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 2005  novembre 14 Lunedì calendario

Vi avverto per l’ultima volta: non sottovalutate il cucciolo del lupo. Io, Dymmachos, figlio di Menendes di Naxos, greco per nascita e persiano per interesse, cambio nomi e facce ogni volta che l’argento mi risuona nella borsa

Vi avverto per l’ultima volta: non sottovalutate il cucciolo del lupo. Io, Dymmachos, figlio di Menendes di Naxos, greco per nascita e persiano per interesse, cambio nomi e facce ogni volta che l’argento mi risuona nella borsa. Sono soldato, mercenario, falsario, contrabbandiere, ladro e spia. Ma il mio acume non scema col tintinnio delle dracme o con l’avanzare degli anni. E questa testa intende ancor bene: non sottovalutate il macedone Alessandro. Isso. Adesso, dopo la battaglia di Isso, dovreste gridare come donnette impaurite. Dario è fuggito, l’esercito persiano è stato fatto a pezzi. Ma davvero credevate di sconfiggere il figlio di Filippo II in quattro e quattr’otto? Che la macchina da guerra persiana lo facesse uggiolare con la coda tra le gambe, dopo che al Granico aveva assaggiato il vostro sangue e annusato il vostro terrore? Bene, allora vi racconterò cose che non vi piacerà ascoltare. Infiltrato. Entrare tra le file di Cratero, uno dei fidi d’Alessandro, è stato facile. Mi sono arruolato in Egitto la scorsa primavera, qualche mese dopo la presa di Gaza, mescolandomi ad altri greci. Come vi è noto, la situazione in Asia Minore non è rose e fiori. Non sto a farvi l’elenco delle popolazioni locali che hanno scacciato l’invasore, o a parlarvi dei miei litigiosissimi fratelli greci, che azzannano i macedoni alle spalle. Vi basti sapere che qui, nell’accampamento, sono tutti piuttosto tesi. Da quando ci siamo lasciati alle spalle l’Eufrate, saranno due settimane che corriamo come pazzi, trascinandoci dietro armi e bagagli, anche se al guado di Cizre abbiamo attraversato il Tigri senza subire attacchi degni di nota, se non dalla corrente. Ora son tre giorni che tiriamo il fiato nell’accampamento. Mi piacerebbe raccontarvi che il tempo è trascorso medicandoci le vesciche ai piedi, risuolando i calzari, scrivendo a casa o giocando a dadi. Ma non è così. I miei compagni sono lividi di paura da quando abbiamo guadato il fiume. Colpa di questo cielo estivo, che brilla come lava incandescente e fa pensare a un incendio colossale... Insomma, al re non è rimasto che impartire il segnale della sosta. Ieri sera* la luna è stata inghiottita dalle tenebre. I più pavidi mormorano che Alessandro ha fretta di morire e il cielo lo sa. Anche i soldati più scafati sono preoccupati, poiché ritengono che il ragazzetto non abbia compreso la trappola: lasciarlo addentrare in questo territorio sconfinato, isolarlo dal mondo e infine farlo a brandelli (è questa la vostra tattica, vero?). Insomma, Alessandro dovrebbe esserne cosciente e noi con lui: dopo aver superato il Tigri, avanzare sarà come finire nelle fauci del leone di Persia. Divorati dall’ombra come la luna della notte scorsa. Paura. Io non sono superstizioso e non so nulla di segni celesti. Però la gente è inquieta e questo dovrebbe farvi gioco. Molti dicono che è stato lasciato a Dario troppo tempo per riorganizzarsi, che il re persiano ha raccolto nella piana di Gaugamela (il ”pascolo del cammello”, che nome ridicolo!) 45 mila cavalieri e 200 mila fanti. Beh, qui siamo circa 7 mila cavalieri e 40 mila soldati di fanteria... Fermi, non ridete! Chi ha detto che potreste vincere soltanto sputandoci addosso? Ma non avete imparato nulla? Questo non è un esercito come gli altri! Sì, paura ne hanno, e anche tanta. E anch’io ho fatto la mia parte, che cosa credete? Ieri mi sono aggregato a un gruppo di esploratori, ho informato Alessandro che lo stato maggiore persiano ha fatto radere al suolo intere colline per poter manovrare carri da guerra muniti di falci, scimitarre e lame, per poter lanciare a passo di carica un branco di elefanti. Nessuno di questi soldati ne ha mai visto uno (neppure io, a dire il vero), ma gli interpreti armeni e lici hanno gettato resina sul fuoco. Hanno raccontato che un elefante al galoppo corre più di un cavallo, che schiaccia tutto ciò che gli ostacola il cammino e che le sue zanne pesano quanto un paio d’uomini. Alessandro è ben conscio del terrore che ci ossessiona. Trascorre più tempo che può a pregar Zeus e gli eroi della sua dinastia, Achille per primo. E quando non prega, tormenta di domande il povero Aristandro di Telmesso, il suo indovino prediletto, che gli ha fatto intendere l’eclisse come un segno favorevole del cielo. Salario. E adesso le brutte notizie. Prendete nota. Punto primo: qui son quasi tutti professionisti e si allenano di continuo al combattimento. Non ci sono tanti contadini che piangono mogli e raccolti abbandonati. Due: i soldati sono per la maggior parte macedoni. Non c’è quell’esuberanza di stranieri che regna tra le vostre file. Inoltre, siamo pagati piuttosto bene. Come mercenario, prendo circa 4 dracme il giorno. Tanto per fare un po’ di conti in metallo prezioso (così li capite anche voi), guadagno in un mese l’equivalente di circa 73 grammi d’oro*. Ossia, quattro o cinque volte di più di un operaio greco ben retribuito. Senza contare i premi, i doni gratuiti, i frutti dei saccheggi e degli affari che riesco a procacciare... Insomma, questa folle spedizione nell’ignoto può essere intesa come un investimento, per la maggior parte di noi. Se riesci a tornare a casa vivo e vegeto, ti sistemi in maniera definitiva. Ancora una cosa: quanto sia terribile la falange macedone lo sapete. State molto attenti anche alla cavalleria. Mai visto gente così affiatata ed esperta. Si muove come un sol uomo, taglia i comparti come un rasoio. Ah, già, dimenticavo: a Isso c’eravate anche voi... Scrivete, per favore: il corpo dei genieri è una delle trovate più originali di quest’esercito. A capo vi è un vero cervellone. Si chiama Diade e perfeziona ogni tipo di macchina da guerra, inventa modi nuovi per assediare città, guadare fiumi, per aprire strade, scalare rocce ricoperte dal ghiaccio... Un mago, ve lo dico io. Quanti siano tutti questi carpentieri, pontieri, scavatori, guastatori, armieri non ne ho idea. Direi all’incirca 4.700, sellaio più sellaio meno. Uno ogni 10 combattenti. Filippo aveva preparato una macchina da guerra davvero ben oliata, credetemi. E Alessandro non ha mai sottovalutato l’abilità organizzatrice del padre. Indefinibile. Ehi, che cosa vuol dire che tutte queste informazioni non valgono un soldo? Ma se vi ho squadernato l’esercito macedone su una pergamena! Beh, allora cercate di essere un po’ più chiari. Alessandro? Non so che cosa raccontarvi più di quanto già non sappiate... Va bene, ho capito... Alessandro, Alessandro... Credete sia facile parlare di lui? Vi sbagliate. Quel moccioso non lo capisco, mi si spacca la testa a pensarci. Va bene, ci provo. Ha 25 anni e a quasi 20 ha ereditato il regno di Macedonia, dopo che il padre è stato assassinato dalla sua guardia del corpo. Il perché non s’è mai saputo con certezza. Pare vi fossero stati rancori personali... Sia come sia, il ragazzo non è il solito figlio di papà. Lo sapevate che ha conquistato la sua prima città a 16 anni? Mica male, eh? Ecco, partiamo da qui: Alessandro è un soldato a 360 gradi. Sa tutto dell’esercito che ha avuto in eredità. Suo padre era un vero genio militare, tanto di cappello, per carità. Ma Alessandro... non so come spiegarlo... Alessandro è meglio. Durante un attacco, è come se fosse dappertutto. Nel senso che vede tutto, comprende tutto, modifica tutto adattandosi agli eventi. Vi ricordate Isso? Eravate così in tanti, sembravate le mura di una città inespugnabile. E che bella lezione stavate per dare a quel presuntuoso... La falange macedone aveva perso coesione attraversando il fiume Pinaro e tentando di superare le palizzate di sbarramento, così che i vostri mercenari avevano buon gioco a sterminare i nemici. Le truppe del persiano Nabarzane rendevano impenetrabile il lato destro del vostro esercito, mettendo a mal partito anche i cavalieri di Parmenione... Insomma, lo avevate in pugno. Ma che cosa vi combina, quel ragazzetto? Vede che Dario ha il suo carro dietro le truppe leggere dell’ala sinistra, manda i suoi fanti a scacciare i vostri soldati nascosti tra le colline, li fa ritornare, parte con la cavalleria e punta Dario! In mezzo a tutta quella confusione, Alessandro comprende in un lampo qual è il vostro tallone d’Achille. E il re, che tutto s’aspettava fuorché trovarsi faccia a faccia con quel gatto selvatico, se la dà a gambe! E abbandona addirittura moglie e figli... A proposito, dite al vostro capo che stanno bene. Alessandro li tratta come ospiti graditi, ah ah. Amici. Dove eravamo rimasti? Ah, già. Alessandro ha tre compagni fidati: Cratero, Parmenione ed Efestione. Cratero è in gamba, anche se è un po’ troppo servile, per i miei gusti. Fa parte di quel tipo di leccapiedi a cui non mancheranno mai i favori. Parmenione è il più anziano dei tre, già uomo di fiducia di Filippo. Olimpiade, la madre di Alessandro, non lo sopporta; ma il figlio non è così stupido da rinunciare alla sua esperienza e alla sua abilità. Ha un brutto difetto: dice sempre quello che pensa, al contrario di Cratero. Temo che non avrà gran futuro, se il nostro reuccio finirà per montarsi troppo la testa. Efestione ha alle spalle una fulgida carriera militare: è forte, bello, intelligente. Insomma, le ha proprio tutte. Sembra un altro Alessandro, soltanto un po’ più alto e un po’ più bello. Virile, fa davvero impazzire le donne. Meno Olimpiade, ovviamente. Temo che mammina sia un po’ gelosa dell’amichetto del figlio... Sì, amichetto. I due piccioncini giocano a fare Achille e Patroclo: e chi ha orecchie per intendere, intenda. Si sa che Alessandro non è quel che si dice un gran frequentatore di donzelle... Figlio di giove. Stufi di pettegolezzi? Va bene, che altro volete? Previsioni? Va bene, ci provo. Primo: non dovete perdere la battaglia di Gaugamela. Se lì vi fate sconfiggere, il vostro impero cadrà nelle braccia di questo ragazzetto. Quindi, attenzione. Secondo: Alessandro è un buon amministratore della sua immagine. Sta tentando di far passare la sua marcia attraverso l’Asia come volontà divina. andato a Troia a far sacrifici e s’è fatto consegnare lo scudo di Atena; è andato all’oracolo di Amon in Egitto, a Siwa, per farsi proclamare figlio di dio e faraone. E guardate come ha conciato la città di Tiro, che gli aveva proibito di recarsi al santuario di Melqart... Insomma, fa di tutto per convincere gli stessi asiatici che è figlio di Zeus, parente stretto di Eracle e Achille... E parecchi cominciano a crederci, perché il ragazzo sa farsi amare, sa convincere, sa incitare. A volte mi chiedo se è soltanto l’oro che li sta spingendo tutti alla conquista di questo territorio ignoto. E se non comincino a credere davvero che Alessandro sia un dio che riunirà tutte le genti... Inizi. Sapete, ormai ho 43 anni. Sono vecchio, e anche stanco. Non ho neppure più paura di morire, anche se mi piacerebbe tornare a Naxos, nella casa di mio padre. Così ve la dico tutta, poi fate ciò che volete. Credo che il fuoco di Alessandro brucerà ogni ostacolo, voi compresi. A Gaugamela perderete, e perderete ancora. Così come accadrà a molti altri dopo di voi. Presto il mondo cambierà e la storia non sarà più la stessa. Il destino di milioni di individui muterà per sempre, a causa di questo ragazzo. Forse è un dio davvero... Non ridete di me, stolti! Piangete per voi, fin d’ora. E adesso potete anche tagliarmi la gola. Per quel che vale la vita, da queste parti, l’ho spesa fin troppo bene. Ho visto la fine di un mondo e l’alba di un altro. Non possono dirlo in molti, anche se i miei ricordi svaniranno in una lacrima. Così, fatemi un ultimo favore. Trattenete nella mente il mio nome, per un istante: io sono stato Dymmachos, figlio di Menendes. Greco di nascita. Persiano per interesse. Macedone nel cuore.