Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  novembre 14 Lunedì calendario

”Venne in odio agli dei Bellerofonte: solo e consunto da tristezza errava pel campo d’Aleio l’infelice, e l’orme de’ viventi fuggia»

”Venne in odio agli dei Bellerofonte: solo e consunto da tristezza errava pel campo d’Aleio l’infelice, e l’orme de’ viventi fuggia». Così, nel VI canto dell’Iliade, Omero, descrivendo Bellerofonte nel suo peregrinare solitario, dipinge il primo ritratto del depresso. Lo racconta lo psichiatra Giovanni Battista Cassano nel libro E liberaci dal male oscuro (Longanesi). La bile nera di Ippocrate «Nella Bibbia», continua Cassano, «abbiamo un’altra testimonianza: ”Or lo spirito dell’Eterno s’era ritirato da Saul, ch’era turbato da un cattivo spirito suscitato dall’Eterno”. In entrambi i casi, la malattia era interpretata come la conseguenza di una colpa contro la divinità. Sarà Ippocrate, nel V secolo avanti Cristo, a proporre la prima ipotesi biochimica di quel ”persistente timore misto a tristezza” da lui battezzato melanconia (mélas, nero e cholé, bile). Secondo il padre della medicina, la malattia era infatti provocata da un eccesso di bile nera, sostanza scura, densa e irritante prodotta dalla milza e capace di agire sul cervello in modo da rendere ”nero l’umore”. Nel I secolo dopo Cristo, Areteo di Cappadocia coglie il legame tra depressione e manìa. Nella stessa epoca, Plutarco scrive: «Quando un uomo è depresso ogni minimo malessere è ingrandito dagli spettri paurosi della sua ansietà. Sveglio non fa uso della ragione, addormentato non ha tregua nelle sue paure. Nel Medioevo cristiano, ”tristizia” diventa sinonimo di ”acedia”, (accidia), e indica inerzia, negligenza, mancanza di volontà nell’esercitare la virtù». Mal lunatico, insania e vesania Nel Rinascimento, scrive Cassano, Paracelso «così classifica i disturbi mentali: ”vesania” quelli provocati da veleni, ”mal lunatico” il disturbo intermittente causato dalle fasi lunari, ”insania” le malattie mentali ereditarie. Nel Novecento, con Freud, la depressione esce di nuovo dal corpo per tornare in un ambito astratto che però non si chiama più anima ma psiche». Fino a quell’epoca, le possibilità di curare i disturbi dell’umore erano praticamente nulle. Esistevano rimedi empirici ma più simili a torture che a terapie, ad esempio il paziente veniva legato a una sedia rotante oppure annaffiato con getti d’acqua calda e poi gelata (si pensava che uno stress potesse attenuare un altro stress). «Solo nel 1949», continua Cassano «si scoprono le virtù ”rasserenanti” ed ”equilibranti” del litio. Nel 1952 la cloropromazina è il primo farmaco concepito in laboratorio. Comincia una rivoluzione che è tuttora in corso». Il mistero del cervello Ma da cosa dipende la depressione? « conseguenza di un’alterazione, di una disfunzione di zone del cervello non ancora ben definite. La zona più coinvolta è comunque la destra, che presiede alla sfera affettiva». Quanti sono i depressi? «In questo momento uno su venti fra noi, o forse anche uno su dieci, sta soffrendo di depressione. Per un totale di circa cinque milioni. A cinque milioni di inglesi sta accadendo la stessa cosa. Un numero analogo di vittime sono in Francia e in Germania. Negli Stati Uniti l’esercito dei depressi conta in ogni istante tra gli undici e i venti milioni di arruolati». Quindici su cento si uccidono Due depressi su tre non sanno di esserlo. Anche per questo la depressione è stata definita ”male oscuro” da Giuseppe Berto, nella sua opera Il male oscuro, appunto. «Berto soffriva di attacchi di panico e i medici, che non lo capivano, non lo prendevano sul serio». Secondo l’ultimo rapporto di Bruxelles, in Europa la depressione causa ogni anno più vittime di omicidi e incidenti stradali messi assieme: si tolgono infatti la vita 58 mila individui, più maschi che femmine. Però la depressione si cura. Coi farmaci e con l’analisi. «Spesso con farmaci e analisi insieme», precisa Simona Mercuri, psicoterapeuta cognitivo comportamentale. «Metodo che funziona nel 60-80 per cento dei casi». Sintomi della depressione? «Il depresso dorme male, non ha fame, non fa sesso. Tutto gli sembra inutile, ostile. Ogni sua facoltà si paralizza. Spia infallibile del male è la faccia, assente e mesta». Spettatori del mondo La maggior parte dei depressi si sente solo. Altro sintomo o fatto vero? «Entrambi», spiega Mercuri «La depressione provoca esperienze impossibili da comprendere per chi non le ha mai provate. Chi sta intorno a un depresso (parenti, amici) offre consigli di questo tipo: ”Dai, reagisci, la vita è dura per tutti”. Ma così il depresso si sente ancora più isolato. Perché avverte sempre più forte un intollerabile divario tra il suo mondo interiore, dove il fluire della vita s’è arrestato, e un mondo esterno percepito come ricco, vitale, ”perduto per sempre”, di cui si sente solo spettatore invidioso».