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 2005  agosto 22 Lunedì calendario

QUARANTA

QUARANTA Gianni Arsié (Belluno) 30 agosto 1943. Scenografo. «Cinema, colore. E forme, luoghi, epoche. Grigio, marrone e polvere per La leggenda del santo bevitore. E Camera con vista è porpora e cobalto. Grano e melograno, Novecento. Un’esplosione di rossi rubino e d’azzurro in Farinelli. Ogni scena un quadro, muto. Eppure talmente forte da restituire atmosfere e stati d’animo. ”Ma la scenografia è un’arte snobbata in questo Paese”, sorride Gianni Quaranta, come chi oramai prende con filosofia tale ”distrazione” tutta italiana. Al contrario di una Hollywood che si inchina. Il suo primo film (Fratello sole , sorella luna ) gli vale la prima nomination all’Oscar. Che vince nell’87 per Camera con vista. Quaranta nasce ad Arsié, nel Veneto di Tiepolo e di Tintoretto, in una famiglia alto borghese. Cresce a pane, latte e lirica, fra tele e tempere, i giocattoli preferiti. Dopo il liceo Artistico, l’Accademia delle Belle Arti a Milano, la facoltà di Architettura, e dopo aver creato le scenografie di tanti allestimenti in scena alla Fenice, alla Scala e al Metropolitan di New York, conquista il cinema. Ma il tavolo da disegno non basta, diventa anche regista di opere verdiane e pucciniane. E [...] del musical su Cristoforo Colombo, Datemi tre caravelle [...]. E del cortometraggio, Maruzzella, dal racconto di Nori Corbucci. [...] il primo film, tratto dal romanzo di Gianni Brera, La ballata del pugile suonato, prodotto da Marco Donati e Roberto Sbarigia per un costo di circa 10 milioni di euro. [...] ”Dare ’voce’ a stanze, case, palazzi, disegnare, dipingere, è come scrivere. un altro modo di raccontare [...] Da quando faccio questo lavoro , sui set ci vivo. E infatti, quando mi sono ritrovato dietro la cinepresa per Maruzzella, mi sembrava cosa antica. Ho seguito Zeffirelli, Schrader, Mazursky, Bertolucci, Ivory. Ho guardato, imparato, immaginato spesso altre inquadrature, altre soluzioni. Il cinema è riuscire a soffiare l’anima sul grande schermo, soprattutto grazie agli attori. Persone che conosco e capisco bene, come loro conoscono me [...] Lo scenografo è un operatore cultural e, che resuscita e interpreta un’epoca, una classe sociale [...] Mi piacerebbe tornare al Rinascimento, il periodo delle grandi botteghe d’arte. E di Leonardo Da Vinci che inventa le prime macchine ruotanti per il palcoscenico, meccanismi perfetti e modernissimi”. L’elemento più importante? ”Il colore. E quelli della pittura tonale - gli azzurri e i rossi in tutte le loro sfumature - sono quelli che amo di più. Il colore è impatto, emozione e comunicazione”. [...] è noto anche come l’architetto dei miliardari... ”Cominciò tutto con Renzo Mongiardino. Lui mi convinse a seguirlo nel cinema, a fare e rifare le case di personaggi come i Rotschilds, Onassis. E Jacqueline Kennedy. La conobbi a New York, lei mi chiese di cambiare faccia alla villa di Skorpios. Era una costruzione del 700 veneziano in un’isola dell’Egeo, io rispettai la struttura ma sostituì il barocco dell’interno con la semplicità della Grecia classica. Jacqueline mi seguiva passo passo e per ogni ricciolo che svaniva, sorrideva beata. Una notte mi svegliò, mi disse: ’ talmente bella che non la voglio rovinare con i mobili. Che dici, Gianni, in salone metto solo una sedia’. All’alba riuscii a convincerla che non era una soluzione ottimale, e soprattutto era scomoda. Ma il giorno dopo lei sorrise: ’Solo una sedia. Questa casa, la voglio solo per me’”» (Micaela Urbano, ”Il Messaggero” 21/8/2005).