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 2005  novembre 14 Lunedì calendario

Forse non c’è desiderio più ardente per un appassionato di archeologia egizia che quello di svelare un mistero e imbattersi in ciò che nessuno nei secoli è riuscito ancora a trovare

Forse non c’è desiderio più ardente per un appassionato di archeologia egizia che quello di svelare un mistero e imbattersi in ciò che nessuno nei secoli è riuscito ancora a trovare. Magari una stanza segreta nascosta nelle viscere di pietra di una piramide. Se poi la stanza è quella del faraone Cheope e la piramide è una di quelle che presta il suo splendore alla piana di Giza, allora il desiderio può trasformarsi in sogno, alla realizzazione del quale dedicare la vita intera. Questa, in breve, è la storia dei francesi Gilles Dormion e Jean-Yves Verd’hurt, rispettivamente architetto e agente immobiliare, ma soprattutto egittologi per passione. Lo scorso agosto, sostenuti a gran voce dalla stampa d’Oltralpe, annunciarono di aver scoperto una zona segreta nella piramide e forse il corpo del faraone Cheope. Infatti nella monumentale costruzione gli archeologi, nel corso del tempo, hanno trovato tre camere collegate da una fitta rete di corridoi, ma neppure una mummia. Una delle stanze finora conosciute è sotto il livello del suolo, scavata nella roccia su cui la piramide poggia e non si è ancora capito a cosa servisse. Una seconda camera è chiamata ”camera della regina”, ma impropriamente, giacché la sposa del re non vi fu mai sepolta. C’è poi la camera funeraria di Cheope, a cui si accede percorrendo un corridoio lungo 48 metri e alto 3,5. Come era uso allora, la stanza fu sigillata con tre ”saracinesche” di granito chiuse grazie a un sistema di corde e carrucole. All’interno fu trovato il sarcofago, anch’esso in granito, vuoto. Il fatto che non ci fosse alcuna mummia ha spinto Dormion e Verd’hurt a sospettare l’esistenza di un’altra camera funeraria. La loro teoria è che al di sotto della camera della regina si trovi un corridoio che conduce alla stanza segreta, posta più in basso, nella parte ovest della piramide. In effetti il pavimento della camera della regina pare aver subìto una risistemazione rispetto al progetto originario e una nicchia su una parete fa pensare che dietro possa trovarsi il meccanismo delle carrucole con cui chiudere le saracinesche della vera sepoltura. Nel 2000 Dormion ottenne il permesso di analizzare il pavimento della stanza della regina con un radar geologico, con il quale si possono osservare le densità dei materiali. L’eco del radar rivelò la «presenza di una struttura larga circa un metro e la cui parte superiore è situata ad almeno tre metri e mezzo di profondità». Forti delle prove, Dormion e Verd’hurt hanno chiesto alle autorità egiziane di poter praticare un foro del diametro di 15 millimetri sul pavimento della camera della regina e di introdurre da lì un endoscopio con cui controllare la correttezza della teoria. Al loro fianco, egittologi illustri come Nicolas Grimal, del Collège de France: «Se si trovasse la camera funeraria di Cheope, sarebbe la più grande scoperta dai tempi di Champollion (il primo a decifrare i geroglifici della stele di Rosetta, ndr). Tutankhamon in paragone non fu che un re modesto». Eppure, al nono Congresso internazionale degli egittologi che si è svolto il 9 settembre a Grenoble, Zahi Hawass, segretario generale delle antichità egizie del Cairo che dovrebbe concedere l’autorizzazione definitiva, ha negato ogni permesso. Ne è nato un piccolo incidente diplomatico tra Egitto e Francia. Da parte sua Hawass è irremovibile: «Che cosa direste se andassi a fare un buco a Nôtre-Dame? Questi signori sono due dilettanti, le richieste devono arrivare dalle istituzioni e devono essere ben documentate. Noi egiziani dobbiamo proteggere la nostra dignità. Io sono il guardiano delle piramidi». C’è di mezzo dunque la volontà di offendere la grandeur francese, o Hawass piuttosto difende la scienza e l’incolumità di un patrimonio comune?  il caso di fare un passo indietro, per vedere meglio le motivazioni della teoria di Dormion e Verd’hurt. Innanzitutto: per quale motivo gli antichi avrebbero dovuto mettere il corpo del faraone in un luogo diverso da quello pensato per la sepoltura? Osservando la camera del re, gli archeologi hanno visto che appena costruita creò subito problemi: le lastre della pavimentazione e del tetto presentarono da subito fessure minacciose. Secondo Dormion, per evitare che il faraone fosse investito da un crollo, gli esperti del tempo si convinsero a spostarlo. Dove? In una stanza nuova, dice ancora Dormion. La conclusione è quanto meno ipotetica: avrebbero potuto spostare la sepoltura in una camera già esistente, per esempio quella scavata nella roccia, indubbiamente più sicura. Edificare un altro vano, nel cuore di una costruzione ritenuta pericolante, sarebbe stato un azzardo. Non si può inoltre dire con certezza che gli architetti egizi abbiano giudicato fragile la piramide, che infatti fa ancora bella e orgogliosa mostra di sé... Ma la mummia? L’assenza del corpo dovrebbe significare qualcosa. Ma gli esperti ricordano che in più di una piramide il corpo non è mai stato trovato. Ed è quasi sempre ”merito” dei ladri che, più attivi degli archeologi, spogliano le piramidi da secoli. Le tre grandi pietre di granito che sigillano la tomba di Cheope non sono ostacoli insormontabili, come non lo sono state in altri edifici simili. E non basta. Architetti e operai che costruirono la piramide non procedevano a caso, ma disponevano di una sorta di modellino, con cui confrontarsi per calcolare altezze, pendenze e dimensioni delle gallerie. La pianta è visibile anche ai giorni nostri: si trova incisa sul fianco orientale della piramide e fu scoperta nel 1883 dal britannico William Matthew Flinders Petrie. Il bassorilievo riproduce solo il reticolo di camere e gallerie finora visitate, e nient’altro. Si potrebbe obiettare che i costruttori avevano l’intenzione di mantenere il segreto sulla reale posizione della camera, per proteggerla dai malintenzionati. Ma ciò non sembra plausibile: a quei tempi si preferiva impedire l’accesso alla sepoltura con ostacoli di ogni tipo. E in quell’epoca ancora non c’era l’uso di profanare le tombe reali. Anche l’interpretazione dei dati raccolti dal radar divide gli esperti: un’anomalia c’è, ma non si può giurare che si tratti di una cavità adibita a camera funeraria. Infatti potrebbe essere il risultato di un assestamento dei blocchi di pietra. Oppure potrebbe dipendere dai materiali di scarto del cantiere gettati negli spazi vuoti durante la costruzione: le cavità riempite di materia varia, sottoposte all’esame del radar geologico, possono rimandare un segnale come quello ottenuto esaminando il terreno sotto la camera della regina. Contro la teoria degli egittologi vanno anche considerazioni di tipo spirituale. Secondo l’ipotesi di Dormion, il corridoio che dalla ipotetica stanza funeraria condurrebbe i sacerdoti e il risorto faraone all’esterno dell’edificio risulterà orientato verso est. Nelle altre piramidi, i corridoi puntano tutti verso nord, verso le cosiddette ”stelle imperiture” alle quali il re avrebbe dovuto guardare per trovare la via dell’immortalità. Solo la piramide a sud di Dashour presenta una seconda uscita verso ovest, dove secondo la cosmologia egizia sarebbe il regno dei morti. Mai però gli architetti avrebbero potuto progettare un’uscita verso est, simbolo del mondo dei vivi. Forse basterebbe questo ragionamento a smentire la pretesa scientificità di un’ipotesi che fa sognare.