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 2005  agosto 21 Domenica calendario

Delitto di Brescia 21/08/2005 - 3

Guglielmo Gatti resta in carcere. Giornale di Brescia 21/08/2005. Guglielmo Gatti resta in carcere. Lo ha disposto il giudice per le indagini preliminari, Carlo Bianchetti, che ha depositato l’ordinanza con la sua decisione nella tarda mattinata di ieri. L’ORDINANZA. Nove pagine in tutto, di quelle che pesano, però. Con esse il gip ha prolungato a oltranza la permanenza a Canton Mombello del nipote dei due coniugi assassinati, ravvisando da un lato i gravi indizi di colpevolezza e dall’altro il rischio di reiterazione del reato. Su che basi? Sulla scorta degli elementi prodotti dalla Procura in sede di udienza di convalida: «Non si fa riferimento se non alle testimonianze di padre e figlio che avrebbero visto il Gatti sulla strada del Vivione» assicura l’avvocato Luca Broli, che assiste il 41enne. Insomma, niente sangue nel garage, niente soggiorno all’albergo di Breno, niente ipotesi di movente o esplicite considerazione in merito agli spostamenti del Gatti nei giorni della scomparsa, niente vicini-supertestimoni: «Tutti elementi dei quali la Procura non ha fornito documentazione» conferma ai cronisti il legale. Che non perde tempo e assicura: «Lunedì farò visita al signor Gatti, probabilmente già martedì presenterò istanza di scarcerazione al Tribunale del riesame», che sarà quindi chiamato a valutare se sussistano sufficienti argomentazioni a suffragio del provvedimento restrittivo. In ogni caso l’avvocato ha tempo dieci giorni. LA DIFESA. E non è questo il solo passo che il legale ha già pianificato. La difesa procederà ora ad un’analisi dell’ordinanza, quindi richiederà che tutti i reperti individuati e i referti degli esami effettuati dal Ris di Parma vengano sottoposti all’attenzione di un consulente di parte, che è già stato nominato. I DUBBI. E se non vi sono nuove contestazioni - confermate anche le aggravanti, tra cui la premeditazione - restano pure, secondo la difesa anche tutti i dubbi già sollevati nei giorni scorsi. «Non mi sono ancora stati forniti gli elementi di natura tecnica e scientifica che peserebbero a carico del mio assistito. E in ogni caso essi per divenire prove devono essere vagliati dai periti della difesa. Del resto, bisognerà vedere anche il contenuto delle testimonianze rese dai presunti testimoni». Quanto poi all’esatta dinamica dei fatti, Broli non manca di stigmatizzare: «Nessuno mi ha ancora spiegato come siano stati uccisi i coniugi Donegani, né, soprattutto, quale sia stato il movente: non certo quello economico, né tantomeno ho ragione di credere che il Gatti avesse di che voler male agli zii». ALTRE IPOTESI. Un movente e una gamma di ipotesi alternative ad esso collegate, invece, il Gatti e il suo legale li avrebbero indicati agli inquirenti, «sulla base di elementi che sono stati acquisiti dagli investigatori fin dall’inizio, ma poi abbandonati frettolosamente ancora alle prime battute delle indagini» ha spiegato l’avvocato. «Io un movente l’ho individuato, sulla scorta delle dichiarazioni rese dal signor Gatti. Non mi risulta che la Procura abbia fatto altrettanto». Quanto a quale sia la natura della pista suggerita dal suo assistito, Broli non si dilunga: «Non è possibile parlarne per il momento». «IO NON C’ENTRO». La linea difensiva di fondo del resto non cambia: piena estraneità ai fatti. Il Gatti insomma resta fermo sulle sue posizioni. «Io non c’entro» avrebbe assicurato all’avvocato, che anche ieri ha ribadito come, contariamente a quanto indicano le testimonianze raccolte dalla Procura, il nipote dei coniugi garantisca di non essere mai stato in quei luoghi della Valcamonica in cui sarebbe stato avvistato. «PER LA PROCURA SENTENZA GI SCRITTA». Stupore da ultimo ha manifestato Luca Broli dopo la conferenza stampa degli inquirenti per l’atteggiamento assunto dalla Procura. «Conosco il modo di operare consueto e puntuale della Procura, e proprio per questo mi sorprendo del fatto che si asserisca che il caso è chiuso. Ho serie riserve al riguardo. Per la Procura la sentenza sembra essere già scritta: trovo assolutamente inopportuno avanzare delle conclusioni prima che il processo sia stato incardinato». La perplessità della difesa investe insomma la certezza granitica manifestata dagli investigatori. E ribatte punto su punto. «Le tracce di sangue? Le cesoie? Nessun atto al riguardo mi è stato ancora fornito. E in ogni caso, quanto emerso non ha ancora l’ufficialità della prova nei termini previsti dalla legge. La prova si forma nel contradditorio e tutti gli elementi, specie di natura scientifica, devono essere vagliati anche dalla difesa». Insomma, la partita a giudizio del legale, è ancora tutta da giocare. E le prime mosse potrebbero venire già nelle prossime giornate. Nel corso delle quali, il legale potrà ora avere liberamente colloqui con il proprio assistito. Mentre la difesa sembra intenzionata a presentare istanza al Tribunale del riesame, si prospetta sullo sfondo una vicenda giudiziaria davvero intensa. Gianluca Gallinari