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 2005  ottobre 05 Mercoledì calendario

La cocaina da Papa Leone XIII a Kate Moss. Il Giornale 05/10/2005. Caro Granzotto, a causa dei fatti di cronaca nera che hanno visto protagonisti la mannequin Kate Moss e l’attore televisivo Paolo Calissano i giornali hanno riempito le pagine con articoli sulla cocaina dai quali risulta che sono in moltissimi a fare uso di quella droga la quale circola negli ambienti più insospettati, finanza, industria, giornalismo, moda, sport e persino tra i piloti delle linee aeree

La cocaina da Papa Leone XIII a Kate Moss. Il Giornale 05/10/2005. Caro Granzotto, a causa dei fatti di cronaca nera che hanno visto protagonisti la mannequin Kate Moss e l’attore televisivo Paolo Calissano i giornali hanno riempito le pagine con articoli sulla cocaina dai quali risulta che sono in moltissimi a fare uso di quella droga la quale circola negli ambienti più insospettati, finanza, industria, giornalismo, moda, sport e persino tra i piloti delle linee aeree. Che ne fanno uso anche i ragazzini delle scuole e vedrà che si scoprirà che circola molto anche negli oratori. D’altronde io ricordo di avere letto che anche un Papa «tirava coca»e quindi non c’è più da meravigliarsi di niente. Siccome è ovvio che non c’è da aspettarsi molto dai nostri legislatori è possibile che l’Europa non vari una legge che punisca severamente la detenzione e l’uso indiscriminato di quello stupefacente che, a detta di tutti i medici, manda a lungo andare causa seri danni al cervello? Se cominciano a drogarsi da ragazzini, che classe dirigente avremo un domani? Gherardo Bono. Piano, piano, caro Bono. Leone XIII (perché di quel Pontefice, quello della Rerum novarum, si tratta) non «tirava coca». La storia è questa: nella seconda metà dell’Ottocento Angelo Mariani, uno speziale nato in Corsica, mise a punto (oltre ad una pomata per far ricrescere i capelli, una speciale tintura per i medesimi e altri preparati «medicinali») il «Vin Tonique a la coca du Perou», ottimo Bordeaux unito a un infuso di foglie di coca, un «tonico stimolante molto popolare nei pubblici ospedali e nelle istituzioni religiose», «ottimo per il corpo e per la mente in quanto nutre, fortifica e rinfresca», come si poteva leggere sull’etichetta. Il beverone ottenne notevole successo, tanto da rendere milionario l’intraprendente còrso il quale ebbe tra i suoi molti clienti la Regina Vittoria, Sarah Bernhardt, mile Zola, Charles Gounod, Thomas Edison, H. G. Wells, il presidente americano McKinley e, appunto, Papa Pecci. Il quale doveva esserne molto soddisfatto se giunse ad incaricare il segretario di Stato cardinal Rampolla di complimentarsi con il produttore. La lettera, del 1891, esprime la gratitudine di Sua Santità, compiacendosi, Sua Santità, di far pervenire a tanto «benefattore dell’umanità» una medaglia d’oro. Con un testimonial di quel rango (la medaglia papale finì subito sull’etichetta del «Vin tonique»), il vino alla cocaina acquistò vasta popolarità inducendo la gloriosissima Gio. Buton e C. a produrlo anch’essa. Si chiamava «Coca Buton», il «liquore che fortifica», il «liquore degli intellettuali», il «liquore raccomandato dal Mantegazza», il famoso medico e antropologo darwiniano. Questo, caro Bono, per quanto riguarda Leone XIII. Per quanto invece riguarda l’europarlamento, non si faccia illusioni. Nel luglio scorso i giornali diedero conto dei risultati di un test condotto da Akte 2005 - un programma giornalistico della televisione tedesca - nelle toilettes del Parlamento Europeo. Armati di fazzoletti sterili, degli incaricati alla faccenda ripassarono tutte le superfici potenzialmente adatte a preparare la droga prima di sniffarla inviando poi i reperti all’Istituto di ricerca biomedica e farmaceutica di Norimberga. Risultato?«Sono stati rinvenuti resti di cocaina spiegò Ulrich Meyer, il curatore della trasmissione - da far abbaiare qualsiasi cane antidroga». E lei, caro Bono, si aspetta qualcosa da quella gente lì, gente che navigando nell’oro grazie alla generosità di noi contribuenti può «farsi» come e forse più di Kate Moss? Paolo Granzotto