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 2005  novembre 14 Lunedì calendario

Stimpson Andrew

• Nato nel 1980. Parrucchiere. «[...] giovane scozzese, che di mestiere fa i panini, era stato diagnosticato due volte sieropositivo nel 2002, ma ulteriori analisi, 14 mesi dopo, hanno appurato che era inspiegabilmente e completamente, guarito. Gli strabiliati dottori che avevano in cura Stimpson, il quale non ha mai preso farmaci, hanno definito il suo caso ”eccezionale” e sono assolutamente convinti, dopo una nuova serie di rigorose analisi, che nessuno abbia commesso errori nei primi esami e [...] gli chiedono di sottoporsi a ulteriori indagini per cercare di trovare una spiegazione. Oltretutto questo ragazzo, che è gay, ha raccontato al tabloid ”News of the World” che dopo la diagnosi positiva aveva smesso di avere rapporti protetti con il suo partner sieropositivo: ”Credevo che non avessimo più niente da perdere”. In due altri casi simili di presunta ”guarigione spontanea” negli Anni ’80, non vi era la certezza che gli esami del sangue positivi e successivamente negativi appartenessero effettivamente alla stessa persona, e non era nemmeno stato escluso che i campioni fossero stati inavvertitamente scambiati in laboratorio. Ma questa volta - si legge in una lettera del servizio sanitario nazionale britannico allo stesso Stimpson - un test del Dna ha confermato che tutti i campioni di sangue inizialmente esaminati nell’agosto 2002 erano i suoi: ”Non ci sono stati errori nell’etichettare e nel testare i campioni del sangue, che sono stati nuovamente esaminati e indicano un risultato positivo agli anticorpi dell’Hiv”. Stimpson [...] aveva cominciato a sentirsi fiacco e febbricitante nel maggio 2002. Fino a quel momento aveva avuto rapporti protetti con il suo partner Juan, sieropositivo da alcuni anni. Preoccupato, si rivolse alla Victoria Clinic for Sexual Health, nella capitale. ”Inizialmente risultai Hiv negativo, ma ci vogliono tre mesi perché il virus risulti agli esami del sangue”, ha spiegato al ”Mail on Sunday”. Il 15 agosto di quell’anno un ulteriore test risultò ambiguo. Poi, la mazzata: i due esami successivi diedero esito positivo. ”Ero sotto choc - racconta Stimpson -. Non sapevo rassegnarmi. Avevo temuto il peggio, ma improvvisamente divenne tutto vero. Credo di essere caduto in depressione: non avrei voluto più vivere se l’Hiv fosse diventato Aids conclamato. Cominciai a pensare al suicidio, ma mi trattenni”. Nei mesi successivi alla diagnosi Stimpson accusò sintomi quali la febbre, ma i medici gli dissero che il suo organismo stava ”controllando” bene il virus e il suo sistema immunitario rimaneva forte. Poi, durante un appuntamento di routine alla clinica, nell’ottobre 2003, un medico suggerì un esame più specifico per verificare la carica virale dell’Hiv. Il test risultò negativo. Tre ulteriori esami confermarono che il virus era sparito. ”Il medico entrò nella stanza e continuava a ripetere: ’Sei guarito da solo, sei fantastico’. Mi sentii incredibilmente sollevato, ma anche profondamente confuso. Pensai che gli esami iniziali fossero stati sbagliati”. Convinto di ciò, Stimpson decise di chiedere un risarcimento al servizio sanitario, che ha riesaminato con grande cura il suo caso con tanto di eminenti specialisti e gli ha invece chiesto di sottoporsi a ulteriori esami, ”data la rarità di queste circostanze” e la sua ”importanza per gli altri malati di Hiv”. Una portavoce della Sanità ha detto che ”finora il signor Stimpson non ha accettato quest’offerta”. Ma lui ha promesso che lo farà volentieri: ”Mi sento una delle persone più fortunate del mondo”. Ed esulta: ”Mi sento veramente speciale e non posso fare a meno di chiedermi se io tenga chiusa in me la cura per sconfiggere l’Aids, anche se questo mi fa paura e mi confonde. Ma quand’anche, studiando il mio caso, i medici riuscisseroa comprendere meglio l’Hiv, andrebbe bene lo stesso”. Il caso di Stimpson, dice il professor Jonathan Weber dell’Imperial College di Londra, ”è elettrizzante per chi vuole creare un vaccino contro l’Hiv”. Anche una portavoce del ”Terence Higgins Trust”, l’organizzazione che lavora in favore dei malati di Aids, nota: ”Nessuno è mai guarito spontaneamente dall’Hiv. Dal punto di vista statistico, equivale ad andare sulla Luna senza astronave. I ricercatori adesso faranno le capriole”» (Maria Chiara Bonazzi, ”La Stampa” 14/11/2005). «Un miracolo? Un primo passo verso un vaccino? Un errore grossolano che farà inutilmente sperare milioni di malati? Certo la notizia è di quelle epocali: un uomo, il primo al mondo, sarebbe riuscito a guarire dal virus dell’Hiv senza alcuna medicina. Il suo corpo sembra essersi liberato da solo di un virus [...] Si chiama Andrew Stimpson, ha 25 anni e si considera ”l’uomo più fortunato del mondo”. sano come un pesce: nel suo sistema immunitario non c’è traccia del virus, né degli anticorpi, a conferma del fatto che il male è stato debellato. Dopo 14 mesi, che ora sembrano un incubo, ha ricominciato a pensare al futuro, si è dato il permesso di sognare. Nell’agosto 2002 era risultato sieropositivo. Nell’ottobre 2003 è stato dichiarato guarito. A dare l’annuncio è stato lui stesso con un’intervista a due domenicali. Ha sciolto il silenzio solo [...] a due anni dalla presunta guarigione, perché aspettava la conferma che a farlo sprofondare nella depressione, a fargli contemplare il suicidio, non era stato uno scambio di campioni o un’errata lettura dei test. L’ospedale di Chelsea e Westminster di Londra, dove Stimpson era stato sottoposto agli esami, ha confermato: i campioni erano giusti, i riscontri idem. Manca, invece, una spiegazione. Per Stimpson, un ex parrucchiere scozzese omosessuale che ora lavora in un bar di Londra, è una seconda chance. ”Quando ho scoperto di avere l’Hiv mi è crollato il mondo addosso. Non credo di essere riuscito a dire una parola per due giorni. Ho visto svanire tutti i miei sogni, quello di vivere a lungo, quello di veder crescere i figli di mia sorella, quello di girare il mondo”. Voleva diventare uno stewart, ma le linee aeree, ”non ti assumono se sei sieropositivo”. A complicare il tutto, la totale incomprensione su come e quando fosse avvenuto il contagio. Il suo compagno, Juan Gomez, 44 anni, ha l’Hiv, ma Stimpson sostiene di essersi sempre protetto. ”Una cosa avevo deciso: che non avrei tollerato che la sieropositività diventasse Aids. Per questo ho pensato anche all’eutanasia [...] Quando mi hanno detto che il virus non c’era più, ho provato una grande felicità, ma anche tanta confusione. I medici mi sono sembrati confusi quanto me”. [...] ha accettato di diventare un soggetto di studio per aiutare i ricercatori a trovare una cura che sconfigga l’Aids. La comunità scientifica ha accolto la notizia con un misto di incredulità, entusiasmo e cautela. ”Il mondo ha un disperato bisogno di un vaccino”, ha sottolineato il professor Jonathan Weber, dell’Imperial College di Londra. [...] Il professor Patrick Dixon, dell’Acet, gruppo internazionale anti Aids, ha aggiunto che si tratta di un caso ”estremamente inusuale”. ”Ultimamente è girata voce di alcune guarigioni spontanee in Africa, ma questo è il primo caso ben documentato. possibile che nel sistema immunitario di Andrew Stimpson ci sia un qualcosa che gli ha permesso di eliminare il virus”. [...]» (Paola De Carolis, ”Corriere della Sera” 14/11/2005). «’Come uomo, mi auguro che la notizia sia vera. Come scienziato, ho forti dubbi”. L’immunologo Fernando Aiuti si dichiara scettico e attende di poter leggere il ”caso” su una qualche rivista scientifica che ne certifichi l’autenticità. Perché? ”In questi anni non è mai stato documentato un solo episodio di infezione da Hiv che sia guarito, su 40 milioni di infettati. Ci sono stati dei falsi positivi o tracce di infezione transitoria”. Per esempio? ”Alcune prostitute nigeriane, che non hanno avuto una vera e propria infezione generale, ma solo a livello della mucosa vaginale”. Ci sono, però, alcuni neonati... ”Certo, si tratta di nati da madri sieropositive nei quali era stata riconosciuta l’infezione, nelle prime settimane di vita, che sono spontaneamente guariti. Ma è un numero di eventi che si può contare sulle dita”. Com’è stato possibile? ”S’è visto che, dopo la nascita, i bambini avevano una prevalenza di virus in circolo, ma con il procedere delle settimane, questo si riduceva, fino a sparire. Si pensa che gli anticorpi materni, presenti nei bambini fino a un anno di vita, siano stati in grado di neutralizzare l’infezione contratta con il parto. Su questi, per la verità, c’è ancora una forte discussione in letteratura, però qualche caso di guarigione è stato documentato. un’infezione transitoria superata. Però, attenzione: non bisogna confonderli con i bambini che nascono sieropositivi agli anticorpi che hanno avuto dalla madre, ma non si sono mai infettati. Sono, quindi, sieropositivi come anticorpi, ma sieronegativi come infezione”. Per il caso di Glasgow si parla di falso positivo. ”Sì. I falsi positivi sono quelle persone nelle quali ci può essere una positività di anticorpi contro il virus Hiv, che, però, non viene confermata nel tempo. Si possono verificare per varie ragioni. Perché c’è un contatto con il virus che stimola la produzione di anticorpi, ma il virus non riesce a replicarsi; oppure perché ci possono essere stimolazioni con virus simili all’Hiv o con vaccini o con altre infezioni. In questi casi si crea una risposta degli anticorpi verso antigeni che sono, solo in parte, comuni con l’Hiv. All’esame approfondito questi pazienti rivelano differenze rispetto a quelli realmente infettati dall’Hiv. Infatti, se i soggetti non sviluppano anticorpi verso almeno tre componenti del virus, non si possono definire sieropositivi”. Sono stati documentati anche casi di persone refrattarie al virus. ”Sì, sembrano dotate di un sistema immunitario diverso. S’è provato a infettare le loro cellule in vitro e non si è riusciti”. A proposito di casi strani, sono anche stati pubblicati casi di Aids con assenza di Hiv. Come lo spiega? ”Che non era Aids. Crediamo che si trattasse di una forma di immunodeficienza acquisita, ma di origine genetica”» (Daniela Daniele, ”La Stampa” 14/11/2005). «Guarito dal virus dell’Aids senza l’ausilio dei farmaci? ”Possibile, perché in biologia nulla si può escludere e la media generale non è valida in termini assoluti”. Il dottor Angelo Felice Enea Fornaro, medico chirurgo ed omeopata, si tira fuori dal coro di scetticismo di fronte all’improvvisa ripresa del ragazzo scozzese. Su quali basi prende in considerazione la veridicità della notizia? ”Parto da un fatto incontrovertibile: la natura è differenziata e selettiva. Nel senso che le reazioni al medesimo stimolo non sono mai le stesse, ma si differenziano di caso in caso. Una patologia può dunque provocare risposte diverse, più o meno gravi a seconda di diversi aspetti che contraddistinguono ogni essere umano”. Quali esattamente? ”Innanzitutto il fattore costituzionale: ogni persona ha un proprio patrimonio genetico che lo differenzia da tutti gli altri. Poi ci sono i fattori favorenti, tra cui vanno annoverati lo stile di vita, il lavoro, lo stress, l’alimentazione, le abitudini voluttuarie. Infine, l’elemento scatenante che attiene alla sfera psico-emotiva e che fa esplodere o implodere le reazioni del fisico ad una patologia”. La predisposizione naturale e le condizioni ambientali e psicologiche di un individuo sono sicuramente determinanti, ma per sconfiggere il virus Hiv non sono un po’ eccessive? ”Ribadisco che tutto può accadere: da sempre la natura ci dimostra che, nonostante l’obiettività della scienza, possiamo assistere a risposte sorprendenti dell’organismo. Il sistema immunitario può reagire in modo imprevedibile anche in situazioni di sieropositività”. Il protocollo terapeutico per i sieropositivi è però una realtà più che consolidata. ”Certo, ma anche qui dovremmo soffermarci sui limiti che ci possono essere in questa omologazione della cura”. Perché? ”Il protocollo è generale, mentre dovrebbe essere individualizzato per la semplice constatazione che non solo esistono quattro diversi gruppi sanguigni ma che questi, a loro volta, sono suddivisi in differenti sottogruppi. Inevitabile, a mio parere, che le reazioni siano dissimili. Infine non bisogna dimenticare un’ altra prospettiva rilevante”. E cioè? ”A volta capita che alcuni pazienti ricorrano alle cure naturali, omeopatiche, ma neghino di farlo per paura di perdere l’accesso alla terapia diagnostica offerta dal servizio sanitario nazionali. Conosco diversi casi di conversione dalla positività alla negatività dell’epatite C grazie all’omeopatia non rivelati per vergogna o per timore di essere esonerati dal protocollo di analisi tradizionali”» (Grazia Longo, ”La Stampa” 14/11/2005).