importa se l’analogia è assolutamente impropria. Anzi, impresentabile. sufficiente che fornisca quel tanto di fumo da intorbidire lo sguardo sui problemi. Due domande, a questo punto. La prima. Non era un contenuto irrinunciabile del cosiddetto cattolicesimo democratico l’assoluto rispetto per la coscienza individuale? E non è forse vero che per affermare questo principio si sono affrontati anche notevoli dissidi intraecclesiali, dal referendum sul divorzio in poi? Perché allora non accordare questo rispetto per la coscienza di chiunque? Non solo a chi fronteggia ostilmente la Chiesa ma anche a chi - per una volta - si avvicina con curiosità intellettuale diversa e nuova? Seconda domanda. Perché tanta stizza se in partibus infidelium si va incontro alla Chiesa sul piano della ragionevolezza di certe posizioni e della plausibilità di alcune sue ragioni? Come mai questo fastidio? Forse per gelosia, come di un’usurpazione di ruolo? O per il sospetto di qualche convenienza politica, quasi fosse un vizio inesorabilmente esportabile? Ammettiamolo: un dibattito con questo tipo di trama in passato avrebbe potuto magari condizionare, e quindi aiutare una parte politica anziché l’altra. Oggi crediamo abbia un solo effetto: avvelenare la cultura pubblica e renderla ancora più distante dal vissuto reale del Paese. Chi è interessato, si accomodi. Dino Boffo