Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  novembre 14 Lunedì calendario

Non è con la stessa moneta con cui si compra il pane che si pagano gli eserciti. E la monetazione alessandrina non fa eccezione, a partire dal metallo: rame e bronzo per la moneta interna (politica), oro e argento per quella internazionale (imperiale)

Non è con la stessa moneta con cui si compra il pane che si pagano gli eserciti. E la monetazione alessandrina non fa eccezione, a partire dal metallo: rame e bronzo per la moneta interna (politica), oro e argento per quella internazionale (imperiale). La moneta è politica perché designa l’idea di una misura uguale e condivisa entro una comunità, è imperiale perché mostra quanto la potenza simbolica del denaro possa crescere, fino a coincidere con il potere stesso e con il desiderio di potenza. Ma i due aggettivi implicano altre distinzioni. Per esempio, quella, più moderna, fra una moneta nazionale, malleabile e legale, fatta per pagare il lavoro, e una moneta internazionale, strumento per due rischiose forme di incontro fra i popoli, il commercio e la guerra, dove si calcola usando ed esigendo una moneta forte, che porti con sé il suo valore anche là dove ogni legge cessa di aver corso. Quando Alessandro fonda il suo impero, la moneta coniata è ancora prerogativa della sola civiltà greca. la moneta della polis, comunità libera e improntata a quella che Aristotele chiama autàrkeia. La moneta della polis è una moneta politica. Il suo valore – il suo potere d’acquisto, ma, più ancora, il suo potere liberatorio per il pagamento dei debiti contratti fra cittadini – è deciso dai governanti in vista della pace interna. E tuttavia, l’autàrkeia greca non implica affatto una chiusura, piuttosto una cura per ciò che non può mancare a ogni comunità libera per entrare liberamente in contatto con le altre. Quella greca è una civiltà di viaggi e commerci. Ma distingue accuratamente fra vita economica della comunità e scambio fra comunità, e quindi fra moneta e moneta. Già prima di Alessandro, Atene si era lanciata lungo il sentiero dell’egemonia e della conquista, e già qui si era verificato ciò che la potenza sembra necessariamente implicare: la sua moneta (la tetradracma) era divenuta quella più accettata del tempo. La decisione di imporre lo standard monetario ateniese all’impero segue dunque un solco già tracciato. Alessandro unifica l’impero dotandolo di una moneta per i commerci e di un veicolo simbolico di unità. Da tradizione, le monete imperiali mostrano l’effigie mortale di Alessandro doppiata con la raffigurazione mitica del potere imperiale come potere che ”non tramonta”: Eracle, il semidio che muore e rinasce; Zeus, signore del tempo; il ”sole invitto”. Alessandro opera dunque un’unificazione monetaria che gli sopravvive a lungo, ma che non implica uniformazione alcuna. Nei regni ellenistici la distinzione fra moneta interna ed esterna sarà espressamente mantenuta: l’accettabilità – il tasso di cambio – della moneta imperiale sarà sempre regolata da leggi. Unificare senza uniformare, articolando l’aspetto politico e quello imperiale: parrebbe questa la cifra stessa di un’evoluzione monetaria che sembra compiersi con il Dollar Standard attuale. Ma le monete di Alessandro non sono i ”dollari ellenistici”. E dovremmo chiederci: moneta nazionale e internazionale allo stesso tempo, il dollaro attuale (ma lo stesso varrebbe per l’euro e lo yuan) risponde davvero all’esigenza di distinzione che i due aggettivi, politico e imperiale, implicano?