Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  agosto 21 Domenica calendario

Delitto di Brescia 21/08/2005 - 8

«Latitanti» il movente e l’arma del delitto. Giornale di Brescia 21/08/2005. Caso sostanzialmente chiuso? Tre sono ancora i misteri che aleggiano attorno a questa storiaccia. E misteri non certo secondari, perché stiamo parlando del movente, dell’arma del delitto e di parti dei cadaveri che non si trovano. Sul perché di un omicidio tanto feroce quanto diabolico si stende un velo di silenzio. «Sul movente abbiamo delle idee molto precise. Non posso parlarne in questo momento perché abbiamo l’esigenza di quella riservatezza che è fondamentale per lo sviluppo delle indagini». Il procuratore capo Giancarlo Tarquini è lapidario, lasciando intendere di aver già imboccato la pista giusta. Ma forse il movente dell’eredità, dei soldi, sembra un po’ allontanarsi, proprio per il fatto che Guglielmo Gatti non avrebbe affatto problemi economici. Essendo egli proprietario di due case (la villetta di via Ugolini e l’appartamento all’Aprica) e titolare di un conto corrente di tutto rispetto. E s’affaccia invece la pista di un astio ventennale, di una vecchia ruggine maturata tra Guglielmo Gatti e gli zii, amplificata dopo la morte del padre del Gatti. Ma se il movente sembra rompere la testa degli inquirenti, ancor più difficile è stabilire come i coniugi Donegani siano stati ammazzati. Le condizioni dei resti umani recuperati nel dirupo al Vivione e la mancanza delle due teste e del busto della donna non permettono di fornire risposte certe. Nessun foro di proiettile (anche perché una pistola non sarebbe mai entrata in azione in quella casa nel cuore di Sant’Anna) e nemmeno evidenti coltellate sarebbero emerse dall’autopsia su quei pochi resti, in avanzato stato di decomposizione e già preda di animali selvatici. Una svolta potrebbe invece arrivare dagli accertamenti tossicologici, perché i Donegani potrebbero essere stati sterminati con un veleno. Escludendo quindi una vera e propria azione violenta, una colluttazione che avrebbe potuto facilmente essere udita o vista dai vicini. E poi l’assassino aveva di fronte a sé due persone adulte che in qualche modo avrebbero potuto reagire, anche solo nel tentativo di mettersi in salvo, di fuggire da quella villetta. E poi c’è il terzo grande mistero: il mancato ritrovamento delle due teste e del busto di Luisa De Leo. Sono state preda di animali selvatici (lassù di cinghiali e volpi ne circolano, parola di esperti) o l’assassino le ha scaraventate altrove? Magari per depistare o per rendere più difficoltoso il riconoscimento (anche se oggi il Dna non lascia scampo). Certamente nel bosco degli orrori quelle parti anatomiche non ci sono, perché gli uomini del Soccorso alpino, della Protezione civile e del Corpo forestale dello Stato hanno passato alla lente d’ingrandimento la zona. E, per ora, non si parla di una ripresa delle ricerche. Adesso è infatti arrivata l’ora di analizzare approfonditamente tutto quello che è stato rastrellato. Ed incrociare i risultati emersi. Perché il cerchio deve quadrare. Marco Bonari