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 2005  settembre 07 Mercoledì calendario

Onfray Michel

• Argentan (Francia) 1 gennaio 1959. Filosofo. Ha fondato nel 2002 l’Università popolare di Caen che organizza corsi gratuiti di filosofia rivolti a persone di ogni età ed estrazione sociale. Autore di una trentina di libri - tra cui Cinismo (Rizzoli) e La politica del ribelle (Ponte alle Grazie) - con il Trattato di ateologia è diventato protagonista in Francia di un caso culturale. Il saggio, vero breviario irreligioso, è un atto d’accusa nei confronti delle tre grandi religioni monoteiste, colpevoli secondo Onfray della «crocifissione della vita e della celebrazione del nulla». Contro le teologie viene proposta la fondazione di un moderno ateismo che non abbia alcun valore in comune con la morale evangelica (’la Repubblica” 8/9/2005). «[...] Tempo fa [...] apprese che oltre il 20 per cento dei giovani francesi credeva nel diavolo. La percentuale delle ”pecorelle di Satana” era in ascesa e [...] ne dedusse che, attraverso il Maligno, Dio era sempre in una posizione dominante. Inoltre, venne a sapere che, stando a una ricerca sociologica, la favola dei francesi seguaci di Cartesio era in declino. Era sufficiente andare in chiesa a contare le persone che s’avvicinavano ai sacramenti. Non rappresentavano la maggioranza, ma il loro numero era in crescita. Così il filosofo, ostile alla Chiesa, decise di scrivere un libro contro tale ritorno del fattore religioso. ”Nel 1989 – spiega – le librerie non erano invase da testi religiosi, i primi ministri alla Raffarin non si facevano fotografare a messa e i ”caffè teologici’ erano impensabili a Parigi. Anche il successo del Codice da Vinci di Dan Brown è significativo”. Il libro di Onfray [...] è diventato un bestseller in Francia [...] S’intitola Trattato di ateologia: pare un fiume in piena, senza argini che lo trattengano, fino al punto di affermare cose incredibili. Un esempio: le religioni non hanno dato nulla alla civiltà, nemmeno nel campo dell’arte. Ma la parte dei francesi che si ostina a ”credere in qualcosa” ha trovato in questo saggio una sorta di nuova religione, quella dell’ateismo postcristiano. Si sapeva che Dio era morto, scrive il filosofo, ma nessuno ne aveva visto il cadavere, a parte Nietzsche. Dio era invisibile da vivo e lo è restato da morto. E poi come si può dire: Dio è morto? Una finzione non può morire, come non muore l’ippogrifo. ”Non si uccide un soffio, un vento, un odore, un’aspirazione, un sogno”. L’ultima divinità, si deduce, scomparirà con l’ultimo degli uomini. ”Come salvarsi da Dio?” si chiede Onfray. Secondo lui, il problema sta nel fatto che finora l’ateismo è stato ”cristiano”. Il negatore di Dio è affascinato dal suo nemico. ”Bisogna superare il cosiddetto cristianesimo dei senza Dio” esorta Onfray. E non è un gioco di parole. A suo parere, l’ateismo è ”imputridito” da elementi provenienti dalla parola di Gesù diffusa dai Vangeli, compresi quelli apocrifi. Non si può essere veri atei e affermare che alcuni valori cristiani sono validi o che la morale evangelica ha qualcosa di buono. Il bene non ha bisogno di Dio come il male non ha bisogno di Satana. Troppi valori in comune: il prete con il filosofo, il Vaticano con Kant, Madre Teresa con Paul Ricoeur. Tutto si evolve, dice Onfray, su un terreno, diremo, condominiale di atei e credenti. Bisogna edificare, a suo avviso, un vero ”ateismo ateo” postmoderno. La negazione di Dio deve affiancarsi alla negazione o alla ridefinizione di una parte dei valori che ne discendono. Non si debbono distruggere le chiese, ma innalzare piattaforme diverse di riflessione abolendo ogni riferimento teologico ai tre monoteismi che – ecco il primo obiettivo – vanno smontati e inceneriti perché, in sostanza, Maometto e Gesù hanno lo stesso Dio e gli stessi intenti. Soprattutto, conclude Onfray, è vitale per gli atei ”decostruire” la mitologia di Gesù. La solita domanda: e poi che cosa resta? L’uomo come composto chimico? ”A tutte le teologie – risponde Onfray – si deve sostituire il pensiero alternativo dei materialisti, dei cinici, degli edonisti, il pensiero di coloro che sanno ridere e di coloro che amano i sensi. Perché essi sanno che esiste un unico mondo e che tutto il marketing per un aldilà ne distrugge i benefici e il gusto di viverlo. Questo è un peccato veramente mortale”» (’Corriere della Sera” 7/9/2005).