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 2005  settembre 07 Mercoledì calendario

Il folle volo di Rudolf Hess, delfino di Hitler. Corriere della Sera 07/09/2005. Ho letto la sua recensione al libro di Kershaw su lord Londonderry «amico di Hitler»

Il folle volo di Rudolf Hess, delfino di Hitler. Corriere della Sera 07/09/2005. Ho letto la sua recensione al libro di Kershaw su lord Londonderry «amico di Hitler». Tuttavia vi è un’altra opera, di cui lei non ha fatto menzione, che parla dettagliatamente del partito inglese della «Pace», filonazista e legato a buona parte della nobiltà britannica: «Il caso Rudolf Hess» di Picknett e Prince (2001). Qui si fa luce su uno dei più controversi misteri della Seconda guerra mondiale (che ancora ne cela in abbondanza), ossia la presunta fuga del delfino di Hitler. In realtà, Hess si recò in Scozia proprio presso gli esponenti del Partito filonazista per un armistizio separato. Fra i suoi possibili interlocutori vi era Londonderry, ma l’ispiratore di questa iniziativa era il duca di Kent, poi deceduto a sua volta in circostanze misteriose (incidente aereo) nel 1942. Simone Colzani simone.colzani@email.it Caro Colzani, molti particolari sono ancora mal conosciuti, ma non credo che il sorprendente volo di Rudolf Hess dalla Germania alla Scozia il 10 maggio 1941 possa considerarsi un «mistero della Seconda guerra mondiale». Una delle migliori analisi della vicenda è in un libro di Paolo A. Dossena («Hitler e Churchill») pubblicato tre anni fa con una prefazione di Giorgio Galli dalla casa editrice Terziaria e dedicato a Halford Mackinder, il grande teorico scozzese della geopolitica negli anni tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Hess era il delfino di Hitler, il «Vertreter», il vicario, un uomo alto, asciutto, taciturno, cultore di «scienze» occulte e astrologiche, profondamente convinto di avere con il Führer una totale sintonia intellettuale e di conoscerne perfettamente i sentimenti. Come lo stesso Hitler e molti altri tedeschi, credeva fermamente che la Germania fosse legata alla Gran Bretagna da un comune destino e che i due popoli avessero eccellenti ragioni per lavorare insieme al dominio del mondo. La tesi della fratellanza anglo-tedesca risaliva in parte agli scritti razzisti di Houston Stewart Chamberlain, lo scrittore inglese che sposò la figlia di Richard Wagner e divenne tedesco. Ma era stata rafforzata in alcuni ambienti del Reich da teorie geopolitiche liberamente ispirate al pensiero di Mackinder e di un geopolitico tedesco, Karl Haushofer. La grande battaglia d’Inghilterra che si stava combattendo in quei giorni nei cieli delle isole britanniche fra la Luftwaffe e la Royal Air Force aveva gettato Hess in uno stato di angoscia. Era convinto che occorresse arrestare questo duello fratricida e portare i due popoli germanici al tavolo della pace. Qualche mese prima della partenza ebbe una lunga conversazione con Haushofer durante la quale il gerarca nazista e lo studioso di geopolitica passarono in rassegna i rappresentanti dell’aristocrazia britannica con cui sarebbe stato possibile stabilire un contatto. La conversazione cadde su lord Hamilton, duca di Clydesdale, che Londonderry, qualche anno prima, aveva presentato a Ribbentrop nel corso di una esibizione aeronautica in Irlanda del Nord e che lo stesso Hess aveva conosciuto a Berlino. Il 10 maggio, improvvisamente, decise di partire. Lasciò ai suoi collaboratori una lettera per Hitler, salì a bordo del suo Messerchmitt in un aeroporto nei pressi di Monaco e, dopo avere girovagato per qualche tempo fra la Norvegia e la Gran Bretagna, puntò sulla Scozia per gettarsi con il paracadute nei pressi di Dungavel dove sorge il castello del duca di Hamilton. A coloro che lo trovarono e lo soccorsero disse di essere tedesco e di voler parlare con il duca. Quando questi lo raggiunse nel luogo in cui era detenuto, disse: «Mi riconosce? Lei ha fatto colazione a casa mia durante le Olimpiadi di Berlino ... Sono Rudolf Hess». Albert Speer, l’architetto del Reich, racconta che Hitler, quando apprese la notizia, lanciò un «urlo inumano». Secondo Walter Schellenberg, capo dei servizi segreti tedeschi, Martin Bormann, ansioso di sostituire Hess a fianco del Führer, lo persuase a pubblicare un comunicato con cui l’impresa venne attribuita a un «accesso di follia» e a ordinare l’arresto di tutti gli amici e collaboratori del «Vertreter». Lo stesso Schellenberg, nelle sue memorie, scrive di essere giunto alla convinzione che Hess aveva agito senza informare Hitler, ma nella certezza di interpretarne il pensiero. Quando disse a Himmler, qualche tempo dopo, che i tedeschi erano troppo intelligenti per credere alla follia, il capo delle SS gli rispose che la scelta era stata suggerita da Bormann e, dopo una pausa: «Ormai è troppo tardi». Sergio Romano