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 2005  novembre 14 Lunedì calendario

Marionette. Stendhal, quando scorse dal buco della serratura l’amata Angela con un altro uomo, cadde in depressione per 18 mesi: «Le marionette che avevo visto mi danzavano davanti agli occhi, non riuscivo più a parlare e pensare»

Marionette. Stendhal, quando scorse dal buco della serratura l’amata Angela con un altro uomo, cadde in depressione per 18 mesi: «Le marionette che avevo visto mi danzavano davanti agli occhi, non riuscivo più a parlare e pensare». Una volta guarito, per eccitarsi si fece raccontare da Angela le sue infedeltà nei minimi particolari. Crepe. Alda Merini a proposito dei dodici anni trascorsi in manicomio: «Tutto ha avuto inizio con una comune depressione da parto. Un giorno ho avvertito come una crepa nella mia esistenza, aggravata dal fatto che scoprii che mio marito mi tradiva. Ho preso una sedia e gliel’ho rotta sulla testa. Agli infermieri che erano arrivati chiesi di portarmi via. Odiavo quell’uomo e non volevo più vederlo». Sassi in tasca. Virginia Woolf (qui sotto) tentò tre volte il suicidio. Ci riuscì la quarta, nel 1941, gettandosi nel fiume Ouse dopo essersi riempita di pietre le tasche del cappotto. Dalla lettera d’addio al marito Leonard, che le rimase sempre vicino: «Carissimo, sono sicura che sto impazzendo di nuovo. E questa volta non mi riprenderò. Comincio a sentire voci, non riesco a concentrarmi... Non ce la faccio più a lottare». Lettere. Vincent Van Gogh si sparò il 27 luglio del 1890. Soffriva di depressione anche il fratello Theo, la sorella Wilhelmina visse quasi sempre in manicomio. Da una lettera di Vincent a Theo: «Il dottor Gachet mi ha detto che se la malinconia diventasse troppo forte, ci potrebbe forse essere qualcosa d’altro per mitigarla, e che non dovrei vergognarmi di essere sincero con lui» (maggio 1890, due mesi prima d’ammazzarsi). Biglietti. Tra i biglietti scritti da Cesare Pavese nel corso delle varie tentazioni di suicidio che lo assalivano: 11 settembre 1935, ad Augusto Monti, augurandosi di rivederlo presto «a meno che questa mattina non mi scappi la mano, annodandomi la cravatta. Nel qual caso la saluto fin d’ora». 27 novembre 1935, all’amico Mario Sturani: «Ho comprato una bella corda, l’ho adattata a nodo scorsoio, e tutte le mattine la insapono per tenerla pronta». Quando si uccide sul serio in una stanza d’albergo, inghiottendo 16 scatole di sonnifero a base di barbiturici, lascia sul comodino una richiesta: «Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi». Topo nel petto. «Il topo nel petto: ogni mattina la lotta per non affrontare la giornata. Godo di una buona situazione finanziaria, ho amici in buon numero, parecchie conoscenze di rilievo. Perché tutto questo, e le vacanze e le letture e le occasioni sociali, si stempera in una situazione di vuoto perpetuo? Perché se resto solo in casa mi trascino da una poltrona al divano, a volte senza nemmeno raddrizzare la schiena? Chi mi ha derubato del mio io?» (Vittorio Gassman, foto sopra). Mastroianni a Suso Cecchi D’Amico, a proposito della depressione di Gassman: «Suso mia, che brutta cosa ha Vittorio! Non lo invidio per niente! Mi sono detto, sono fortunato ad avere il cancro». Vermi. «Mi sento un verme. Non c’è colpa che non mi attribuisca. Ogni notte istruisco un processo a me stesso dal quale esco con le ossa rotte» (Indro Montanelli). Ipnosi. Il grande compositore russo Sergej Rachmaninov (1873-1943), per vincere la depressione in cui era precipitato in seguito al fiasco della sua Prima sinfonia, si sottopose a sedute di ipnosi da cui uscì con la partitura del secondo concerto per pianoforte e orchestra. Alcol. Grace Kelly (qui a destra), felice finché non sposò il principe di Monaco. Dopo, non potendo più recitare e rifiutata dalla famiglia reale, cadde in depressione e si dedicò agli alcolici.