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 2005  ottobre 05 Mercoledì calendario

Un grande bugiardo del ’700: il conte di Saint Germain. Corriere della sera 05/10/2005. Ho letto un romanzo di Alexander Lernet-Holenia (1897-1976), intitolato «Il Conte di Saint-Germain», pubblicato per la prima volta in Italia da Adelphi nel 1984

Un grande bugiardo del ’700: il conte di Saint Germain. Corriere della sera 05/10/2005. Ho letto un romanzo di Alexander Lernet-Holenia (1897-1976), intitolato «Il Conte di Saint-Germain», pubblicato per la prima volta in Italia da Adelphi nel 1984. Il Conte, misterioso personaggio del XVIII secolo, si vantava di avere migliaia di anni, di possedere l’elisir di lunga vita e di essere immortale. Ma non voglio interrogarla sugli aspetti esoterici. Lernet-Holenia scrive nella prefazione che Saint-Germain «Ebbe mano comunque in un gran numero di torbidi affari, e sia nella politica europea al tempo della Guerra dei Sette Anni sia nel rovesciamento dinastico del 1762 in Russia svolse, pare, un ruolo di non secondaria importanza». Sarei lieto di conoscere il ruolo che ha avuto il Conte di Saint-Germain nella fase storica sopra citata. Mario Salvo Pennisi Riposto (Ct) Caro Pennisi, il conte di Saint Germain era un geniale ciarlatano, un avventuriero, un Cagliostro, uno dei tanti che popolavano i salotti europei nella metà del Settecento. Tozzo ma non sgraziato, portava abiti sfarzosamente eleganti ed era ricoperto da scintillanti gioielli. Nei suoi viaggi era accompagnato da due scudieri ungheresi che montavano la guardia di fronte alla porta della sua stanza. Quando accettava un invito a pranzo non toccava cibo, ma parlava ininterrottamente sino alla fine del pasto saltando da un argomento all’altro. A Parigi, una sera, Casanova lo udì raccontare con grande abbondanza di particolari l’incontro che sosteneva di avere avuto due secoli prima con i padri del Concilio di Trento. Nessuna polizia riuscì mai a stabilire con esattezza la sua identità e la data della sua morte. Secondo una voce molto diffusa era figlio della vedova di Carlo II, re di Spagna. Secondo altri era figlio del principe Racoczy e aveva adottato, per il suo titolo, il nome del paese italiano in cui aveva trascorso gli anni dell’adolescenza. Ma altri erano convinti che fosse il figlio di un ebreo portoghese chiamato Aymar o di un ebreo alsaziano di nome Wolff. certamente vero, tuttavia, che riuscì ad affascinare Luigi XV e che godette per molti anni della sua amicizia. Non sappiamo invece se il duca di Choiseul, ministro degli Esteri del regno di Francia, lo detestasse, secondo una voce diffusa a Parigi in quegli anni, o preferisse ostentare questa ostilità per meglio usarlo come spia, soprattutto in Inghilterra. Sembra infine che abbia avuto una certa influenza nella rivoluzione di palazzo del 1762 a Pietroburgo e che si facesse chiamare in quella occasione generale Saltikov. Quando lo vide a Firenze, qualche anno dopo, il conte Orlov disse: «Ecco l’uomo che ha avuto un ruolo decisivo nella nostra rivoluzione». Aleksandr Pushkin si servì di lui per un grande racconto. Nella «Dama di picche», un giovane ufficiale d’origine tedesca, Hermann, s’introduce di notte nella casa di una vecchissima signora perché una leggenda pietroburghese vuole che la vecchia dama abbia conosciuto il conte di Saint Germain a Parigi molti anni prima e abbia avuto da lui, per recuperare il capitale perduto al tavolo da gioco, il segreto di tre carte vincenti. Ecco, caro Pennisi, quanto posso dirle del personaggio che ha colpito la sua immaginazione. Per completare il quadro riprodurrò qui le parole con cui Casanova descrisse il loro primo incontro: «Si spacciava per prodigioso in tutto, voleva stupire e ci riusciva. Aveva un tono autoritario che però non riusciva sgradevole, perché era colto, parlava correntemente tutte le lingue, era un valente musicista e grande alchimista. Piacevole d’aspetto, sapeva conquistarsi le donne dando loro cosmetici per abbellire la carnagione e lusingandole non con la promessa di farle diventare più giovani, cosa impossibile, ma di conservarle com’erano mediante un’acqua di cui faceva dono nonostante gli costasse molto. Questo bizzarro e sfrontatissimo bugiardo sosteneva di avere trecento anni, di possedere la medicina universale, di essere in grado di fare tutto quel che voleva con la natura, d’essere capace di fondere i diamanti e di poterne ricavare acqua purissima (...). Nonostante le sue fanfaronate, le sparate e le sue evidenti bugie, non riuscivo a trovarlo insolente, ma nemmeno rispettabile». Sergio Romano