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 2005  novembre 15 Martedì calendario

Natale critico per l’Agenzia Spaziale Europea: il prossimo 25 dicembre la sonda Huygens si sgancerà dalla Cassini, il veicolo Nasa che sta attualmente orbitando attorno a Saturno, e scenderà da sola verso una delle lune del gigante inanellato: Titano, corpo celeste scientificamente tra i più promettenti del Sistema Solare

Natale critico per l’Agenzia Spaziale Europea: il prossimo 25 dicembre la sonda Huygens si sgancerà dalla Cassini, il veicolo Nasa che sta attualmente orbitando attorno a Saturno, e scenderà da sola verso una delle lune del gigante inanellato: Titano, corpo celeste scientificamente tra i più promettenti del Sistema Solare. Lo raggiungerà il 14 gennaio, e sarà una vera discesa nell’ignoto di un mondo del quale si sa ancora pochissimo. La sonda Cassini-Huygens, lanciata il 15 ottobre 1997, ha viaggiato senza fare una piega per 3,2 miliardi di chilometri, lungo un percorso che, a vederlo su una mappa, sembra il cammino cosmico di un ubriaco: prima si è diretta verso l’interno del Sistema Solare, poi ha sfiorato due volte Venere, quindi è tornata indietro verso la Terra, ha sfruttato l’attrazione gravitazionale dei pianeti a cui si avvicinava per aumentare la sua velocità e trasformarsi in una specie di fionda spaziale (metodo già usato in molte altre missioni). Poi, dopo una veloce capatina vicino a Giove (dove ha ancora una volta approfittato dell’attrazione gravitazionale per accelerare), si è lanciata verso Saturno, che ha raggiunto il 1° luglio scorso. I patemi non sono mancati: l’attraversamento degli anelli (formati da minuscoli pezzi di ghiaccio e roccia) e soprattutto le cinque ore di blackout, dovute al fatto che l’antenna di Cassini faceva in quel momento da scudo alla sonda e non poteva trasmettere. La discesa su Titano. «Anche con Huygens avremo momenti simili» dice Enrico Flamini, responsabile per l’Italia della missione, che naturalmente si troverà in quelle ore nella base Esa di Darmstad, centro di controllo europeo. «Infatti non potremo sapere nulla di come stanno andando le cose finché la sua missione non sarà terminata». Sembra strano perdere il contatto con una sonda proprio nelle fasi critiche, ma è così che andranno le cose: il 25 dicembre (anche se la data non è ancora certa, ci potrebbe essere uno spostamento di un giorno per questioni di traiettoria) la sonda si sgancerà dalla Cassini e inizierà il suo volo solitario. Non avrà motori perché la sua sarà di fatto una caduta verso Titano. Il 14 gennaio entrerà nell’atmosfera di questo corpo celeste, molto densa: una volta e mezzo quella della Terra. A questo punto la sequenza degli avvenimenti è quella classica, simile alle missioni marziane. Prima di tutto uno scudo termico proteggerà la Huygens dal calore generato dall’attrito con l’atmosfera. Poi, una volta persa abbastanza velocità, lo scudo sarà abbandonato e verranno aperti in sequenza tre paracadute grazie ai quali la sonda scenderà lentamente al suolo. «Prima dell’ingresso in atmosfera e fino all’apertura del primo paracadute» spiega Flamini «la Huygens si limiterà a mandare un semplice segnale ripetuto, con il quale confermerà il suo buono stato di salute. La trasmissione dei dati scientifici veri e propri inizierà solo a paracadute spalancato». Ma ad ascoltarla non sarà la Terra, perché la sonda dell’Esa non ha un equipaggiamento radio adatto a varcare l’enorme distanza che la separa dal nostro pianeta. Sarà invece la Cassini che, proseguendo la sua orbita attorno a Saturno, avrà puntato la sua antenna verso Titano, e starà registrando ciò che la Huygens avrà trovato. «Ci aspettiamo» dice ancora lo scienziato italiano «che trasmetta per due-tre ore. Il grosso delle osservazioni scientifiche è previsto durante la discesa, e noi considereremo conclusa la sua missione una volta che avrà toccato terra. Quando la Cassini perderà il contatto radio con la Huygens, il computer di bordo ne dedurrà che la sonda ha smesso di funzionare. A questo punto la sonda madre girerà la sua antenna verso la Terra e ci trasmetterà tutti i dati ricevuti da Titano. Quando queste informazioni arriveranno finalmente sulla Terra, e non prima, sapremo se tutto è andato bene». Arthur Clarke, l’autore di 2001 Odissea nello Spazio, dice proprio che «se tutto andrà bene» è una frase immancabile nelle missioni spaziali. In effetti piombare su un mondo quasi interamente sconosciuto presenta molti imprevisti, come spiega Flamini: «Sappiamo poco dell’atmosfera e dei venti. La densità e la turbolenza potrebbero ad esempio far comportare lo scudo termico in modo diverso da come abbiamo pensato. Non è molto preoccupante, invece, il momento dell’apertura del paracadute. Proprio l’alta densità dell’atmosfera riuscirà a frenare la sonda anche se il paracadute non si spalancherà al momento esatto, cosa che se succede invece su Marte, ad esempio, porta alla catastrofe». C’è da aggiungere un particolare curioso: anche se è impossibile ricevere da Terra i dati trasmessi dalla radio della Huygens, qualcuno proverà comunque a captare il debole segnale della sonda che parla con la Cassini. Radiotelescopi situati in America, Australia, Cina e Giappone lavoreranno insieme per provare a ricevere qualcosa, magari un piccolo fruscio un po’ diverso dalle onde radio che ci arrivano continuamente dal cosmo. Ancora più ambiziosa è poi l’idea di usare il più grande telescopio singolo del mondo, il Keck nelle Hawaii, per vedere la striscia di luce creata su Titano dalla sonda che entra in atmosfera, e che per qualche istante somiglierà a una meteora. Che cosa abbiamo imparato. In attesa dei momenti cruciali della discesa su Titano, c’è da ricordare che sono più di cinque mesi che la missione Cassini-Huygens sta esplorando Saturno e i suoi dintorni, e continuerà a farlo per almeno altri quattro anni, incontrando molte delle sue lune (lo stesso Titano sarà sorvolato 44 volte). Qualche risposta è già arrivata. «Abbiamo visto» racconta Flamini «che gli spazi tra gli anelli, creduti vuoti, in realtà contengono del materiale. Inoltre sono stati scoperti altri satelliti di Saturno, piccolissimi. Quanto alle lune che conosciamo, la Cassini ha già incontrato Phoebe, per la quale è stato confermato che si tratta di un ”vagabondo”, un corpo celeste venuto dalla fascia di Kuiper (oltre l’orbita di Plutone, ndr) e catturato dalla gravità di Saturno. Anche Titano è già stato sorvolato una volta. Sono decisamente ansioso, poi, di vedere cosa ci racconterà la Cassini quando incontrerà Giapeto, un satellite misterioso almeno quanto Titano». Giapeto ha una caratteristica strana: un lato molto chiaro e uno scurissimo, come carbone. Nessuno ha ancora saputo spiegare quale fenomeno possa aver generato questo strano aspetto.