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 2005  agosto 22 Lunedì calendario

Folds Ben

• Winston Salem (Stati Uniti) 12 settembre 1966. «Il viso di Mike Myers in Austin Powers, l’abbigliamento da nerd dei teen movie americani, spalle spioventi e montatura di occhiali alla Woody Allen, Ben Folds in questi anni ha fatto di tutto per non risultare attraente rockstar. Eppure non è riuscito ad ingannare chi, ascoltandolo, è andato oltre l’atteggiamento da collegiale sfortunato, sarcastico e sopra le righe, cogliendone l’intelligenza e il gusto musicale. I suoi spettacoli richiamano migliaia di persone e l’eccitata attesa per i suoi live è soddisfazione maggiore di qualsiasi posizionamento nelle classifiche ufficiali. [...] nato nel ’66 a Winston-Salem, Carolina del Nord, cresciuto con un pianoforte per animale da compagnia, pesante da portare a spasso ma inseparabile al punto da dare farseschi spettacoli caricandolo e scaricandolo dal furgone in ogni piccolo club dello stato, fondò nel 1994 il gruppo Ben Folds Five - che era però un trio, a sottolineare da subito la verve irridente - arruolando il suo strumento come forza distintiva e predominante della formazione: un piano acustico maltrattato e suonato in piedi alla maniera di Jerry Lee Lewis ( e molto in anticipo rispetto al fenomeno Jamie Cullum), imposto come protagonista nell’ambito di un rock dominato tradizionalmente dalla chitarra, accompagnato da una sezione ritmica dissacrante ed eclettica nei passaggi imprevedibili dallo swing al progressive, dalla euforia alla Beach Boys alla rabbia grunge dei Nirvana al funambolismo di Frank Zappa, divertita dal far inciampare brani seri su intervalli ludici: “Mi sento più a mio agio se faccio l’idiota. Quando mi concentro e cerco di essere me stesso divento noioso e annoiato”, confessava al tempo. Dopo il successo, sia di consenso sia di mercato con un disco di platino per Whatever and Ever Amen, nel 2001 Folds scelse la carriera solista e pubblicò Rockin’ the Suburbs. Sebbene abbia giurato di rimanere un venticinquenne per il resto della sua vita (è alla sua vecchia università che ama suonare fuori stagione), a quattro anni di distanza è tornato con l’album compassato Songs for Silverman , più “crocodile rock” che mai, ispirato al pop sofisticato dell’Elton John dei primi tempi (Folds si era già cimentato in una perfetta cover di Tiny Dancer ) e di Billy Joel, disposto a smascherarsi in una serenata alla figlia nel brano Gracie, e in una elegia per il cantante scomparso Elliott Smith nella canzone Late, ma con ancora una vena parodistica in Time, dove i cori sono di Al Yankovic (il re delle caricature dei cantanti). [...]» (Simona Orlando, “Il Messaggero” 21/8/2005).