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 2005  novembre 14 Lunedì calendario

Tenere il pacco o cambiarlo? Lasciare il gioco per una somma certa o rischiare di perdere (o vincere) tutto? Sono le scelte che devono fare i concorrenti di ”Affari tuoi”, il popolare gioco di RaiUno condotto da Paolo Bonolis

Tenere il pacco o cambiarlo? Lasciare il gioco per una somma certa o rischiare di perdere (o vincere) tutto? Sono le scelte che devono fare i concorrenti di ”Affari tuoi”, il popolare gioco di RaiUno condotto da Paolo Bonolis. Scelte sofferte, difficili. Che sono state analizzate da un gruppo di studio della Libera università internazionale degli Studi Sociali di Roma (Luiss), guidato da Daniela Di Cagno, direttore del Centro di economia sperimentale dell’istituto. Obiettivo della ricerca: analizzare come si comportano le persone in condizioni di incertezza e fare luce sugli orientamenti dei consumatori o dei risparmiatori. E stabilire se di fronte a una scelta conta di più la propensione al rischio o la paura del rimpianto, e se questi due diversi modi di comportarsi trovano corrispondenze con la fascia di reddito e il genere sessuale. Per capirlo, i ricercatori della Luiss hanno inserito in un database tutte le informazioni relative alle due edizioni della trasmissione. «Abbiamo tenuto conto di tutte le scelte effettuate dai concorrenti in ogni momento del gioco. Ma anche delle offerte del banditore» spiega Daniela Di Cagno. «Cercheremo di scoprire se tra le tante teorie dei giochi elaborate fino a oggi ce ne sia una più valida. O meglio, se le persone cercano di massimizzare la vincita o minimizzare la perdita. Ma vorremmo anche trovare un algoritmo che preveda i comportamenti delle persone in situazioni di incertezza». Teorie dei giochi, in effetti, ce ne sono molte. La materia è complessa, e si trova a metà tra la matematica e l’economia, di cui forma una vera branca, l’economia sperimentale. L’economia sperimentale è nata negli anni ’60 con lo scopo di analizzare in laboratorio, cioè in un luogo asettico e privo di influenze esterne, gli effetti di un determinato comportamento. Fino a quel momento, infatti, le teorie dei giochi si basavano su dati empirici. Tra le teorie più accreditate, ce ne sono due in particolare: quella formulata dai matematici John von Neumann e Oskar Morgestern nel loro studio Teoria dei giochi e comportamento economico. E la teoria del rimpianto, di Loomes e Sugden. La prima è nata nel 1944 e ipotizza che gli individui, messi di fronte a lotterie diverse, attribuiscano a ciascuna di esse un valore e in base a quello (ossia alla speranza di vincita) scelgano su quale puntare. La seconda teoria, più recente, risale al 1982. Secondo Loomes e Sugden, le persone messe in situazioni di incertezza in cui devono scegliere tra due o più opzioni, si orientano preferibilmente verso quella che renderà minimo il rimpianto: i concorrenti in altri termini temono di più la responsabilità di aver preso una decisione sbagliata che non la perdita. A quale di queste due pulsioni (massimizzare la vincita o minimizzare il rimpianto) obbediscono i concorrenti di ”Affari tuoi” quando devono decidere se tenere o cambiare il pacco? «Anche se prendere o lasciare è la stessa cosa in termini probabilistici» spiega Di Cagno «quasi tutti preferiscono tenere il pacco. Cambiarlo, infatti, significherebbe fare una scelta, andare contro il proprio destino. La sconfitta si accetta meglio quando si subisce e non se ne ha apparentemente colpa. Fa meno paura l’idea di aprire il pacco, vuoto, che ci ha assegnato la sorte piuttosto che rischiare di perdere tutto per una nostra decisione. E anche la vittoria ha un sapore più dolce quando arriva perché ci siamo affidati al fato». Credono senz’altro a questa teoria gli autori di un gioco tv americano che funziona così: «I concorrenti» spiega la Di Cagno «hanno davanti tre porte. Due nascondono delle pecore, l’altra un’automobile. Devono indicarne una, senza aprirla. Il conduttore, che conosce la disposizione di pecore e auto, apre una delle porte rimaste, scegliendone sempre una perdente. I concorrenti ora possono decidere se aprire la porta scelta a inizio gioco o tentare con l’altra. Quasi tutti preferiscono confermare la decisione iniziale». La cosa non sarebbe tanto incredibile se le due porte avessero la stessa identica probabilità di nascondere l’auto. Ma non è così. Chiamiamo le tre porte A, B e C. Supponiamo di puntare, a inizio gioco, sulla porta A. Abbiamo una possibilità su tre di aver indicato la porta vincente. Ma dopo che il banditore ha aperto la porta (svelando per definizione una pecora), il giocatore ha la possibilità di far salire le sue probabilità da una su tre (come era all’inizio) a due su tre. Ma solo se cambia la porta! Infatti due volte su tre l’auto si troverà dietro la terza porta, quella su cui non ha puntato il concorrente e che il banditore ha dovuto lasciare chiusa. Ma non è sempre il rimpianto a guidarci. «Anche la propensione al rischio ha un ruolo importante», spiega Di Cagno. «Quando Bonolis offre al concorrente 200.000 euro per lasciare il gioco e sono rimasti due pacchi, uno povero ma un altro sicuramente molto più ricco dell’offerta, la scelta è dura. Quasi tutti decidono razionalmente, in base al loro reference point, l’unità che misura il loro tenore di vita. Un dato che ricaviamo sulla base del reddito medio della Regione di appartenenza. Più il reddito è alto, più le persone rischiano: l’eventuale ”perdita” ha infatti un valore marginale rispetto alle proprie necessità. Naturalmente sono discorsi generali, le persone hanno anche caratteristiche individuali che li spingono verso determinate scelte». Finora, comunque, gli studi del dipartimento della Luiss hanno confermato questa tendenza. «Non abbiamo ancora finito di inserire i dati, ma ad oggi i concorrenti con redditi alti sono quelli che hanno osato di più. Più uomini che donne. Molti studi dicono che le donne rischiano meno degli uomini: accettano salari più bassi, giocano meno d’azzardo. Lo studio sembra confermarlo. Ma per me questo è un fattore culturale, non genetico. Ci serve ancora un po’ di tempo» dice Di Cagno. Sui comportamenti dei concorrenti deve essere ben informato il banditore, che dalla cabina di regia elabora le offerte. Tutte frutto di un semplice calcolo: basta togliere il 30% al valore atteso del gioco (il valore atteso di solito si valuta come il 50% della posta in palio). «Questa è la formula. Anche se Bonolis ha introdotto una variabile psicologica: avverte il concorrente di stare molto attento all’offerta del banditore, perché lui sa cosa contiene il pacco. E contemporaneamente lo avvisa che il banditore potrebbe ingannarlo e depistarlo». Insomma alla fine, la scelta è sempre difficilissima. E chissà se, trovando l’algoritmo che rappresenta i nostri comportamenti, davanti a queste decisioni saremo più sereni.